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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Riesame: niente pistola per l'assessore Iaia

BRINDISI – La pistola resta dov’è, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Il Tribunale del Riesame ha sciolto oggi la riserva e ha rigettato il ricorso della difesa dell’assessore alle Attività produttive, Raffaele Iaia, rappresentata dall’avvocato Gianvito Lillo, che chiedeva il dissequestro dell’arma.

BRINDISI – La pistola resta dov’è, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Il Tribunale del Riesame ha sciolto oggi la riserva e ha rigettato il ricorso della difesa dell’assessore alle Attività produttive, Raffaele Iaia, rappresentata dall’avvocato Gianvito Lillo, che chiedeva il dissequestro dell’arma prelevata dalla Digos nell’abitazione dell’amministratore il 18 dicembre scorso, quando cioè fu eseguito il primo raid di perquisizioni e sequestri su delega del pm inquirente, Milto Stefano De Nozza.

All’udienza camerale di ieri, giornata in cui è stato notificato a Iaia il secondo avviso di garanzia, stavolta per tentata concussione, hanno discusso nel merito proprio il pm De Nozza e l’avvocato Lillo. Tutto sta in una data di nascita, quella che secondo l’accusa Iaia avrebbe modificato per ottenere un nulla osta dalla questura relativo proprio all’impiego della pistola. Secondo l’ipotesi accusatoria avrebbe reso una dichiarazione mendace per aggirare un impedimento, un precedente penale che impediva il rilascio della certificazione da parte della questura. Per la difesa si tratterebbe solo di un errore materiale di trascrizione.

Il collegio ha ritenuto sussistente il cosiddetto “fumus commissi delicti”, insomma ha avvalorato le ipotesi della procura che per questa vicenda ha iscritto Iaia nel registro degli indagati per porto e detenzione abusiva di arma da fuoco. La pistola che l’assessore rivoleva non tornerà per il momento nel luogo in cui è stata scovata dagli agenti. La posizione di Iaia (che non sembrerebbe al momento in odore di riconferma nella squadra di governo della città che il sindaco Mimmo Consales sta rimodulando) si è aggravata ieri, proprio mentre si parlava della sua pistola.

Gli uomini della Digos, diretti dal vicequestore Vincenzo Zingaro, sono tornati in Comune per prelevare atti e delibere e si sono recati ancora una volta presso la sede della Ipi che è intestata alla sorella di Iaia ma che secondo gli inquirenti è di fatto gestita dall’assessore che è indagato per esercizio abusivo di investigazioni private. E sono andati anche in Regione, nell’ufficio in cui l’indagato presta servizio come dipendente pubblico per prelevare materiale. L’accusa stavolta è di tentata concussione. Egli infatti avrebbe cercato di imporre a una imprenditrice brindisina, Francesca Giglio, la propria azienda di famiglia per il servizio di vigilanza da effettuare durante un evento fieristico che si è svolto a dicembre nell’area esterna del centro commerciale Le Colonne di Brindisi. Al diniego opposto dalla giovane donna, le avrebbe scatenato contro una pioggia di controlli, le avrebbe sostanzialmente messo i bastoni fra le ruote, per banalizzare secondo l’adagio popolare.

Se è così, lo si vedrà in seguito, sfoltita la mole di lavoro che pm e investigatori stanno svolgendo sul materiale cartaceo e informatico acquisito in diverse circostanze. Per il momento la difesa di Iaia, avendo presentato un ricorso al Riesame, ha comunque potuto accedere agli atti di indagine sulla pistola e sulle relative violazioni contestate: è un tassello dell’inchiesta che sembra essere ben più complessa e articolata e che dal 13 gennaio scorso, dopo la denuncia – querela di Francesca Giglio, si è arricchita di un nuovo filone che fa capo a un ipotesi d’accusa, stavolta, attinente con le sue funzioni di amministratore pubblico. Insomma, non ci si muove più (ma date le acquisizioni in Comune di dicembre forse non ci si muoveva in tal senso neppure prima) soltanto nell’alveo della sua vita privata.

 

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