rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Rapine nel Bolognese, coinvolti due brindisini: condanne in Appello

Quattro persone accusate di due assalti "in trasferta" in altrettante gioiellerie. I giudici del secondo grado confermano la sentenza di primo

La corte d'appello di Bologna il 26 gennaio 2022 ha confermato la sentenza di primo grado riguardante due rapine commesse in altrettante gioiellerie a Casalecchio e Castel Maggiore (Bologna). Tra coloro che sono stati ritenuti responsabili dei colpi ci sono anche due giovani brindisini: il 25enne Massimiliano Livera (difeso dagli avvocati Giuseppe Guastella e Alfonso Marra) e il 26enne Arber Budani (difeso dagli avvocati Giampiero Iaia ed Enza Vergine). Poi ci sono due cittadini albanesi, residenti a Guiglia (Modena): il 26enne Gentian Silaj e il 30enne Klejdo Islamaj (entrambi difesi dall'avvocato Enza Vergine). Sono stati giudicati con rito abbreviato. Livera è stato condannato solo per un episodio, stesso discorso per Islamaj. Le rapine sono avvenute il 16 giugno e il 22 agosto del 2020.

Le condanne

Le condanne di primo grado, confermate in Appello, sono state comminate l'8 aprile 2021 presso il Tribunale di Bologna. Come detto, Massimiliano Livera è stato condannato per aver preso parte a un solo colpo, quello del 16 giugno. Assolto per non aver commesso il fatto, invece, per quanto riguarda la rapina del 22 agosto. Per lui il giudice ha disposto una pena pari a quattro anni, quattro mesi e mille euro di multa. Arber Budani, invece, è stato condannato a cinque anni e otto mesi di reclusione, più 1.800 euro di multa. Stessa pena per Gentian Silaj. Infine, Klejdo Islamaj è stato condannato, anche lui per un'unica rapina (quella del 16 giugno), a quattro anni e otto mesi e 1.200 euro di multa. Sono stati tutti interdetti dai pubblici uffici per cinque anni.

Il modus operandi

L'obiettivo delle due rapine erano le gioiellerie, situate presso centri commerciali. Ingente il bottino, circa 130mila euro. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sono stati anche commessi furti di autovetture per compiere gli assalti. La dinamica dei due colpi è simile: uno rimaneva in un furgone – un Nissan noleggiato a Brindisi – e gli altri utilizzavano l'autovettura rubata. Entravano in gioielleria col volto coperto da passamontagna, impugnando piedi di porco e altri strumenti per scassinare, minacciavano le commesse e procedevano alla razzia di monili e preziosi. I due assalti hanno fruttato circa 130mila euro. I rapinatori poi fuggivano e abbandonavano l'auto, ormai bruciata, inutilizzabile per effettuare altri colpi. A tradire gli autori, uno spiccato accento pugliese. E la tecnologia, come si vedrà in seguito.

Le indagini

L'accento, come detto, non è l'unico elemento che ha portato i carabinieri del posto sulla pista "brindisina": il furgone Nissan, naturalmente, ha fatto la sua parte. Non solo, il contratto di noleggio era intestato a una terza persona, ma di fatto il numero di cellulare indicato come contatto apparteneva a Massimiliano Livera, con tanto di sua foto sull'immagine del profilo di WhatsApp. Anche su un cellulare usato dai rapinatori era presente un'altra immagine del profilo: quella di Arber Budani, nonostante l'utenza non fosse intestata a lui. Telecamere nelle zone delle rapine, celle dei telefoni e testimonianze delle commesse: sono stati tutti elementi portati dagli inquirenti al processo.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Rapine nel Bolognese, coinvolti due brindisini: condanne in Appello

BrindisiReport è in caricamento