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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Rifiuti, una società chiede danni al Comune per 27 milioni di euro

La richiesta di Transeco: "Colpa dell'Ente cittadino se non abbiamo aperto una discarica in contrada Mascava". L'autorizzazione negata dopo la chiusura di Autigno: "L'Ente ha mal gestito il sito di sua proprietà e la contaminazione della falda idrica ha avuto ripercussioni sul nostro"

BRINDISI – Nella storia già abbastanza intricata dei rifiuti e delle discariche a Brindisi, si aggiunge il contenzioso azionato dalla società Transeco srl: chiede 27 milioni di euro al Comune, a titolo di risarcimento dei danni per la mancata apertura del sito in contrada Mascava, per il quale aveva chiesto l’autorizzazione allo smaltimento di scarti speciali non pericolosi.

La richiesta riguarda una discarica che si trova nella stessa zona in cui sorge quella di Autigno, di proprietà del Comune di Brindisi, sequestrata dai carabinieri del Noe per inquinamento della falda, ipotesi di reato per cui rischiano il processo sette persone tra dirigenti di Palazzo di città, Provincia e Arpa.

Traseco chiedeva l’autorizzazione all’esercizio, ma il via libera non è arrivato perché secondo i legali si è scoperto che la zona era inquinata per via della contaminazione della falda. E se c’è stata “confluenza dei flussi” la colpa è del Comune che male avrebbe gestito la discarica affidata alla società Nubile. O comunque avrebbe omesso di svolgere i controlli previsti dalle disposizioni di legge in materia.

Il nodo legale è stato uno fra i primi ad arrivare sulla scrivania del commissario prefettizio Cesare Castelli, arrivato al Comune di Brindisi, dopo lo scioglimento del Consiglio per effetto delle dimissioni in massa conseguenti all’arresto del sindaco Mimmo Consales, con l’accusa di corruzione in concorso con l’imprenditore Luca Screti, ex amministratore unico della Nubile srl, nell’ambito dell’inchiesta – ancora in corso – sull’affidamento in gestione dell’impianto di cdr di proprietà della stessa Amministrazione cittadina.

Cesare Castelli-2Ieri Castelli che guiderà l’Ente sino alla proclamazione del nuovo sindaco ha preso visione dell’atto di citazione della società Transeco che al Comune è stato notificato quando c’era Consales, il primo dicembre 2015, data alla quale i pm Giuseppe De Nozza e Savina Toscani avevano già chiesto gli arresti presentando istanza al gip Giuseppe Licci.

Gli avvocati di Transeso srl chiedono al giudice del Tribunale di Brindisi, sezione civile, di “dichiarare il Comune di Brindisi responsabile ai sensi dell’articolo 2043 del codice civile” sostenendo che ci siano gli estremi della responsabilità oggettiva e, di conseguenza, chiedono di condannare l’Ente al ristoro di tutti i danni patiti, “materiali e patrimoniali, diretti e indiretti”.

Innanzitutto “24.882.000 per il mancato svolgimento dell’attività conseguente all’interruzione del procedimento finalizzato al rilascio dell’autorizzazione all’insediamento di una discarica controllata per rifiuti speciali non pericolosi”. A questa somma, secondo gli avvocati, devono essere aggiunti tre milioni di euro “corrispondenti al valore di mercato che avrebbe la cava in assenza delle contaminazioni della falda che ne hanno resa nulla l’utilizzabilità”.

Per quantificare esattamente l’ammontare dei danni, gli avvocati della società hanno già fatto sapere che intendono chiedere una consulenza: il professionista incaricato dovrà definire prima di tutto il “deprezzamento del valore di mercato del sito interessato dal progettato impianto di discarica”.

I terreni oggetto del contenzioso sono di proprietà di Transeco dal 2008, in precedenza erano della Silta. Nel 2010 la Regione Puglia aveva ritenuto necessario avviare una “nuova procedura di Via, valutazione di impatto ambientale, rispetto al provvedimento precedente del 2005 conclusosi con un parere favorevole. E Transeco aveva impugnato la determina del dirigente della Regione davanti ai giudici del Tar chiedendone l’annullamento, ma la richiesta non era stata accolta. Da qui il ricorso al Consiglio di Stato, ma niente da fare perché i giudici nel 2012 confermarono la legittimità del provvedimento della Regione.

Quattro anni più tardi, inizia l’azione civile con una richiesta di risarcimento dal formato maxi. Il commissario Castelli, su richiesta del dirigente dell’ufficio legale del Comune, ha ritento opportuno deliberare la costituzione in giudizio dell’Amministrazione e lo ha fatto con i poteri della Giunta, nominando gli avvocati interni Francesco Trane e Monica Canepa. Saranno loro a resistere, cercando di scongiuare il rischio di una sentenza di condanna.

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