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Cronaca

Blitz contro traffico di droga: due indagati lasciano il carcere e tornano liberi

Il tribunale del riesame ha annullato l'ordinanza di misura cautelare emessa lo scorso 6 febbraio a carico dei cugini Rocco Panettieri e Giuseppe De Falco

SAN PIETRO VERNOTICO - Hanno lasciato il carcere di Lecce e sono rientrati a casa. Il tribunale del riesame di Lecce ha annullato la misura cautelare emessa a carica di due persone indagate nell’ambito del blitz contro il traffico di sostanze stupefacenti scattato lo scorso 6 febbraio, sotto la regia della Dda di Lecce. Si tratta dei cugini Rocco Panettieri, 46 anni, di San Pietro Vernotico, e Giuseppe De Falco, 36 anni, anch’egli di San Pietro Vernotico, difesi dall’avvocato Emanuela De Francesco.

Entrambi sono accusati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti: reato contestato a 17 delle 21 persone complessivamente sottoposte a indagine. Oltre ai due cugini, all’alba del sei febbraio furono arrestati dai carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Brindisi anche il 49enne Tiziano Di Gioia, originario di San Pietro Vernotico ma residente a Brindisi, e il 45enne Andrea Di Gioia, di Brindisi, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Lecce, Giulia Proto, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. 

Emanuela De Francesco

L’avvocato De Francesco (foto in alto) ha impugnato in sede di riesame il provvedimento restrittivo a carico dei suoi assistiti, sulla base dell’assenza di gravi indizi di colpevolezza e sulla mancanza di esigenze cautelari, in quanto i fatti di cui si parla risalgono al 2019, la richiesta di applicazione delle misure cautelari è dello scorso luglio e la misura cautelare è stata eseguita solo sette mesi dopo. 

Il legale, in particolare, sul fronte delle esigenze cautelari ha fondato la linea difensiva su un orientamento della Cassazione in base al quale, in presenza di condotte ritenute reiterate nel tempo, tali esigenze debbano essere supportate da elementi specifici idonei a giustificarne l’attualità. Il fatto che sia trascorso un significativo arco temporale dalla commissione dei presunti reati, quindi, può essere sintomo di un affievolimento del pericolo di reiterazione del reato. 

A proposito invece dei gravi indizi di colpevolezza, la difesa ha evidenziato delle forzature in riferimento a quello che è stato interpretato dall’accusa come un linguaggio criptico utilizzato per camuffare delle cessioni di droga. In una conversazione intercettata dagli inquirenti, ad esempio, uno degli indagati dice all’altro: “Portami i carciofi”. Ebbene, essendo De Falco e Panettieri rispettivamente bracciante e imprenditore agricolo, quando parlavano di carciofi, a detta della difesa, non intendevano riferirsi ad altro. 

Per quanto riguarda Tiziano e Andrea Di Gioia, sarà direttamente la Cassazione a esprimersi sull’istanza di scarcerazione avanzata dall’avvocato dei due indagati, Francesco Cascione. 
 

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