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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Quell'incrocio sempre ad alto rischio

SAN PIETRO VERNOTICO - La morte di un ragazzino di 14 anni non è servita a nulla. A distanza di un anno esatto dal tragico incidente che tolse la vita al giovane Francesco Politi, studente dell’istituto Alberghiero di Brindisi, nessun intervento ha reso l’incrocio tra via Generale Serinelli e la circonvallazione di San Pietro Vernotico, più sicuro. Un anno fa come oggi il ragazzino fu investito da un’auto in corsa mentre era fermo al semaforo pedonale attendendo pazientemente il suo turno.

SAN PIETRO VERNOTICO - La morte di un ragazzino di 14 anni non è servita a nulla. A distanza di un anno esatto dal tragico incidente che tolse la vita al giovane Francesco Politi, studente dell’istituto Alberghiero di Brindisi, nessun intervento ha reso l’incrocio tra via Generale Serinelli e la circonvallazione di San Pietro Vernotico, più sicuro. Un anno fa come oggi il ragazzino fu investito da un’auto in corsa mentre era fermo al semaforo pedonale attendendo pazientemente il suo turno.

Doveva andare a casa dei nonni, dall’altra parte della strada. Fu travolto riportando ferite e traumi in diverse parti del corpo, due mesi dopo il suo cuore cessò di battere mentre era ricoverato in sala rianimazione dell’ospedale Perrino di Brindisi. Un incidente che sconvolse l’intera comunità sanpietrana, specie perché, in questo caso, il giovane pedone non aveva nessuna colpa, non aveva azzardato un attraversamento pericoloso e non aveva ignorato l’alt impostogli dal semaforo. Rimase immobile in attesa di ricevere il via libera.

L’incrocio in questione, però, nonostante sia regolato da impianto semaforico, è pericoloso: gli automobilisti lo percorrono a velocità di gran lunga superiore ai limiti imposti dal codice della strada. Francesco Politi fu travolto da un’auto (una Fiat Punto) che tentò di schivare una vettura proveniente dalla direzione opposta alla sua (una Volkwagen Golf) e che stava tentando la svolta a sinistra. Tutto mentre il semaforo stava per diventare di colore rosso per gli automobilisti.

Manovre azzardate che i frequentatori di quell’intersezione conoscono benissimo e che più volte hanno segnalato alle autorità competenti chiedendo l’installazione di dossi artificiali o la costruzione di un sottopasso. Sono state raccolte numerose firme che però sono rimaste nei cassetti di qualche ufficio del Comune. Si tratta di un incrocio che mette in comunicazione la zona 167, abitata da centinaia di famiglie,  con il resto del paese e che viene attraversato a tutte le ore del giorno e della notte sia da pedoni che da ciclisti.

Dopo l’incidente che tolse la vita al ragazzo di 14 anni, che aveva solo la colpa (se così si può chiamare) di dover andare a casa dei nonni per pranzare, l’amministrazione di San Pietro promise interventi immediati. È passato un anno in totale silenzio. Per qualche giorno quell’incrocio fu sorvegliato da una pattuglia degli agenti della polizia locale di San Pietro Vernotico e poi il nulla. Nemmeno l’opposizione si è più ricordata di portare avanti questa battaglia.

A ricordare quella tragica vicenda c’è una lapide con la foto del ragazzo adornata da fiori e gadget della sua squadra del cuore. Installata dalla famiglia, per non dimenticare. Non la si può non notare.“Eppure la gente continua a non rallentare – aggiunge Giovanna Catania, la madre del giovane Francesco, distrutta dal dolore e delusa dalla totale indifferenza da parte dell’amministrazione – la morte del mio bambino non è servita a nulla”.

“Ho altri due figli che attraversano giornalmente quell’incrocio – dice Giovanna Catania - e insieme a loro ci sono tantissime altre persone, dopo la morte di Francesco ho chiesto di renderlo più sicuro ma nessuno mi ha ascoltata. Non ho più la forza di continuare a battermi, qualcuno per confortarmi mi dice che forse era destino ma io penso che se quelle auto avessero rallentato o se quell’incrocio fosse regolato in modo diverso, mio figlio oggi sarebbe ancora qui”.

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