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Cronaca

Resta in carcere la banda Bassotti: “Quella rapina alle poste l’abbiamo tentata perché senza lavoro”

Convalidato l’arresto dei quattro brindisini fermati dai carabinieri prima del colpo in trasferta a Olmi: restano in carcere i fratelli Antonio e Lorenzo Boccadamo, 48 e 55 anni, Damiano Andriulo, 37, Gervasio Del Monte, 51, e il torinese Simone Giordano, 39

BRINDISI – “La rapina all’ufficio postale di Olmi  l’abbiamo tentata per disperazione, ci stavamo pensando da settembre: siamo senza lavoro, non abbiamo trovato niente e giù a Brindisi ci sono le nostre famiglie”.

Rapina Pordenone, banda bassotti 2(2)-3

La convalida degli arresti

I brindisini arrestati a Pordenone lo scorso 3 dicembre, Antonio e Lorenzo Boccadamo, fratelli, 48 e 55 anni, Damiano Andriulo, 37 anni, Gervasio Del Monte, 51 anni, e Simone Giordano, 39 anni, quest’ultimo di Torino, hanno offerto la stessa versione al gip in sede di udienza di convalida. E restano in carcere, ristretti a centinaia di chilometri dalla loro città, lasciata nei mesi scorsi per cercare un’occupazione anche nel comune trevigiano di San Biagio di Callalta, dove hanno tentato la rapina alla filiale della posta nascondendosi nel bagno per aspettare il direttore.

L’interrogatorio degli indagati

Quel lavoro sperato e cercato, stando a quanto hanno sostenuto nel corso dell’interrogatorio, non è arrivato. E sono scivolati nella disperazione di essere rimasti senza alcuna possibilità di sostenere mogli e figli. Il giudice per le indagini preliminari di Treviso, Piera De Stefani, ha convalidato l’arresto di tutti e cinque, assistiti dall’avvocato Giacomo Michieli (del foro di Treviso). Hanno scelto di confessare anche la pianificazione, dopo essere finiti in carcere per mano dei carabinieri che evidentemente stavano seguendo il gruppo da qualche tempo. L'operazione che ha portato i cinque in cella è stata tenuta a battesimo come il nome di Banda Bassotti.
 Gli indagati hanno negato di aver pianificato e portato a termine altri colpi negli uffici delle Poste nella zona del Nord Est, ipotesi di lavoro investigativo che resta attuale tenuto conto del modus operandi ricostruito dagli investigatori. Secondo la versione dei fatti resa dai cinque, il colpo sventato dai carabinieri del nucleo investigativo di Pordenone a Olmi, sotto la guida del comandante del reparto operativo Federico Zepponi, sarebbe stato il primo e unico pianificato dalla banda. Andato male.

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Il blitz

Sabato mattina, i carabinieri erano sicuri che la banda entrasse in azione e per questo – anche in borghese – gli uomini dell’Arma hanno circondato e isolato la zona dell’ufficio postale di San Biagio di Callalta, dopo aver visto i cinque segare le inferriate esterne di una feritoria e calarsi dal tetto.

Tre le auto usate dal gruppo: una Golf, una Panda e una Fiesta. In tre aspettavano in auto, mentre Antonio Boccadamo e Simone Giordano si sono introdotti nell’ufficio armati. Avevano  una fedele riproduzione di pistola semiautomatica, simile a un modello Browning, senza tappo rosso, e una ricetrasmittente per mantenersi in contatto con i complici all’esterno. Troppo rischioso usare i telefonini.

I carabinieri sono entrati in azione poco prima delle 7. Nessuno dei cinque ha opposto resistenza. Sono stati circondati. Avrebbero dovuto, stando ai piani ricostruiti dai militari, aspettare nascosti in bagno l’arrivo del direttore dell’ufficio postale, previsto 15 minuti dopo le 7. A quel punto lo  avrebbero immobilizzato e minacciato con la pistola per  ottenere il codice necessario a disattivare l’allarme per aprire la cassaforte. Sabato mattina il direttore non è arrivato, essendo stato avvisato dai carabinieri.

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La difesa

Il penalista, anche in considerazione della confessione, aveva chiesto al gip l’attenuazione della misura cautelare con il riconoscimento degli arresti domiciliari, ma il giudice per le indagini preliminari ha rigettato la domanda. Il difensore ha già anticipato la volontà di presentare ricorso al Tribunale in funzione di Riesame.

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