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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Ritorno da Farah, ma il cuore in India

BRINDISI – Festa a metà per i 450 “Leoni” di rientro dalla missione di pace in Afghanistan. Nonostante l'esito positivo della missione Nato, il pensiero dei fucilieri del reggimento era tutta ancora per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò prigionieri in India. Tutti schierati in piazzale Lenio Flacco, in divisa e con la gioia di essere tornati a casa sani e salvi e poter così abbracciare le proprie famiglie, tutti col pensiero rivolto però ai due fucilieri di marina della “Enrica Lexie”.

BRINDISI – Festa a metà per i 450 “Leoni” di rientro dalla  missione di pace in Afghanistan. Nonostante l'esito positivo della missione Nato, il pensiero dei fucilieri del reggimento era tutta ancora per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò prigionieri in India. Tutti schierati in piazzale Lenio Flacco, in divisa e con la gioia di essere tornati a casa sani e salvi e poter così abbracciare le proprie famiglie, tutti col pensiero rivolto però ai due fucilieri di marina della “Enrica Lexie”.

Il pensiero del comandante delle forza da sbarco Pasquale Guerra e del capo di Stato Maggiore della marina militare Luigi Binelli Mantelli è subito corso ai due fucilieri arrestati in India, che in queste ore vivono un momento particolarmente delicato della loro vicenda controversa (è iniziata ore fa davanti all'Alta Corte del Kerala l'udienza per il ricorso italiano sulla giurisdizione nel caso dei due marò). “E' una festa di sentimenti contraddittori”, hanno perciò affermato Binelli Mantelli e Guerra, e mentre lo dicevano c'erano anche le famiglie  dei due marò arrestati tra il pubblico con i loro figli, nel giorno della festa del papà. “Noi non li abbandoneremo mai - hanno proseguito i due comandanti - anche se il percorso è difficile e lungo”.

Il capo di Stato Maggiore si è detto convinto che alla fine l'India non potrà fare a meno di ricordare quello che il San Marco ha fatto per quel Paese, liberando anche dei soldati indiani in Afghanistan, o la lotta alla stessa pirateria in India. “Non saranno tempi brevi per la loro liberazione – ha ricordato Binelli Mantelli – ma i familiari lo sanno. Ne sono consci. Tutto quella che sta facendo il governo italiano ci conforta. E' un momento delicato ma tutti sono all'opera per fare il massimo. I militari devono essere giudicati in Itali per quello che hanno fatto o che, meglio dire non hanno fatto, altrimenti vengono meno tutte le regole ed i presupposti del lavoro che svolgiamo”.

“I nostri sforzi si concentreranno ancor di più su Massimiliano e Salvatore” – ha ribadito il comandante della forza da sbarco Pasquale Guerra, “con i familiari dei nostri colleghi  ci sentiamo anche due volte al giorno sia che ci siano aggiornamenti sia che non ce ne siano. Anche loro sono forti, anche loro possiamo dire che sono dei Leoni”.

Si conclude quindi positivamente la missione Nato Isaf (International Security and Assistance Force) del Reggimento San Marco, al comando del capitano di vascello Giuseppe Panebianco, iniziata il 10 settembre 2011 con il dislocamento dei militari nella provincia di Farah, in Afghanistan. In 186 giorni di missione i fucilieri del San Marco sono stati impegnati in attività a favore della popolazione afghana e insieme al personale del 5° Reggimento Genio Guastatori di Macomer dell'Esercito, Brigata Sassari, hanno svolto su veicoli blindati Lince più di 75.000 chilometri di pattugliamento nei distretti di Bakwa e del Gulistan.

Nell’ambito delle operazioni di cooperazione civile e militare (Cimic) i fucilieri del San Marco hanno realizzato 26 progetti, tra i quali: l’escavazione di pozzi per l’acqua dolce, la ristrutturazione di edifici, la costruzione di una struttura sanitaria, la realizzazione di canali d’irrigazione e la distribuzione alla popolazione civile di utensili per la coltivazione dei campi, di materiale scolastico e vestiario di vario genere. Sono stati, inoltre distribuiti medicinali e visitati più di 2500 pazienti, originari delle regioni di Bakwa e Gulistan.

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