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Cronaca

Securcity: ex guardie dal Prefetto

BRINDISI - Sarà ricevuto domani dal Prefetto di Brindisi, Nicola Prete, il gruppo di ex guardie giurate della società “Securcity La Vigilante srl” di Brindisi da settimane sul piede di guerra: alcuni sono stati licenziati l’estate scorsa, altri attorno alla metà dello scorso mese di gennaio. Tutti, comunque, hanno con l’azienda un conto aperto: reclamano stipendi arretrati e Tfr, oltre a contestare le motivazioni che avrebbero spinto l’azienda a formalizzare i licenziamenti.

BRINDISI - Sarà ricevuto domani dal Prefetto di Brindisi, Nicola Prete, il gruppo di ex guardie giurate della società “Securcity La Vigilante srl” di Brindisi da settimane sul piede di guerra: alcuni sono stati licenziati l’estate scorsa, altri attorno alla metà dello scorso mese di gennaio. Tutti, comunque, hanno con l’azienda un conto aperto: reclamano stipendi arretrati e Tfr, oltre a contestare le motivazioni che avrebbero spinto l’azienda a formalizzare i licenziamenti.

“Onde porre fine alle gravi inadempienze messe in atto ai nostri danni dall’Istituto di vigilanza in questione, chiediamo al Prefetto e al Questore di Brindisi di essere ascoltati, per meglio rappresentare la situazione nella quale versiamo”. Questo era stato l’appello. E la risposta da parte del prefetto non si sarebbe fatta attendere: “Siamo stati convocati per domani mattina. Ci auguriamo di poter ricevere un sostegno concreto alla nostra causa, visto che dallo scorso mese di giugno del 2011, i nostri crediti di lavoro dipendente sono rimasti pressoché e del tutto inadempiuti”.

Nei giorni scorsi lo stesso gruppo di lavoratori aveva lamentato come non avessero sortito alcun esito le missive di costituzione in mora formulate a carico dell’azienda. “Tant’è - spiegano i lavoratori in questione, assistiti dall’avvocato Filippo Francioso - che successivamente abbiamo fatto istanza alla magistratura del lavoro del Tribunale di Brindisi ed ottenuto una serie di provvedimenti di ingiunzione. La società è stata condannata a corrispondere immediatamente tutte le retribuzioni maturate e non corrisposte oltre  al rimborso fiscale 730/2011, alla 14esima mensilità e al Tfr.

“Neppure un decreto ingiuntivo esecutivo, al quale l’azienda guarda caso non si è opposta, ha sortito l’effetto di ottenere il pagamento di quanto dovuto”, lamentano gli ormai ex dipendenti. Per taluni dei lavoratori, licenziati soltanto un paio di settimane fa, alle mensilità già non percepite si sono aggiunte anche le retribuzioni di novembre, dicembre, gennaio 2012 e la 13esima 2011”.

La società “Securcity”, da parte sua ha replicato con fermezza alle istanze avanzate dalle ex guardie giurate: “Le loro posizioni sono note e al vaglio dell’Ufficio legale, essendo oggetto di contestazioni disciplinari. Si tratta, infatti, di persone che avrebbero abusato dell’istituto della malattia, dedicandosi in tale periodo ad altre attività. Di tale comportamento l’azienda ha dovuto prendere atto con rammarico, agendo nei termini di legge.  Intuibili, viceversa, l’intento lesivo e le motivazioni sottese, di chiaro carattere denigratorio degli ex dipendenti di questo istituto. Ragione per la quale stiamo valutando anche la possibilità di avviare azioni legali per il risarcimento del danno”.

Resta ferma la decisione della società anche rispetto ai licenziamenti scaturiti in seguito alle contestazioni disciplinari. Ed il 19 gennaio scorso è stato avviato l’iter, presso la Direzione provinciale del Lavoro di Brindisi, affinché sia esperito il tentativo di conciliazione tra le parti, per emolumenti e differenze retributive.

“Non ci fidiamo dell’azienda - contrattaccano i lavoratori. Intanto per quanto attiene le contestazioni mosse nei nostri confronti e poste illegittimamente a giustificazione dei licenziamenti, c’è una causa in corso e attendiamo fiduciosi l’esito. Quali norme consentono ad un’azienda di licenziare un dipendente soltanto perché in una circostanza l’ispettore dell’Inps non lo avrebbe rintracciato in casa, al fine di certificarne lo stato di malattia (poi peraltro riconosciuto)? Giusto per fare un esempio. Ma soprattutto: questo cosa c’entra con gli stipendi non corrisposti e con il Tfr non liquidato? Se davvero l’azienda sostiene di doverci soltanto quattro spiccioli, perché ha ritenuto addirittura di ricorrere allo strumento della conciliazione? Di tanto informeremo il prefetto. E in ultima ipotesi non escludiamo, di fronte alle resistenze dell’azienda, la formalizzazione di un’istanza di fallimento”.

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