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Cronaca

Rapine, trovati l'armiere e l'arsenale

BRINDISI – A Brindisi le rapine le fanno, ma si prendono anche i rapinatori e si trovano le armi. Un equilibrio che negli ultimi tre mesi sembrava spostato verso la soglia dell’insicurezza per un impennata delle azioni criminose, non più solo contro negozi e distributori di carburante, ma anche nelle case con gente tenuta in ostaggio e terrorizzata. Ma la svolta era scritta in un episodio del 4 marzo, quando dopo una tenace caccia all’uomo la polizia e i carabinieri riuscirono a prendere i due minorenni che avevano assaltato il distributore Agip di via Appia, in periferia. E da quel momento gli indizi sono diventati ben più di una manciata: dai due ragazzi dal fucile facile, partono i fili per alcuni assalti a supermercati, negozi, e non solo distributori. Non è tutto. Dal 4 marzo parte anche la pista che domenica mattina ha portato la sezione antirapina della Squadra mobile all’arsenale delle rapine, in un garage della zona di viale S. Giovanni Bosco.

BRINDISI – A Brindisi le rapine le fanno, ma si prendono anche i rapinatori e si trovano le armi. Un equilibrio che negli ultimi tre mesi sembrava spostato verso la soglia dell’insicurezza per un impennata delle azioni criminose, non più solo contro negozi e distributori di carburante, ma anche nelle case con gente tenuta in ostaggio e terrorizzata. Ma la svolta era scritta in un episodio del 4 marzo, quando dopo una tenace caccia all’uomo la polizia e i carabinieri riuscirono a prendere i due minorenni che avevano assaltato il distributore Agip di via Appia, in periferia. E da quel momento gli indizi sono diventati ben più di una manciata: dai due ragazzi dal fucile facile, partono i fili per alcuni assalti a supermercati, negozi, e non solo distributori. Non è tutto. Dal 4 marzo parte anche la pista che domenica mattina ha portato la sezione antirapina della Squadra mobile all’arsenale delle rapine, in un garage della zona di viale S. Giovanni Bosco.

Il garage di Francesco Caiulo, in via Camillo Monaco, tra la Commenda e S. Chiara. Un soggetto che mancava dalle cronache dal giugno del 2006, quando fu catturato qualche giorno dopo la rapina avvenuta il 17 di quel mese nel negozio “Bottega di Bacco” al S. Elia. Il bandito fece anche fuoco con una pistola. Poi più nulla di rilevante. Invece l’armiere della banda è proprio lui, da vedere anche se qualche volta sia entrato direttamente in azione. Mentre domenica mattina l’ispettore Giancarlo Di Nunno ed i suoi uomini gli perquisivano l’abitazione, Caiulo sembrava tranquillo. Ha cambiato atteggiamento solo quando gli hanno chiesto di aprire anche il box. Ha tergiversato, ha chiesto alla polizia di non sollevare quella saracinesca perché il garage non era il suo, poi la scoperta di un borsone blu zeppo di armi e munizioni.

Due fucili a pompa, uno dei quali con la canna segata, due fucili da caccia a canne mozze a calcio modificato (una doppietta e un sovrapposto entrambi del calibro 12), una vecchia pistola a tamburo Smith and Wesson calibro 38 special, lo stesso modello in uno sino a qualche decennio fa alle polizie metropolitane e federali Usa, una semiautomatica bifilare Beretta 81 calibro 7,65 e decine e decine di cartucce per pistola e fucile, e persino un dissuasore elettrico, quell’apparecchio tascabile che sprigiona scosse dolorose e stordenti. A Francesco Caiulo non è restato altro da fare che dichiarare che la roba era solo sua, e che si limitava a detenerla.

Ma da questo momento in poi, gli investigatori diretti dal vicequestore Francesco Barnaba sposteranno la loro attenzione sul collegamento tra le armi rinvenute, una serie di persone sospettate e uno per uno gli episodi di rapina avvenuti in città dallo scorso mese di dicembre. E da quanto ha detto il questore Alfonso Terribile stamani – rinnovando ai cittadini il messaggio di avere fiducia nelle forze dell’ordine – non si tratta affatto di partire da zero. Elemento confermato dallo stesso capo della Squadra mobile: non solo l’episodio del 4 marzo, ma tante altre risultanze investigative cominceranno presto a trovare la giusta collocazione. Per la cronaca, Francesco Caiulo aveva un lavoro normale: aiutante panettiere. Pensava sarebbe stato sufficiente a tenere lontani da lui i sospetti. Invece ora le ombre si allungano sempre più: casa sua è vicina sia al laboratorio orafo di Franco Zuzzaro che al bar sala giochi Rosso e Nero, dove dopo i colpi i banditi svanirono nel nulla.

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