Ricercati Scu, all'appello manca ancora il braccio destro di Campana
MESAGNE - Qualcuno si è consegnato volontariamente, qualcun altro è stato stanato nei rifugi a un passo da casa, come zu Binnu insegna. In un modo o nell'altro tutti, giocoforza, hanno risposto alla chiamata della procura antimafia, anche nel tentativo di evitare guai peggiori del decreto di fermo emesso il 28 dicembre scorso sulla scorta delle dichiarazioni di Ercole Penna, al secolo Linu lu biondu, l'ultimo pentito della Scu. Tutti tranne uno: Ronzino De Nitto, 38 anni, mesagnese come il collaboratore di giustizia, mesagnese come Francesco Campana. Dell’ultimo boss latitante Ronzino De Nitto era il braccio destro. Gli investigatori speravano di scovare lui per arrivare a Campana. E' andata del tutto altrimenti, il boss è in gattabuia in quel di Voghera, a studiare latino e strategie difensive. De Nitto, l'ultimo ricercato, è scomparso nel nulla.
MESAGNE - Qualcuno si è consegnato volontariamente, qualcun altro è stato stanato nei rifugi a un passo da casa, come zu Binnu insegna. In un modo o nell'altro tutti, giocoforza, hanno risposto alla chiamata della procura antimafia, anche nel tentativo di evitare guai peggiori del decreto di fermo emesso il 28 dicembre scorso sulla scorta delle dichiarazioni di Ercole Penna, al secolo Linu lu biondu, l'ultimo pentito della Scu. Tutti tranne uno: Ronzino De Nitto, 38 anni, mesagnese come il collaboratore di giustizia, mesagnese come Francesco Campana. Dell?ultimo boss latitante Ronzino De Nitto era il braccio destro. Gli investigatori speravano di scovare lui per arrivare a Campana. E' andata del tutto altrimenti, il boss è in gattabuia in quel di Voghera, a studiare latino e strategie difensive. De Nitto, l'ultimo ricercato, è scomparso nel nulla.
Il primo a capitolare, a ventiquattro ore dal blitz messo a segno dalla squadra mobile di Brindisi, fu il 37enne Alessandro Monteforte, scovato a Colle Val d?Elsa, nel Senese, ma originario di Cellino San Marco. Monteforte viene collocato dal pentito Ercole Penna nel clan Scu che fa capo ai boss detenuti Massimo Pasimeni e Antonio Vitale. Si consegnò volontariamente invece il brindisino 42enne Antonio Centonze, 42 anni, presentandosi il 5 gennaio scorso alle porte del carcere di Bari, secondo Penna era lui il cassiere della Scu, in forza al clan concorrente capeggiato da Campana e Buccarella. Vito Antonio D?Errico, 42enne di Latiano si consegnò qualche giorno dopo, l'11 gennaio. Quattro giorno dopo, stesso rituale, si costituì anche Gaetano Leo, 46enne di Francavilla Fontana, direttamente nel carcere di Bergamo.
Meno diligente la condotta del ?Professore?, al secolo Daniele Vicientino, presunto capoclan della frangia Vitali-Pasimeni, capo ad interim insieme al pentito Ercole Penna. Vicientino è finito in manette il 14 marzo, sorpreso all'alba in un casolare nelle campagne di Torre Santa Susanna, era ricercato dal 29 settembre dello scorso anno, quando nel blitz condotto dal Ros e dalla Dda nell?operazione Calipso, finirono in cella Penna, e l?ex contrabbandiere internazionale Albino Prudentino di Ostuni, preso a Valona dalla polizia albanese. L'arresto del super-boss Francesco Campana, del 23 aprile scorso, scovato nel centro storico di Oria insieme alla compagna, sembrava aver chiuso il cerchio. La stazza del latitante, ricercato da quasi due anni, dopo ch'era sfuggito a una condanna definitiva a nove anni inflitta per 416 bis, e il conseguente clamore parevano avere seppellito l'ultima incognita. Non è così. Almeno per gli investigatori. La caccia all'ultimo uomo è ancora aperta perchè, se non è un boss, Ronzino De Nitto è sicuramente un uomo di primo piano negli equilibri criminali fra i due clan in combutta: da una parte i Mesagnesi, dall'altra Buccarella e Campana, fedelissimi di Rogoli. Per quanto sia l'unico con la fedina penale intonsa.
Penna parla di De Nitto nel primissimo interrogatorio dopo la conversione alle cause della giustizia, datata 9 novembre 2010: ?Mi viene domandato se sono a conoscenza dei luoghi dove si nasconde il latitante Francesco Campana e posso dire (omissis) che (omissis) anche Ronzino De Nitto va a trovarlo frequentemente?. Secondo il pentito è sempre De Nitto a fare da tramite fra lui e Campana per questioni irrisolte di denaro, come 20 milioni che Penna aveva dato a Campana senza averne più notizie. E' De Nitto a spiegare per conto del capo che quel denaro è stato utilizzato per ?affari comuni?.
Di Ronzino parla anche un altro pentito, Giuseppe Passaseo, annoverandolo fra i presenti alla sua affiliazione al clan di Francesco Campana, nonché responsabile insieme ad Antonello Gravina dell'attentato messo a segno ai danni della Green Table a Brindisi, presa di mira il 16 luglio 2009: ?La bomba alla sala giochi quindi fu messa per dare un segnale e far capire chi comandava a Brindisi. Per rinforzare tale messaggio, che evidentemente non era ancora chiaro nell'ambiente criminale brindisino, fu commesso un attentato ai danni del negozio di abbigliamento di Amilcare, consuocero di Mimino Leto?. Anche il secondo attentato secondo Passaseo viene eseguito su mandato di Campana, eseguito da Ronzino De Nitto e Gravina.
Ma Ronzino De Nitto, oltre alla ridda di accuse formulate dai pentiti a suo carico ha una ragione in più per stare alla larga, marchiata a fuoco fra le righe delle dichiarazioni di Penna: ?Nicola Carniale (Nicola Canovari, ferito in un agguato l'11 novembre scorso, a Francavilla, in cui rimase ucciso il 18enne Francesco Ligorio, estraneo ad affari malavitosi, ndr) non era in buoni rapporti con Francesco Campana il quale, qualche tempo fa aveva mandato da lui Ronzino De Nitto per chiedergli spiegazioni del denaro del quale Nicola era debitore nei confronti di (omissis) per l'acquisto di un veicolo. De Nitto infatti, era la persona alla quale (omissis) si rivolgeva con frequenza per recuperare crediti scaduti e non pagati legati alla compravendita di veicoli. Nicola fu infastidito da quella iniziativa e rispose male al De Nitto, tanto che quest'ultimo venne da me ad informarmene e a chiedere quale fosse il rapporto di Nicola Carniale con il nostro gruppo. Risposi a De Nitto che non avevamo alcun interesse alla persona di Nicola perchè non era né nostro affiliato né persona a noi vicina. Ritengo che la domanda fosse legata alla possibilità di punire quel comportamento che Nicola aveva avuto rispondendo male a De Nitto?.
In certi ambienti, rispondere male può costare caro, e sulla scorta di queste dichiarazioni, De Nitto potrebbe avere due buoni motivi per scomparire nel nulla: sfuggire all'ordine di cattura della Dda, e sfuggire al disappunto del redivivo Canovari, o Carniale come lo chiama Penna.