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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Salvataggio, ora caccia allo scafista

BRINDISI - La rampa del traghetto “Sorrento” cala sulla banchina di Punta delle Terrare attorno a mezzogiorno. Fuori è in attesa da tempo una piccola task force della Polmare. Non c’è bisogno di equipe mediche: i 17 naufraghi, tutti pakistani, stanno bene.

BRINDISI - La rampa del traghetto “Sorrento” cala sulla banchina di Punta delle Terrare attorno a mezzogiorno. Fuori è in attesa da tempo una piccola task force della Polmare. Non c’è bisogno di equipe mediche: i 17 naufraghi, tutti pakistani, recuperati su un natante di sei metri alla deriva nello Ionio Settentrionale, stanno bene. La nave del gruppo Grimaldi è arrivata in tempo prima che il mare gonfio rovesciasse lo scafo. Ma adesso la palla passa alla Polizia di Frontiera che deve fare subito due cose: identificare tutti i cittadini stranieri scesi a terra e perquisirli; poi interrogarli e cercare di individuare tra di loro lo scafista, se c’è.

Il comandante della Sorrento ha ricevuto l’ordine della Guardia Costiera greca di avviare le ricerche dell’imbarcazione alla deriva non molto tempo dopo aver lasciato il porto di Igoumenitsa, all’1 della notte scorsa. C’era una zona delimitata da scandagliare con il radar, ma anche abbastanza vasta. Alle ricerche partecipavano altre unità in transito. L’avvistamento è avvenuto dalla plancia del traghetto italiano, che ha effettuato il recupero. A bordo i primi soccorsi, gli accertamenti del medico di bordo, la distribuzione di cibo. Da Brindisi la Capitaneria di Porto ha ricevuto gli aggiornamenti dal comandante della Sorrento.

Gli immigrati appena sbarcati sono stati perquisiti dai poliziotti. E’ una procedura di routine, spiega il vicequestore Salvatore De Paolis, dirigente della Polizia di Frontiera di Brindisi, che serve per cercare armi, eventuali quantitativi di stupefacenti e oggetti con i quali si potrebbero compiere atti di autolesionismo. Sulla banchina si accumulano le cinture dei calzoni dei giovani pakistani. Sono tutti maggiorenni, e spiegano che devono raggiungere loro parenti, molti in Italia, altri in diversi paesi europei.

Raccontano di essere stati radunati ad Arta, e di essere partiti da lì per il viaggio verso l’Italia. Alla fine avrebbero pagato anche 4mila dollari. Ma Arta è nell’entroterra dell’Epiro, non lontana dal golfo di Azio. Ma nessuno spiega dove sia avvenuto l’imbarco. La costa dove si sono imbarcati i 17 pakistani forse è quella tra Preveza e Igiumenitsa, cento chilometri di falesie molto alte ma anche di tratti bassi, con spiagge. Chissà. La barca comunque era piccola: sei metri hanno detto gli uomini della “Sorrento”, e con il motore in avaria.

Chi pilotava? Gli scafisti c’erano, ma hanno abbandonato il natante in difficoltà e il suo carico umano. Come hanno lasciato la barca? Qui i racconti si fanno confusi, e il personale della Polmare sospetta fortemente che tra i 17 ci possano essere gli uomini dell’organizzazione che, secondo i pakistani, erano curdi. Capitolo ancora aperto al momento in cui scriviamo. Per i pakistani, a formalità di polizia concluse, tocca il trasferimento al Cara di Restinco. Hanno diritto di chiedere asilo, chi non lo farà sarà espulso come prevede l’attuale legge sull’immigrazione.

 

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