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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Razzie di rame: 5 restano dentro

BRINDISI – Il giudice delle indagini preliminari ha sciolto stamani la riserva sulla convalida per i dieci fermati nel corso dell’operazione condotta dalla Squadra mobile all’alba del 25 marzo contro il traffico di rame rubato, che ha portato anche al sequestro di 17 quintali di cavi razziati nei campi fotovoltaici e di un autocarro, oltre che di attrezzature specifiche come una macchina per liberare l’anima in “oro rosso” dalle guaine sintetiche. Restano in carcere il mediatore barese del traffico. Alfonso Loizzi, e i brindisini Vincenzo e Donato Carlucci, Antonio e Michele Angelo Colaci. Francesco Pisanò, pure di Brindisi, è stato assegnato agli arresti domiciliari. Michele Loizzi, figlio di Alfonso, è stato rispedito a Ceglie del Campo ma con obbligo di dimora. In libertà Agostino Navarra di Bari, Michele Colaci e Antonio Iaia di Brindisi.

BRINDISI – Il giudice delle indagini preliminari ha sciolto stamani la riserva  sulla convalida per i dieci fermati nel corso dell’operazione condotta dalla Squadra mobile all’alba del 25 marzo contro il traffico di rame rubato, che ha portato anche al sequestro di 17 quintali di cavi razziati nei campi fotovoltaici e di un autocarro, oltre che di attrezzature specifiche come una macchina per liberare l’anima in “oro rosso” dalle guaine sintetiche. Restano in carcere il mediatore barese del traffico. Alfonso Loizzi, e i brindisini Vincenzo e Donato Carlucci, Antonio e Michele Angelo Colaci. Francesco Pisanò, pure di Brindisi, è stato assegnato agli arresti domiciliari. Michele Loizzi, figlio di Alfonso, è stato rispedito a Ceglie del Campo ma con obbligo di dimora. In libertà Agostino Navarra di Bari, Michele Colaci e Antonio Iaia di Brindisi.

Alla difesa, ora, le prossime mosse. Dall’indagine sfociata nel blitz del 25 mattina la polizia conta di ricavare ancora molto. Si tratta di un importante squarcio sul business del traffico di rame, che si integra ad un certo punto con il mercato legale del rame usato, dove tuttavia non esistono quotazioni ufficiali. Anche i ladri di rame, si evince dalla indagini della Mobile brindisina, sono a modo loro sfruttati dai livelli superiori della ricettazione del prezioso metallo, con guadagni che non superano i 2-4 euro al chilo. Per incassare diecimila euro, bisogna portarsi a casa, e poi consegnare al “grossista” almeno 50 quintali di cavi. Ed era proprio quello l’obiettivo di un raid avvenuto nella notte tra il 30 e il 31 gennaio nella zona del Bosco del Compare, interrotto dalla polizia, che aveva già un piedi attività di intercettazioni telefoniche.

Quel lavoro di monitoraggio ha rivelato uno dei sistemi di lavoro dei razziatori: si utilizza un mezzo a trazione integrale per strappare chilometri di cablaggi dalle loro canalette, e un camion che segue, per caricare progressivamente le masse dei cavi. Il terreno, quando si compie un furto, deve essere asciutto e non deve ostacolare in alcun modo i veicoli. E i guardiani? Si interviene a mano armata per indurli alla resa, ma le intercettazioni dimostrano che nel sistema di sorveglianza ci sono persone collegate alle bande familiari dei ladri di rame, che forniscono informazioni sugli obiettivi, e che al momento opportuno si fingono ostaggi dei banditi.

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