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Cronaca Villa Castelli

Residence sequestrato, richiesta di rinvio a giudizio per l'ex sindaco

VILLA CASTELLI – Chiesto il giudizio per l’ex sindaco di Villa Castelli, Vitantonio Caliandro, attuale consigliere provinciale della maggioranza che sostiene il presidente Massimo Ferrarese, Pasquale Suma, ingegnere di Ceglie Messapica, ex dirigente dell’Ufficio tecnico di Fasano, attuale dirigente del Comune di Latiano, dell’architetto Cosimo Cinieri, progettista di Francavilla Fontana, di Giovanni Carenza, funzionario dell’Urbanistica della Regione Puglia, di Giovanni Ciciriello, titolare dell’azienda di sanitari “Ciciriello” con sede in Villa Castelli, del socio Pietro Rossi di Villa Castelli, e di Rocco Cavallo, imprenditore di Ceglie Messapica, che stava realizzando un complesso residenziale in contrada San Barbato, territorio di Villa Castelli.

VILLA CASTELLI –  Chiesto il giudizio per l’ex sindaco di Villa Castelli, Vitantonio Caliandro, attuale consigliere provinciale della maggioranza che sostiene il presidente Massimo Ferrarese, Pasquale Suma, ingegnere di Ceglie Messapica, ex dirigente dell’Ufficio tecnico di Fasano, attuale dirigente del Comune di Latiano, dell’architetto Cosimo Cinieri, progettista di Francavilla Fontana, di Giovanni Carenza, funzionario dell’Urbanistica della Regione Puglia, di Giovanni Ciciriello, titolare dell’azienda di sanitari “Ciciriello” con sede in Villa Castelli, del socio Pietro Rossi di Villa Castelli, e di Rocco Cavallo, imprenditore di Ceglie Messapica, che stava realizzando un complesso residenziale in contrada San Barbato, territorio di Villa Castelli.

Le sette persone sono chiamate a rispondere, a vario titolo, dal pubblico ministero Adele Ferraro di abuso in atti di ufficio, falso in atto pubblico e violazioni delle norme edilizie. L’udienza si svolgerà in autunno dinanzi al giudice per le indagini preliminari Simona Panzera. I sette, come si è detto, ciascuno per la propria competenza e il ruolo svolto, sono indagati perché – secondo l’accusa - avrebbero fatto, come si dice in gergo, carte false per poter realizzare il residence. Nel corso dell’operazione, che la Guardia di Finanza chiamò “Cattedrale nel deserto”, su ordine del giudice per le indagini preliminari Antonia Martalò, furono sequestrati gli immobili del residence e un capannone  di Ciciriello. Il tutto per un valore di circa sette milioni di euro.

Rocco Cavallo, però, si ritiene vittima e per questo mentre è in attesa di comparire dinanzi al gup Simona Panzera, ha dato mandato al suo legale, avvocato Aldo Gianfreda, di iniziare un’azione di risarcimento del danno nei confronti del Comune di Villa Castelli e di Giovanni Ciciriello. Cavallo ritiene responsabile il Comune di avere approvato il progetto che ora viene contestato dall’autorità giudiziaria; Ciciriello di avergli venduto il terreno che, sebbene munito di progetto e licenza a costruire, secondo gli inquirenti non poteva essere destinato alla realizzazione del residence.

In altri termini, Cavallo si ritiene un cosiddetto “terzo in buona fede”. Vale a dire, lui ha acquistato convinto di poter costruire, perché il progetto era stato approvato dal Comune di Villa Castelli e la licenza era stata rilasciata al precedente proprietario del terreno.

Praticamente Cavallo, stando a quello che sostiene, si troverebbe nella stessa situazione della maggior parte dei proprietari del complesso Acque Chiare situato sulla fascia costiera a Nord di Brindisi. Quando acquistarono, sulla base della pubblicità fatta dalla società Acque Chiare, loro non sapevano che quelle ville, prima di dieci anni, non avrebbero potuto essere vendute a privati.

Ma torniamo a “Cattedrale nel Deserto”. Le indagini furono svolte dalla Guardia di finanza, avviate a seguito della denuncia pubblica (furono affissi manifesti) del Partito della Rifondazione comunista di lottizzazione selvaggia in contrada San Barbato. Era lo scorso agosto quando furono inviate le informazioni di garanzia e furono apposti i sigilli al residence e al capannone. Cavallo ha sempre sostenuto di avere agito in buona fede. Ha anche dato incarico a un suo perito, l’ingegnere Nasti, perché ripercorra tutto l’iter della pratica, del progetto e quant’altro, in modo da dimostrare la sua totale estraneità a qualsivoglia eventuale illecito. Ovviamente se ce ne sono stati.

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