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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Carovigno

"Meditava di uccidere anche l'altro fratello": gli inquietanti retroscena del duplice omicidio

Dopo aver ucciso il fratello Antonio e la moglie Caterina Martucci, l'84enne Cosimo Calò è uscito da casa con l'intenzione di uccidere anche Carmelo. Fratelli e cognata minacciati di morte già sette mesi fa. Il pm: "Duplice omicidio commesso con sicura premeditazione"

CAROVIGNO – Cosimo Calò voleva uccidere anche il fratello Carmelo. Per due volte è uscito da casa con questa intenzione. La prima, lo stesso giorno in cui ha ucciso l’altro fratello, il 70enne Antonio, e la cognata, la 64enne Caterina Martucci. La seconda, il giorno successivo. Carmelo è stato fortunato, perché Cosimo, in entrambi i casi, non è riuscito a rintracciarlo. Emergono inquietanti retroscena sul duplice omicidio dei coniugi freddati all’interno della loro modesta abitazione situata nelle campagne di contrada Canali, a circa un chilometro dalla borgata di Serranova, nell’agro di Carovigno.

Il modus operandi e il movente si delineano nelle dieci pagine del decreto di fermo di indiziato di delitto a firma del pm del tribunale di Brindisi, Francesco Carluccio, che nella giornata di ieri (mercoledì 8 marzo) è stato emesso a carico dell’84enne Cosimo Calò, reo confesso. Il pensionato, assistito dall’avvocato Carmela Roma, ha ammesso le proprie responsabilità presso la caserma dei carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni, al culmine di una serrata attività investigativa condotta dai militari del Nor della medesima compagnia diretti dal capitano Vito Sacchi e dal tenente Alberto Bruno. Il crimine è maturato nell’ambito di ataviche incomprensioni familiari legate anche a questioni di eredità.

Il delitto di Serranova

Le minacce ai fratelli e alla cognata

E’ stato proprio Carmelo a tratteggiare tale scenario. L’anziano, intorno alle ore 18 di mercoledì 1 marzo, ha scoperto i corpi privi di vita del fratello, con cui aveva un appuntamento, e della cognata. Poche ore dopo è stato ascoltato dai carabinieri come persona informata sui fatti. Carmelo riferisce agli investigatori che Cosimo, 6-7 mesi fa, si era recato presso l’abitazione di Antonio, dove si trovavano anche la moglie Caterina e lo stesso Carmelo. I tre, da quanto emerge dalla testimonianza di Carmelo, sono stati minacciati di morte con le seguenti parole: “Vi ammazzo a tutti tanto a me non mi arrestano visto che ho superato gli 80 anni”. “A me – dichiara Carmelo – disse: ‘E tu che te ne devi fare della proprietà’”. E poi, mentre andava via, Cosimo avrebbe detto: “Va bene, non finisce qua, questo è l’inizio”.

Atavici dissapori su terreni ed eredità

Carmelo spiega che “i motivi degli attriti di Antonio ed anche suoi con il fratello Cosimo – si legge nel decreto del pm - erano diversi e riferiva che Cosimo provava astio nei loro confronti perché presumeva che i beni di Antonio (compresi quelli che questi avrebbe ereditato dalla morte del fratello Angelo in base ad un testamento olografo dello stesso Angelo) potessero essere ereditati da sua figlia, che per Antonio era la nipote preferita”. Quest’ultima, in particolare, è titolare della pizzeria balera “Contrada 21”, situata in un terreno di proprietà dello zio Antonio Calò. 

Cosimo Calò-2

Dall’ascolto di altri parenti emergono anche vecchi dissapori fra Antonio e Cosimo legati a un terreno che svariati anni fa Cosimo ricevette in dono dalla madre e poi vendette ad Antonio per la somma di 2 milioni delle vecchie lire. A quanto pare i due firmarono una scrittura privata (poi smarrita da Antonio), senza mai registrare il passaggio di proprietà. Anni dopo, quando Antonio avrebbe chiesto a Cosimo di formalizzare la cessione del terreno, che sarebbe stato utilizzato come parcheggio a servizio della balera gestita dalla figlia di Carmelo, Cosimo avrebbe negato di aver mai ricevuto il prezzo di tale vendita. 

Degne di nota anche delle incomprensioni su un’eredità da 100mila euro sorte nel maggio 2022 a seguito della morte di Angelo Calò, proprietario di un casolare adiacente a quello del fratello Antonio. Nel calderone dei dissidi familiari che avrebbero alimentato l’odio di Cosimo nei confronti di Antonio e di Carmelo rientrerebbero anche degli “episodi accaduti nel corso del tempo, anche risalenti”, si legge nel decreto. “E tra questi emerge il racconto di un taglio di alberi di un terreno di Cosimo per il quale Cosimo aveva attribuito le responsabilità a Carmelo ed Antonio”. 

