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Cronaca

Redditi minimi, ma in giro con auto di lusso

BRINDISI - Un nullatenente o poco più. Incapace di sostenere con quanto guadagnato la propria famiglia. Ma in grado comunque di andare in giro al volante di Ferrari, Lamborghini e Maserati. Anche per recarsi a minacciare i vertici Manutencoop, per ottenere l’assunzione di “amici” della Scu come ausiliari all’ospedale Perrino.

BRINDISI - Un nullatenente o poco più. Incapace di sostenere con quanto guadagnato la propria famiglia. Ma in grado comunque di andare in giro al volante di Ferrari, Lamborghini e Maserati. Anche per recarsi a minacciare, come emerso nell’ultima udienza del processo Die Hard, i vertici Manutencoop, azienda appaltatrice della Asl di Brindisi per ottenere l’assunzione di “amici” della Scu come ausiliari all’ospedale Perrino. E’ in estrema sintesi il ritratto di Antonio Centonze, 46 anni, di Brindisi, imprenditore al quale la Dia di Lecce ha fatto i conti in tasca dal 2002 al 2010. E’ emerso che l’uomo, assistito dagli avvocati Giuseppe Guastella e Ladislao Massari, soltanto negli anni 2009 e 2010 aveva dichiarato reddito sufficiente al sostentamento della sua famiglia. Per il resto, quasi zero.

Proprio per via della sproporzione accertata il suo patrimonio è destinatario di un provvedimento di sequestro anticipato ai sensi della normativa antimafia disposto dal Tribunale di Brindisi sulla base di indagini compiute dalla Direzione investigativa antimafia andava però in giro a bordo di Ferrari, Maserati e Lamborghini. E’ quanto è riportato nel provvedimento con cui sono stati apposti i sigilli a beni e società per 600.000 euro riconducibili a Centonze, alla moglie e alle figlie. In particolare è stato sequestrato l’intero compendio aziendale della società edile D&D, con sede a San Marzano di San Giuseppe, riconducibile secondo l’accusa a Centonze che vi era stato assunto con posizione di vertice, l’azienda “3C Costruzioni generali” intestata a suoi parenti, il 60% di un’altra società, un’autovettura Volkswagen Golf, un immobile a Brindisi, in via Pordenone, composto da 5 vani, box auto, cantina, un conto corrente, sedici polizze di pegno.

Centonze è stato condannato con sentenze non ancora divenute definitive per associazione mafiosa nell’ambito di inchieste della Dda di Lecce, a pene comprese tra i 3 anni e 4 mesi e gli 8 anni: a quanto riferito dal pentito di Mesagne (Brindisi), Ercole Penna, una delle società riconducibili all’uomo (proprio la D&D sarebbe stata “a disposizione” della Sacra corona unita che “quando aveva bisogno di denaro provvedeva a prelevarlo dalle casse dell’azienda” che offriva inoltre “disponibilità ad assumere detenuti affinché ottenessero misure alternative alla detenzione”.

“Naturalmente facendo capo a uno di noi – dice Penna – ed essendovi all’interno quali lavoratori esponenti del nostro gruppo o comunque persone che dovevano esserci riconoscenti, nessuno si permetteva di chiedere il pizzo, inoltre nel rapporto con i subappaltatori Centonze faceva valere le sue capacità non disgiuntamente dal suo ruolo all’interno del clan, essendo tra l’altro ben conosciuto, specie a Brindisi”. “In genere il prezzo concordato con i subappaltatori – prosegue – era inferiore al prezzo di mercato, e spesso di una parte di quel prezzo disponeva personalmente lo stesso Centonze destinandola alle nostre esigenze”.

L’appartamento di via Pordenone, sequestrato a Centonze, sarebbe stato realizzato proprio dalla “sua” D&D, e sarebbe stato oggetto di preliminare di compravendita sottoscritto dalla figlia Liliana. Era stato promosso in vendita a 80mila complessivi, poi erano stati versati 10mila euro a titolo di caparra, mentre 70mila andavano versati in seguito. Il saldo, a quanto appurato, non è stato poi mai versato. Un giro vorticoso di quote societarie, di lavori appaltati per “fare cassa”, dunque. Un via vai di auto di lusso, oltre che una serie di incontri ravvicinati per fare pressione su aziende, tra cui la Manutencoop, per imporre il verbo della Scu e ricavarne posti di lavoro. Dopo gli arresti e i processi, arriva ora la misura reale. Sotto chiave il patrimonio e il denaro. Mentre si continua ancora a scavare.

 

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