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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Rapina a Venezia con l’auto dell’ex compagna: brindisini incastrati da due minorenni

I ragazzini hanno tentato di inseguire Andriola e Ugolini dopo il colpo in gioielleria, uno li ha minacciato con la pistola. Cannalire e Pagano, incaricati del supporto logistico: individuati dalle telefonate al soccorso stradale in autostrada

BRINDISI – Rapina a Dolo, in provincia di Venezia, con l’auto della ex compagna di uno del gruppo, una Fiat Punto di colore blu. Prima “scivolata” dei quattro brindisini, finiti in carcere ieri. Due come esecutori materiali, Francesco Andriola e Ugo Ugolini, armati di pistola, inseguiti a piedi da due ragazzini di 16 anni appena, costretti a fermarsi quando uno gli ha puntato la pistola dicendogli: “Fatti i fatti tuoi”. E due come concorrenti morali, Maurizio Cannalire, e Luciano Pagano, per aver fornito supporto logistico, occupandosi di sopralluoghi e fuga.

La gioelleria di venezia Dolo rapinata il 13 ottobre 2017-3-3

I retroscena degli arresti: le telefonate

Tutti e quattro i brindisini, arrestati dai carabinieri sabato 21 aprile 2018, sono stati incastrati dalle telefonate, perché se è vero che prima, durante e dopo il colpo nella gioielleria Ciach di Dolo, hanno spento i cellulari, è altrettanto vero che li hanno usati la mattina, la sera e la notte del 13 ottobre 2017, giorno della rapina che fruttò preziosi e orologi per in valore di 44.921,60 euro. nonché nei giorni successivi. Chi per rispondere alle chiamate dei familiari, chi per contattare il soccorso stradale, lungo l’A14, per un problema all’auto. In ogni caso, hanno agganciato celle che, nella ricostruzione del pm della Procura di Venezia, dimostrano la presenza nella provincia Veneta, raggiunta nelle 24 ore precedenti alla rapina e lasciata subito dopo il colpo per far rientro a Brindisi. Per questo i tabulati telefonici sono ritenuti gravi indizi di colpevolezza, in aggiunta ai fotogrammi che i carabinieri hanno ricavato dalle immagini del sistema di videosorveglianza della gioielleria e da quelle poste a protezione di una villetta che si trova poco distante.

Le immagini e i ragazzini di 16 anni

ANDRIOLA Francesco, classe 1978-2-2-2Due brindisini hanno agito a volto scoperto. Secondo l’accusa, quei volti corrispondono a quelli di Andriola e Ugolini. Andriola è stato il primo a essere identificato: i carabinieri sono partiti dai numeri di targa annotati da due ragazzi di 16 anni che quel pomeriggio, erano fermi in strada. Stavano parlando, quando hanno sentito le urla di una donna e si sono avvicinati alla gioielleria. Hanno visto che all’interno c’erano due uomini, uno dei quali armato, e hanno chiamato il 112. Hanno tentato anche di inseguire i due banditi, hanno iniziato a correre: “Uno ha raggiunto una Fiat Punto blu ed è fuggito in retromarcia, l’altro se n’è andato in direzione opposta a piedi”. Quello a piedi li avrebbe minacciati con una pistola. A quel punto i ragazzi si sono fermati e hanno aspettato l’arrivo dei carabinieri. Il maresciallo di pattuglia ha tentato di raggiungere la Punto, usando la bici chiesta a un passante. Ma niente da fare.

La Fiat Punto

UGOLINI Ugo, classe 1975-2-2-2I numeri che sono riusciti ad appuntare sul telefonino sono stati preziosi perché hanno permesso di risalire al proprietario dell’utilitaria: si è scoperto che apparteneva a una donna residente in provincia di Venezia, madre di due figli di Andriola. Da qui la decisione di controllare il traffico in entrata e in uscita dalle utenze telefoniche intestate al Brindisi. Sono, di conseguenza, venuti a galla contatti con Ugolini. E poi quelli con Pagano e Cannalire. Brevi messaggi, squilli, mai conversazioni nel timore di essere intercettati.

I ruoli contestati

PAGANO Luciano, classe 1974-2-2-2Nell’ordinanza di arresto, Andriola viene indicato come il primo rapinatore a entrare in gioielleria, armato di una pistola. Sarebbe fuggito usando la Pinto. Ugolini è il secondo, quello che poi sarebbe fuggito a piedi e che, nella ricostruzione dell’accusa, sarebbe stato “raccolto per strada” da Pagano. Nella fuga sarebbe caduto per terra e si sarebbe disfatto dei guanti da giardiniere. Ugolini, inoltre, avrebbe legato con delle fascette da elettricista la titolare della gioielleria e un uomo di 75 anni e avrebbe anche minacciato i ragazzini per strada.

CANNALIRE Maurizio, classe 1960-2-2-2-2La fuga in direzione Brindisi sarebbe avvenuta subito dopo. Il tempo di lasciare la Fiat Punto alla proprietaria. Il viaggio di rientro è stato ricostruito sulla base dei ponti radio agganciati. Il tracciato ha portato a scoprire che ci sarebbero stati problemi al motore dell’auto usata da Pagano e Cannalire, visto che quest’ultimo fra le 3.48 e le 3.58 più volte contatta un centro di assistenza stradale, ma l'intervento non c'è. La mattina dopo, a Brindisi, attorno alle 9,10, Cannalire chiama un meccanico.

Gli indagati, difesi dagli avvocati Luca Leoci ed Elvia Belmonte, saranno interrogati per rogatoria dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi martedì prossimo. Il verbale sarà trasmesso al gip del Tribunale di Venezia, competente per territorio.

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