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Cronaca Via Materdomini

Scempio in zona Sciaia: amianto abbandonato a due passi dal mare

Lamiere su lamiere di amianto abbandonato a pochi metri dal mare e dalle case del quartiere Sciaia. A segnalarci il frutto di un ennesimo gesto illegale e, soprattutto, pericoloso per la salute pubblica, un lettore di BrindisiReport.it che, durante una passeggiata, ha notato un cumulo sospetto abbandonato presso una struttura diroccata su via Torpediniere Climene

BRINDISI - Lamiere su lamiere di amianto abbandonato a pochi metri dal mare e dalle case del quartiere Sciaia. A segnalarci il frutto di un ennesimo gesto illegale e, soprattutto, pericoloso per la salute pubblica, un lettore di BrindisiReport.it che, durante una passeggiata, ha notato un cumulo sospetto abbandonato presso una struttura diroccata su via Torpediniere Climene, la strada che da via Materdomini porta, costeggiando l’ex Estoril e la costruzione conosciuta come Pic-nic, alla diga.

La struttura in questione apparteneva, insieme alla spiaggia attigua, alla Marina militare, ora invece è passata al comune che, seguendo il progetto di riqualificazione dell’area, dovrebbe abbatterla nei prossimi mesi.

Ma torniamo al ritrovamento, decine di lamiere, accatastate una sopra l’altra, visibili dalla strada tanto da far pensare che chi ha deciso di liberarsene probabilmente aveva una certa fretta vista la posizione delle lamiere, abbandonate quasi sul ciglio della strada.amianto, sciaia-2

Naturalmente non abbiamo l’assoluta sicurezza che le lamiere riprese nelle foto e nel video siano Eternit, questo può essere accertato solo da un esame di laboratorio, ma sia la composizione caratteristica del materiale, sia il primo giudizio dato dalla Polizia municipale, che, dopo aver esaminato i reperti, ha avviato le procedure necessarie nei casi di individuazione di amianto, lascia supporre che il materiale abbandonato sia composto da fibrocemento, materiale che sin dalla sua prima apparizione sul mercato (intorno al 1903 con l’apertura della prima fabbrica, in Svizzera, ndr) ha riscosso uno strepitoso successo, arrivando ad essere onnipresente nel campo dell’edilizia, sia come materiale da copertura, nella forma di lastre piane o, come in questo caso, ondulate e come coibentazione di tubature.

Solo negli anni 60 le ricerche scientifiche portarono alla luce i gravissimi problemi che la polvere di amianto, frutto dell’usura del materiale ed usato anche come composto nella produzione di selciati, può causare nell’uomo: dall’asbestosi, una malattia polmonare cronica, al cancro. Ignorando tutto ciò la fabbricazione dell’eternit è proseguita fino al 1986, causando svariati decessi, soprattutto tra gli operai della azienda di Casal Monferrato (per questo venne amianto, sciaia 2-2-2avviata un’azione legale contro l’ex presidente del consiglio di amministrazione e il direttore dell’azienda negli anni sessanta, terminata nel novembre del 2014 quando la Corte suprema di cassazione dichiara prescritto il reato di disastro ambientale, annullando le condanne e i risarcimenti in favore delle parti civili, ndr).

Un vero e proprio flagello per l’intero territorio nazionale, un’emergenza presa sotto gamba tanto da fare ammettere al presidente del Senato, Piero Grasso, durante l’Assemblea nazionale sull’amianto di pochi giorni fa, tutta la preoccupazione del Parlamento per la situazione in cui si trova l’attività di bonifica sul territorio. Durante l’assemblea è venuto fuori che con i ritmi attuali di bonifica occorreranno circa 85 anni per liberare l’Italia dall’amianto. Un’eternità.

Ma una bonifica completa è necessaria, si stima infatti che, sul territorio italiano, siano presenti circa 32 milioni di tonnellate di amianto; una bomba per la salute dei cittadini. Purtroppo sono diversi gli ostacoli affinché ciò possa avvenire in tempi rapidi, sia per la mancanza di risorse che per la complessità normativa che regola il tutto, ma anche la mancanza di una mappatura completa dei siti a rischio (sono oltre 44.000 i siti rilevati, al novembre 2015, dalla mappatura dell’inquinamento da amianto, con una concentrazione maggiore sul versante adriatico, ndr), come la resistenza delle aziende per gli elevati costi di bonifica. Tutto ciò a portato alla situazione attuale: un’attività di bonifica che procede troppo lentamente, con poco più di 1.000 siti bonificati, e un territorio ancora in pericolo, e con esso la salute dei cittadini. 

Negli anni sono state decine e decine i casi di abbandono selvaggio di amianto, l’intera provincia ha registrato ritrovamenti di questo materiale, da poche lamiere abbandonate sul ciglio della strada a vere e proprie discariche, con l’unico risultato di mettere a repentaglio la salute di tutti.
Anche il comune di Brindisi, con un’ordinanza sindacale, ha avviato il censimento obbligatorio dei materiali contenenti amianto, un’autonotifica che i proprietari o i responsabili di beni immobili o unità produttive dove siano presenti materiali o prodotti contenenti amianto dovranno presentare, entro 60 giorni dalla pubblicazione, all’ufficio comunale Servizio Ecologia ed Ambiente.

Un atto dovuto per cercare di accelerare i tempi di aggiornamento della mappatura dell’inquinamento d’amianto e per scongiurare casi come quello denunciato dal nostro lettore.

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