La confessione

Quest’ultimi, la sera dell’1 marzo, avevano un appuntamento da un avvocato, in presenza di un notaio, per predisporre una dichiarazione di successione. Ma la sera prima è scattato il piano omicida di Cosimo, che di recente aveva acquistato un fucile sovrapposto marca Breda, calibro 12, il cui possesso era stato regolarmente denunciato presso la caserma dei carabinieri, il 23 febbraio. 

Arresto Cosimo Calò, omicidio coniugi Serranova

Il 28 febbraio, dunque, Cosimo, come si evince dal suo racconto, “uscì di casa nel pomeriggio e con il fucile fece una piccola esercitazione di tiro in un terreno di proprietà del figlio sparando dei colpi contro un muro”. Poi si recò presso i terreni in cui si trovano le abitazioni di Antonio e una casa utilizzata come residenza estiva dalla figlia di Carmelo e da suo marito, nei pressi della sala da ballo. Dalla confessione emerge che Calò “si recò lì con l’intenzione di ammazzare Carmelo e che non avendolo trovato – si legge nel decreto di fermo – ha bussato alla porta della casa di Antonio, sempre portando con sé il fucile carico”. Cosimo riferisce che, una volta aperta la porta, Antonio si sarebbe avventato contro di lui “facendolo indietreggiare e che nel frattempo sarebbe partito accidentalmente un colpo”. Questa, però, secondo il pm, è una “circostanza che appare poco plausibile sulla base delle prime osservazioni sulla direzione del tiro del colpo e quindi sulla posizione dell’arma e dei corpi dei due”. Poi, dopo aver ucciso Antonio con un colpo che lo ha raggiunto sotto al mento, Cosimo esplode due colpi anche contro la cognata Caterina, mentre la malcapitata tentava di fuggire in camera da letto.

Le telecamere e altri riscontri

Le immagini riprese dalle telecamere situate nei pressi della casa di Cosimo, alle porte di San Vito dei Normanni, dimostrano che l’uomo è uscito alla guida della sua auto alle ore 17.50 del 28 febbraio e vi ha fatto ritorno alle ore 23.30. Alle 4.22 del mattino dell’1 marzo, l’84enne esce di nuovo alla guida della sua auto. La fa “con l’intenzione di andare a trovare il fratello Carmelo – scrive ancora il pm, sulla base della confessione di Cosimo – per ammazzarlo perché da lui ritenuto causa di tutti i suoi mali e si recava effettivamente nella borgata di Serranova non riuscendo però a rintracciare il fratello”. Alle 5.25, dunque, torna a casa. 

Il sopralluogo della Scientifica sulla scena del crimine 2

Oltre alla confessione, al movente e alle registrazioni delle telecamere, i carabinieri trovano un ulteriore riscontro sulla scena del crimine, dove vengono repertate delle cartucce che sono dello stesso tipo di quelle ritrovate a casa di Cosimo lunedì scorso (6 marzo), quando il fucile viene sottoposto a sequestro. Ma le indagini non si sono concluse. Stamattina la casa di Antonio Calò è stata infatti ispezionata dagli esperti della Sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri di Bari. Fissata l'autopsia per le ore 14 di martedì prossimo. L'incarico è stato conferito al medico legale Domenico Urso.

"Determinazione criminale e pericolosità di Cosimo Calò"

Il Pm rimarca due aspetti del racconto di Cosimo. “In prima battuta la determinazione criminale con la quale ha commesso il duplice omicidio con sicura premeditazione avendo acquistato il fucile per un preciso scopo che non può essere certo quello di coltivare, a quella veneranda età, una passione sportiva per il tiro mai avuta per una vita intera”. E poi “la pericolosità dimostrata da Cosimo Calò il quale, dopo aver colpito a morte il fratello Antonio (non certo per un accidente come da lui furbescamente riferito) si dirigeva verso la cognata per eliminare una testimone scomoda e poi, senza che la notte avesse portato rimorso o consiglio, meditava di uccidere l’altro fratello Carmelo, dimostrando di avere un odio profondo vero lo stesso”. Il magistrato ravvisa anche la sussistenza del pericolo di fuga, riconducibile a una conversazione telefonica fra il figlio e la moglie dell’indagato, in cui il primo dice alla madre di preparare un bagaglio.

Come disposto dal pm, dunque, l’anziano è stato condotto presso la casa circondariale di Brindisi in via Appia, con le accuse di omicidio aggravato dal rapporto di parentela con una delle vittime e dalla premeditazione e di porto in luogo pubblico di arma comune da sparo. L’uomo, assistito dall’avvocato Carmela Roma, si presenterà nelle prossime ore davanti al gip del tribunale di Brindisi, per l’interrogatorio di convalida del provvedimento di fermo. 
 

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