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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Rigassificatore, forse nuovi attori

BRINDISI – Se alcune voci che circolano in vari ambienti dell’imprenditoria portuale sono fondate, quando British Gas riuscirà a perfezionare lo sganciamento dall’area di Capo Bianco, facendo in modo che la confisca del sito non abbia più ragione di permanere con il passaggio della colmata ai beni dello Stato e alle competenze dell’Autorità portuale, si dovrebbe presentare a Brindisi una società subentrante con una rinnovata richiesta di realizzare nello stesso luogo un impianto di rigassificazione.

BRINDISI – Se alcune voci che circolano in vari ambienti dell’imprenditoria portuale sono fondate, quando British Gas riuscirà a perfezionare lo sganciamento dall’area di Capo Bianco, facendo in modo che la confisca del sito non abbia più ragione di permanere con il passaggio della colmata ai beni dello Stato e alle competenze dell’Autorità portuale, si dovrebbe presentare a Brindisi una società subentrante con una rinnovata richiesta di realizzare nello stesso luogo un impianto di rigassificazione.

Sono al momento voci, che parlano di contatti che risalgono a prima della crisi del governo tecnico di Mario Monti, e solo dopo la campagna elettorale tutto sarà – prima o poi – più chiaro. Ma i presupposti ci sarebbero tutti, se la richiesta di recesso unilaterale di Brindisi Lng (giustamente bloccata e stralciata ieri dall’ordine del giorno del Comitato portuale) dall’accordo sostitutivo di concessione demaniale marittima, dovesse essere prima o poi accolta, da vedersi quando e come, e a quali condizioni.

Infatti Brindisi Lng ha ottenuto una Valutazione di impatto ambientale favorevole al termine del secondo iter autorizzativo, sia pure con sostanziose prescrizioni prima tra tutte quella dell’interramento parziale dei serbatoi; il Comitato tecnico regionale dopo una prima bocciatura ha concesso il Nof (Nulla osta di fattibilità) tra le proteste degli ambientalisti e di alcune forze politiche. E, a ben guardare, le ultime dichiarazioni di contrarietà al progetto tendono a sedimentarsi sul metodo corruttivo utilizzato nella prima fase per ottenere il via libera al rigassificatore (lo ha detto recentemente Nichi Vendola).

Il nodo invece è un altro, e richiede che gli oppositori più importanti rimasti, vale a dire il Comune di Brindisi e la Regione Puglia, ripartano da motivazioni più solide se vogliono confermare il “no” all’impianto in quel sito, chiunque sia l’attore al posto di British Gas – Brindisi Lng i cui amministratori delegati, Luca Manzella ed Enrico Monteleone, hanno detto tutto e il contrario di tutto, soprattutto l’ultimo il quale, in una intervista ad un quotidiano locale, ha dichiarato che la richiesta di recesso non vuol dire che la società rinuncia al progetto, che potrebbe invece riproporre se cadrà il vincolo della confisca, come se il porto di Brindisi e l’Autorità portuale fossero a sua totale disposizione.

Il “no” va riformulato su ragioni politiche e di programmazione che dicono: un rigassificatore a Capo Bianco è escluso dal Piano regolatore portuale vigente e non ve ne è uno nuovo neppure in incubazione, ma soprattutto è escluso dal documento programmatico preliminare del nuovo Piano urbanistico generale del Comune di Brindisi; che Brindisi deve svincolarsi da vecchie logiche industriali basate su grandi impianti e su terminal di combustibili, ma deve puntare su un nuovo tipo di sviluppo e di innovazione che già funziona bene, come quello aerospaziale,o che va promosso e sostenuto (costruzioni meccaniche, impiantistica, produzioni avanzate e altamente specializzate), o come la logistica delle merci; terzo, i porti e le aree industriali del Sud non possono più essere considerate siti per insediamenti al servizio degli altri.

Il discorso che l’opposizione al rigassificatore è giustificata solo dalle vicende penali che hanno caratterizzato i primi anni della vicenda è oramai debole e cadrebbe con la partenza di British Gas. Le notizie che circolano a Brindisi in queste settimane, e che affermano anche che parte della politica ne sarebbe a conoscenza da tempo, descrivono l’arrivo di una nuova società finanziariamente molto forte, pronta ad operare sulla base dei pareri favorevoli già esistenti e in un sito liberato dalla confisca, sottolineano l’urgenza di riproporre opposizione ricordano la contrarietà della popolazione e dei consigli che è stata espressa in passato, e rimarcando le linee generali delle nuove scelte urbanistiche ed economiche.  Brindisi è pronta a farlo, se le voci si dovessero dimostrare fondate?

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