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Cronaca

Rapina alla gioielleria Ipercoop, confessano altri due imputati

Angelo Sinisi: "Io mi occupai solo di vendere il ricavato". E Antonio Di Lena: "Guidai l'auto". Per il gup del Tribunale il primo ha reso "dichiarazioni inverosimili" e il secondo ha tentato di "ridimensionare la sua posizione". Condannati a sei anni e mezzo, assieme a Francesco Colaci. Il primo ad ammettere la partecipazione al colpo è stato Christian Ferrari: quattro anni e otto mesi

BRINDISI – “Contesto probatorio blindato” per la rapina nella gioielleria Follie d’Oro all’interno della galleria commerciale Ipercoop di Brindisi: stando alle motivazioni della sentenza del gup del Tribunale non possono esserci dubbi sulla colpevolezza di Angelo Sinisi, Antonio Di Lena, entrambi in carcere, e Francesco Colaci, l’unico a essere tornato in libertà, tutti e tre condannati a sei anni e sei mesi, così come non possono essercene per Christian Ferrari, detenuto in una comunità, condannato a quattro anni e otto mesi.

SINISI Angelo, classe 1987-2Antonio Di LenaOra che sono state depositate le motivazioni, si apprende che ci sono state, tardivamente, le “ammissioni di colpevolezza” di Sinisi e Di Lena (nelle foto accanto) in relazione al colpo consumato la mattina del 3 dicembre 2014, in meno di tre minuti. La rapina fruttò un bottino di valore pari a 300mila euro. I due imputati hanno chiesto di essere ascoltati il mese scorso, prima della discussione del processo in abbreviato, per rendere dichiarazioni. In sede di Riesame, invece, aveva ammesso di aver partecipato al colpo Ferrari, senza aggiungere altro.

La difesa ha già anticipato il ricorso in Appello. La penalista Laura Beltrami, per Sinisi e Di Lena, chiede l’assoluzione e in subordine la concessione delle generiche equivalenti alla recidiva contestata e alle aggravanti. L’avvocato Ladislao Massari per Ferrari (all’epoca assistito da un altro penalista) già in sede di discussione chiede il riconoscimento delle generiche e minimo aumento per la continuazione. Infine l’avvocato Mauro Durante per Colaci punta sull’assoluzione per non aver commesso il fatto.

Per il gup Stefania De Angelis, “Sinisi ha reso dichiarazioni inverosimili e in contrasto con gli elementi probatori forniti dalla pubblica accusa”: “ha riferito di non aver preso parte alla rapina e di essersi limitato a vendere il ricavato successivamente, su richiesta di Ferrari, a una persona di cui non ha inteso fornire il nome”, scrive il giudice. “Occorre evidenziare che Sinisi chiama in causa solo Ferrari, l’unico ad avere fino a quel momento ammesso la propria partecipazione, e riferisce di aver commesso un reato molto meno grave di quelli contestati, senza fornire alcun elemento che consenta di dare credito alla sua versione”.

ferrari cristian-2COLACI Francesco, classe 1993-2Anche Di Lena rende dichiarazioni che “appaiono un inutile tentativo di ridimensionare la sua posizione”, perché – secondo il gup – “chiama in causa solo Ferrari”. L’imputato esordisce nel seguente modo, riportato nelle motivazioni della sentenza: “Dotto’ io alla rapina c’ero, guidavo la macchina, volevo confessare sta cosa. La rapina non era in programma, stava arrivando Natale e abbiamo deciso io e Ferrari”. Ha ammesso di non aver fatto sopralluoghi poiché già conosceva l’Ipercoop, ma “nulla dice in ordine alle armi e a come se le fossero procurate”.

Gli elementi insuperabili perché granitici alla base della condanna sono il Dna e più esattamente i profili genetici ricavati da “reperti” costituiti da guanti e passamontagna trovati all’interno dell’auto usata per la rapina, una Giulietta Alfa Romeo, rubata a Carovigno il 31 dicembre 2013 e abbandonata in contrada Prete alle porte di Brindisi subito dopo il colpo e tracce di sangue sulle couvette rinvenute sia all’interno della gioielleria che su un porta-preziosi lasciato accanto allo sportello della vettura.

Agli elementi scientifici, si aggiungono le intercettazioni ambientali: si tratta di conversazioni ascoltate nell’ambito del procedimento penale aperto dopo l’omicidio di Cosimo Tedesco, avvenuto il primo novembre 2014 in un condominio di piazza Raffaello. Nei giorni seguenti furono nascoste cimici nelle abitazioni di familiari di alcuni brindisini ritenuti coinvolti nel fatto di sangue per il quale sono stati condannati all’ergastolo, in primo grado, Francesco Coffa, Alessandro Polito e Andrea Romano.

Ci sono, inoltre, intercettazioni nella sala colloqui del carcere di Brindisi, dopo gli arresti per la rapina all’Ipercoop. In entrambi i casi, gli interlocutori – nella certezza di non essere ascoltati – fecero i nomi degli autori del colpo.

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