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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Paolo, che da ieri non c'è più, e la "generazione del petrolchimico"

Paolo Merola, mio amico come lo si può essere per condivisioni non superficiali delle cose della vita, ha cessato di lottare venerdì sera, a 66 anni, contro un male che lo aveva aggredito precludendogli anche la possibilità di curarsi utilizzando i più recenti protocolli

Paolo Merola, mio amico come lo si può essere per condivisioni non superficiali delle cose della vita, ha cessato di lottare venerdì sera, a 66 anni, contro un male che lo aveva aggredito precludendogli anche la possibilità di curarsi utilizzando i più recenti protocolli. Lui non si era comunque mai arreso. Adesso il suo nome si aggiunge a quella schiera di volti e di storie personali e familiari della “generazione del petrolchimico” che vivono solo nei ricordi dei compagni e dei congiunti. Sono tanti, troppi.

Morti di lavoro, ma non glielo riconosce nessuno. Voglio ricordare Paolo Merola anche per rendere merito a quella generazione di tecnici ed operai di questa città, o giunti in questa città per viverci e lavorare, di cui anche lui faceva parte, che seppe unire il valore del proprio sapere professionale all’impegno politico e sindacale.

Quella generazione è stata accantonata da una politica diversa, spesso indegna e schiamazzante, e non ha potuto dare a Brindisi ciò che avrebbe potuto. Persone tenaci, preparate, ma anche schive e refrattarie alle contese per la supremazia. Non è stato difficile, per soggetti di ben altra pasta, averne ragione. Questo non vuol dire che abbiano rinunciato alle loro idee e alla loro grande passione. Tanto per capirci meglio, quando Montedison minacciava la fermata della fabbrica per fare saltare i picchetti e le occupazioni, questa banda di tecnici giovani e preparati, schierati con il sindacato, sarebbe stata perfettamente in grado di evitare il blocco degli impianti grazie alla loro profonda conoscenza del proprio lavoro. Chi ha un’idea della complessità di gestione di un petrolchimico, capisce cosa voglio dire.

Manifestazione operai chimici Brindisi dopo esplosione P2T-2La loro era una autentica responsabilità sociale nei confronti della città e dei compagni di lavoro, molto di più di quella dimostrata da chi ci ha lasciato laghi profondi di rifiuti tossici e terribili veleni sommersi nella falda. Paolo Merola era entrato in Montedison, a Brindisi, poco dopo le grandi lotte contro le gabbie salariali, e vi era rimasto fino al 1983, quando la società chimica di Edison favorì con incentivi l’esodo dai petrolchimici.

Lui ed altri quadri intermedi cercarono nuovo lavoro nell’indotto a Brindisi e altrove, e lì sono restati sino alla pensione. Paolo era stato segretario della sezione di fabbrica del Partito comunista italiano, aveva collaborato alla nascita del giornale distribuito nel petrolchimico dalla stessa sezione, “Fabbrica Nuova”.

In quell’epoca, il responsabile della sezione nazionale di lavoro per la chimica del Pci era Massimo Cacciari, che molti ricordano come sindaco di Venezia oltre che come uno dei più importanti filosofi contemporanei del nostro Paese. In quell’epoca, c’erano partiti che impiegavano le loro risorse migliori non solo per la classe operaia, ma per la nazione. Paolo, e tanti altri che stamani ho incontrato attorno alla sua bara nella camera ardente del cimitero di Brindisi (ha voluto esequie laiche, e sarà cremato), ha continuato ad occuparsi di politica come semplice cittadino e recentemente nel direttivo di Left Brindisi senza mai perdere la passione civile, cosa di cui molti oggi gli sono grati.

Cosa resta di questa “generazione del petrolchimico” nella storia di questa città? Ecco perché ho voluto ricordare rapidamente tutto questo. Il calvario vissuto da tanti, ma anche l’entusiasmo e la generosità di quegli anni. Bisogna ricordare per capire quale sia la strada per liberare questa città dai veleni veri, e da quelli dell’ignavia, per unire la lotta per la salute a quella per il lavoro. Una via esiste.

L'intervento dell'ex senatore Michele Miraglia: A ricordo del compagno Paolo vorrei aggiungere che quello che più risaltava nella sua persona era l'integrità morale, la purezza degli ideali che lo animava, alla base del suo impegno sindacale e politico. Era un uomo schietto, a volte ironico e disincantato, sempre critico rispetto all'andazzo delle vicende politiche che ci presenta la quotidianità. Apparteneva al meglio di una generazione che si è battuta per l'affermazione di un mondo più giusto e con il suo impegno ci ha offerto un raro esempio di dedizione e coerenza. Anche il modo in cui ci ha lasciati, in fretta, senza consentire a molti di noi di porgergli l'estremo saluto completa la sua figura, di persona modesta e schiva. Addio, compagno Paolo, sentiremo la tua mancanza!

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