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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Rapina alla gioielleria, trovato il covo: bottino recuperato e un altro arresto

BRINDISI – Le videocamere ne avevano inquadrati due, ma la polizia sapeva che ce n’era almeno un altro dietro la rapina del 10 gennaio alla gioielleria Renna Petrera al quartiere Commenda di Brindisi, un colpo da 100mila euro. Ci vorrà tuttavia un po’ di tempo per stabilire se il terzo uomo, dopo il 26enne Damiano Licciulli che si è costituito il 17 gennaio ammettendo le proprie responsabilità, e un altro giovane ancora ricercato, è Vito Manta, 37 anni, che stamani all’alba praticamente dormiva sul bottino. Gli agenti della Squadra mobile non cercavano lui ma l’altro bandito riconosciuto attraverso le immagini registrate, tuttavia si può parlare di un caso risolto al 90 per cento.

BRINDISI – Le videocamere ne avevano inquadrati due, ma la polizia sapeva che ce n’era almeno un altro dietro la rapina del 10 gennaio alla gioielleria Renna Petrera al quartiere Commenda di Brindisi, un colpo da 100mila euro. Ci vorrà tuttavia un po’ di tempo per stabilire se il terzo uomo, dopo il 26enne Damiano Licciulli che si è costituito il 17 gennaio ammettendo le proprie responsabilità, e un altro giovane ancora ricercato, è Vito Manta, 37 anni, che stamani all’alba praticamente dormiva sul bottino. Gli agenti della Squadra mobile non cercavano lui ma l’altro bandito riconosciuto attraverso le immagini registrate, tuttavia si può parlare di un caso risolto al 90 per cento.

Manta, e ciò che quasi certamente è parte o l’intero provento della rapina del 10 gennaio, erano all’interno di una casetta abusiva esattamente alla spalle dell’ex parco di Babylandia.  Lì c’è un pugno di “villette” costruite tutte intorno, anzi a ridosso del depuratore di Materdomini, che la Provincia bloccò tre anni fa ridando nuova vita al mare che bagna quel tratto di costa. Quando era in attività – ma funzionava molto male – forse gli abusivi si facevano le vacanze con le maschere antigas.

Per arrivare alla casa giusta, gli uomini del vicequestore Francesco Barnaba che ha diretto l'attività investigativa, hanno percorso interamente via Intoppiate, una stradina sulla sinistra di via Materdomini, e poi hanno proseguito lungo uno sterrato disseminato di buche. Sulla parte anteriore dell’abitazione individuata come possibile nascondiglio, protetta da un muro di cinta e da una cancello, c’era la Jeep nera di Vito Manta. Alle spalle della casa, tra materiale vario, c’erano anche un fascio di cavi di rame appena tagliati e una intera carriola con un’altra matassa del prezioso metallo già ripulito del rivestimento in gomma. In un orto attiguo, ma di altra pertinenza, c'era un buco nella recinzione in tufi, comunicante con il parco di Babylandia, per accedere al covo, o per uscirne, senza essere notati.

L’irruzione, effettuata dal personale della Sezione antirapine rinforzato da altri colleghi, non ha dato il tempo a Manta di liberarsi almeno della pistola che aveva accanto al letto: una piccola semiautomatica  calibro 6,35 con colpo in canna e matricola abrasa. O dei 10 grammi di cocaina saltati fuori nella fase finale della perquisizione. Sotto il letto, invece, c’era un borsone rosso pieno di costosi orologi da polso, collane, bracciali, orecchini. Tutto in giornata sarà esaminato dal titolare della gioielleria svaligiata il 10 gennaio, azione in cui i banditi erano riusciti ad impadronirsi anche dei preziosi custoditi nella cassaforte, prima di imprigionare nel bagno il proprietario e il figlio di questi.

Alla casa di questa mattina (l’azione è cominciata attorno alle 5), la Sezione antirapine ci è arrivata dopo varie altre perquisizioni di abitazioni estive della zona, una piccola galassia di costruzioni in massima parte realizzate abusivamente e probabilmente neppure segnalate sulle carte topografiche dell’ufficio tecnico comunale. Quella in cui dormiva Manta, ad esempio, aveva anche un allaccio-pirata ai cavi dell’energia elettrica. Tutto ciò tratterà Manta in carcere per il tempo necessario a che venga dimostrata o meno la sua partecipazione al colpo contro la gioielleria Renna Petrera. A meno che anche lui non confessi. Per ora risponde di ricettazione, furto, detenzione e porto illegale di arma clandestina e munizioni, detenzione di stupefacenti. Continua la caccia al terzo bandito.

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