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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Mesagne

Sacra corona, scommesse e videopoker: fine indagini sulla Prudentino connection

MESAGNE - Il terremoto Ercole Penna colpisce ancora e incastra l’ex compagno di ventura, al secolo Daniele Vicientino. Il pm ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini della operazione Calypso, inchiesta sui nuovi affari della mala al confine fra Italia e Albania, fra estorsioni ai gestori di sale da gioco e imposizioni di macchinette prodotte dal clan in odor di 416 bis: blitz all’indomani del quale il boss della Scu è diventato un pentito.

MESAGNE - Il terremoto Ercole Penna colpisce ancora e incastra l’ex compagno di ventura, al secolo Daniele Vicientino. Il pm ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini della operazione Calypso, inchiesta sui nuovi affari della mala al confine fra Italia e Albania, fra estorsioni ai gestori di sale da gioco e imposizioni di macchinette prodotte dal clan in odor di 416 bis: blitz all’indomani del quale il boss della Scu è diventato un pentito.

Contestualmente all’avviso di conclusione delle indagini che sarà notificato in queste ore agli undici indagati, il pubblico ministero Alberto Santacatterina ha depositato agli atti dell’inchiesta anche le dichiarazioni del pentito, convertito alla collaborazione con la giustizia a poco più di un mese dall’arresto, cinquanta pagine fitte di dichiarazioni in cui Penna accusa se stesso e Vicientino in qualità di caporioni di quella strategia “del disagio e del terrore” imbastita da una sponda all’altra del Mediterraneo. Stavolta Penna, come dire? Gioca in casa. Parla di affari, di uomini, di fatti che conosce come le proprie tasche.

E ancora una volta Penna conferma che i militari del Ros e i carabinieri del comando provinciale di Brindisi avevano visto lontano e giusto, affastellando il carico il carico pesante dell’esperienza diretta su un impianto accusatorio che oggi può dirsi granitico più di quanto già non lo fosse. Un bel daffare per il collegio difensivo a disposizione del quale restano i prossimi venti giorni per le controdeduzioni, dopodiché toccherà al pm scegliere fra una improbabile archiviazione del caso o il prevedibile rinvio a giudizio.

Al termine dell’inchiesta condotta a partire dal 2006, e a conclusione dei primi sei mesi di collaborazione di Penna, gli indagati restano Daniele Vicientino, 36 anni, Mesagne; Albino Prudentino, 59 anni, di Ostuni; Nicola Nigro, 36 anni di Ceglie Messapica; Bruno Bembi, 48 anni di Oria;  Maurizio e Giovanni Vicientino (cugini del boss) di 34 e 58 anni; Angelo Cavallo, 38 anni di Mesagne; Tiziano Maggio, 33 anni di Mesagne; Tobia Parisi, 30 anni, di Mesagne; Gennaro Solito, 57 anni, nato a Martina Franca e residente a Ceglie Messapica. L’avviso di conclusione delle indagini sarà notificato anche all’undicesimo indagato, Ercole Penna in persona, 36 anni, di Mesagne: l’unico che ha ricevuto l’atto al riparo della località protetta in cui vive da novembre scorso, sotto l’egida dello Stato insieme alla famiglia, da uomo che non tornerà in carcere.

Quando solide fossero le accuse della procura antimafia il futuro pentito lo aveva capito per tempo. Le indagini che hanno portato alla retata di fine settembre scorso, hanno calato la maschera al nuovo network della Sacra Corona Unita, quello che faceva capo a Daniele Vicientino, uno al quale bastava comparire per fare sbiancare avversari e vittime delle estorsioni. Assieme a Penna, gli inquirenti lo avevano intuito assai chiaramente, aveva preso in mano le redini del vecchio gruppo di Antonio Vitale, detto il Marocchino. Accanto a loro, a pilotare la transizione della criminalità organizzata dallo sfruttamento delle rendite finanziarie del contrabbando a nuovi affari, proprio uno degli uomini di punta del traffico di sigarette, l’ostunese Prudentino (in comune con il celeberrimo Ciccio la Busta “re delle bionde”, solo il cognome, nessuna parentela).

Il clan si era convertito ad affari nuovi, come il controllo del giro dei videopoker, che in alcuni casi veniva attuato imponendo ai gestori dei locali le macchine fornite da Prudentino, in altri casi imponendo il pizzo, ma non solo. In più c’era un giro in fase di avvio in Albania con l’imminente apertura di un casinò a Valona, al piano terra di uno stabile dove Albino Prudentino si era trasferito. I militari dell’Arma hanno stoppato la festa inaugurale, già fissata per il primo ottobre. Sulle liaison di Prudentino a Valona, il processo che prevedibilmente verrà svelerà retroscena sicuramente interessanti, dato che il figlio Angelo pare fosse socio in affari – fondatore di tre compagnie - con la sorella del ministro dell’Integrazione di Tirana, Majlinda Bregu. Società tutte impegnate nel giro delle scommesse e dei giochi d’azzardo, proprio il nuovo orizzonte del business del clan Scu. A quanto pare, Penna ha raccontato retroscena inediti anche sul punto.

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