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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Ostuni

Rapine, furti, usura: Valente scena muta

OSTUNI - Hanno preferito il silenzio i tre “capi” dell’associazione per delinquere dedita all’usura, ai furti e alle estorsioni che operava a Ostuni e che la polizia ritiene di aver sgominato con l’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari.

OSTUNI - Hanno preferito il silenzio i tre “capi” dell’associazione per delinquere dedita all’usura, ai furti e alle estorsioni che operava a Ostuni e che la polizia ritiene di aver sgominato con l’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari disposte dal gip Valerio Fracassi su richiesta del pm Iolanda Daniela Chimienti.

Oggi il via al valzer di interrogatori di garanzia che proseguirà domani e a seguire anche giovedì per gli arrestati tutti, inclusi coloro che hanno ottenuto il beneficio di starsene a casa e non in cella. I primi ad essere ascoltati sono stati i tre fratelli Valente, Marco (difeso dall’avvocato Aldo Gianfreda) e Cosimo (difeso da Vito Melpignano) detenuti a Lecce e sentiti per rogatoria dal gip Antonia Martalò che trasmetterà poi gli atti a Brindisi e Domenico Valente (anche lui difeso dall’avvocato Vito Melpignano) sentito invece ad Avellino. Zitti tutti dinanzi ai “rispettivi” giudici per le indagini preliminari.

In attesa – spiega la difesa – di valutare meglio gli atti e decidere se depositare o meno ricorso dinanzi al Tribunale del Riesame. Durante le perquisizioni del 2 e del 3 agosto, eseguite dagli agenti del commissariato di Ostuni, diretti dal vicequestore Francesco Angiuli sono state sequestrate cambiali e una agenda sulla quale pare fosse annotato ogni dettaglio sui crediti e i debiti maturati e sulla riscossione del denaro dato in prestito, naturalmente a tassi usurari.

Attese le eventuali dichiarazioni di due dei soggetti più “attivi” nel gruppo, entrambi insospettabili. Una badante, Angelina Urgesi, e un tabaccaio, Francesco Rendina (assistito dagli avvocati Massimo Manfreda e Francesco Sozzi), entrambi attivi nel settore dell’usura, secondo l’accusa.

L’attività investigativa procede di concerto con la Squadra mobile di Napoli per individuare innanzi tutto se vi siano altre attività illecite svolte dall’organizzazione ostunese che poteva contare su contatti partenopei. Ma anche per verificare chi fossero gli “spacciatori” di soldi falsi e di capi contraffatti (in un caso i capi contraffatti sono stati pagati con soldi falsi) e se si tratta di attività gestite dalla malavita campana, eventualità non del tutto remota visto che si tratta di business solitamente controllate dalle associazioni criminali, spesso e volentieri di stampo mafioso.

 

 

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