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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Oria

Sequestro antimafia, il Tribunale: “Villa acquistata con denaro lecito”

Immobile restituito a Bruno Bembi: “Investimento con parte del risarcimento per la morte di un parente”. Lavora e svolge anche volontariato

ORIA – Il Tribunale di Lecce ha revocato il sequestro anticipato, in chiave antimafia, restituendo a Bruno Bembi, 57 anni, di Oria, la villetta con terreno annesso del valore di 365mila euro: “Gli immobili furono acquistati con denaro lecito da un familiare, investendo parte del risarcimento danno per la morte di un altro congiunto”.

Il decreto

Giudice-Gabriele-Perna-2Il provvedimento della prima sezione penale, presieduta da Gabriele Perna (nella foto al lato), è stato depositato nella giornata di ieri, primo marzo 2019, all’esito della camera di consiglio nel corso della quale l’avvocato Pasquale Annicchiarico ha illustrato la documentazione raccolta subito dopo l’applicazione dei sigilli. Il decreto era stato eseguito dai militari della Guardia di Finanza di Francavilla Fontana lo scorso 12 febbraio 2019, sulla base di accertamenti patrimoniali che – secondo i militari – avevano “consentito di riscontrare la sperequazione tra gli esigui redditi dichiarati dal soggetto e dal suo nucleo familiare ed il patrimonio accumulato nel tempo, frutto del reimpiego dei profitti derivanti dalle attività illecite". La villa risulta formalmente intestata a un componente della famiglia, ma di fatto è residenza dello stesso Bembi. Secondo l'accusa, si tratterebbe di "intestazione fittizia di immobile".

La difesa

Il penalista ha prodotto “documentazione dalla quale emergeva la piena legittimità dell’acquisto da parte” di un familiare di Bruno Bembi (del quale sono ovviamente indicati nome e cognome, ndr) “avvenuto  utilizzando parte dei 240mila euro, somma ottenuta ad agosto 2006 quale risarcimento del danno per la morte di un parente nel 2005 (anche in questo sono state indicate le generalità, ndr)”.

Questo risulta – scrive il Tribunale – “dalla comunicazione di avvenuta bonifico con indicazione della causale e dai movimenti sul conto corrente utilizzato per emettere gli assegni utilizzati per l’aggiudicazione dell’immobile e su quello sul quale veniva bonificata la somma da parte della compagnia assicuratrice”.

Il collegio ha rilevato che “nessun accertamento veniva in proposito condotto dalla Guardia di Finanza di Francavilla Fontana, tanto che lo stesso pubblico ministero chiedeva la revoca del sequestro”.

I redditi

pasquale annicchiarico-2“Sulla caratura criminale di Bembi”, il Tribunale ha fatto riferimento a sentenze di condanna, passate in giudicato, per associazione di stampo mafioso, l’ultima delle quali è della Corte d’Appello di Lecce del 21 novembre 2014, diventata irrevocabile il 14 luglio 2016, e relativa a fatti del 2005.

“Come osservato dalla difesa, si tratta di fatti avvenuti nel tempo e da allora non risulta che Bembi abbia commesso alcun illecito, risultando al contrario occupato, senza soluzione di continuità, come bracciante agricolo”. Da “questo lavoro e da sussidi di disoccupazione trae il suo sostentamento”, si legge nel decreto del collegio. Non solo. “Nelle motivazione della sentenza, non è dato scorgere cenni sulla permanenza  del reato contestato, onde conferire all’appartenenza mafiosa il crisma dell’attualità”. (Nella foto accanto l'avvocato Pasquale Annicchiarico)

I pentiti

Quanto, poi, alle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, il Tribunale scrive: “Si sostanziano in due scarne frasi estrapolate da un verbale di interrogatorio che difettano di riferimenti spazio temporali, onde saggiare la reale e attuale sussistenza dell’affiliazione mafiosa”.

Il volontariato

Al contrario, “appare indice di affrancazione del contesto criminale, oltre alla stabile e continuativa attività lavorativa, anche la dedizione al volontariato da parte di Bruno Bembi, in un’associazione di protezione civile di Oria, da oltre dieci anni”. Anche questo aspetto documentato dalla difesa.

“Queste considerazioni sono esattamente speculari a quelle espresse già nel 2010 dal Tribunale di Sorveglianza di Lecce che revocava la libertà vigilata a Bembi, dichiarandone cessata la pericolosità sociale e che da questo momento non si ravvede l’emersione di elementi ai quali ancorare una valutazione di pericolosità sociale.

La conclusione

“Gli elementi addotti appaiono insufficienti per declinare Bembi come soggetto socialmente pericoloso e come tale da sottoporre a una misura a tutela della collettività”: per questi motivi, il Tribunale ha rigettato la richiesta di applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale nei confronti di Bruno Bembi e ha revocato il sequestro. Di conseguenza, ha ordinato all’Agenzia delle Entrate di Brindisi di procedere alla cancellazione della trascrizione del sequestro.


 

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