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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Scomparsi, decisivo un quarto uomo/ Video

CAMPI SALENTINA – Per quasi due mesi gli investigatori che hanno ininterrottamente cercato Luca Greco e Salvatore Marino, i due amici, di 38 e 34 anni, scomparsi domenica 10 marzo scorso e trovati morti questa mattina nelle campagne di Salice Salentino.

CAMPI SALENTINA – Per quasi due mesi gli investigatori che hanno ininterrottamente cercato Luca Greco e Salvatore Marino, i due amici, di 38 e 34 anni, scomparsi domenica 10 marzo scorso e trovati morti questa mattina nelle campagne di Salice Salentino, hanno creduto che dietro alla loro sparizione ci fossero fatti legati alla criminalità organizzata, questioni di droga, racket, spartizioni del territorio. Un vero e proprio caso di lupara bianca. Mai avrebbero pensato al movente passionale se qualcuno non avesse fornito le dovute indicazioni. La svolta è arrivata solo una settimana fa quando un testimone ha svelato retroscena che gli inquirenti non avevano ancora considerato.

I carabinieri non si aspettavano nemmeno che questa mattina con l'esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti di Mino Perrino, 38 anni, Luigi Tasco 45 anni e Franz Occhineri 34 anni tutti di Campi Salentina, si sarebbe arrivati alla completa risoluzione del caso. Sarebbe stato uno dei tre arrestati, infatti, a fornire questa mattina le indicazioni sul luogo dove si trovavano i corpi. Un giallo risolto, che però fa rabbrividire. Massimiliano Marino, 34 anni di San Donaci, sarebbe stato ucciso per aver corteggiato “pesantemente” la compagna di Mino Perrino (suo amico), mentre Luca Greco, 38 anni, di Campi Salentina (ex cognato di Perrino), invece, sarebbe stato ammazzato perchè aveva assistito all'uccisione del suo amico. Era semplicemente un testimone scomodo, trovatosi, per altro, lì per caso.

Due famiglie distrutte per gelosia. Mino Perrino è accusato di duplice omicidio e soppressione di cadavere, gli altri due invece sono ritenuti responsabili di favoreggiamento al duplice omicidio e soppressione di cadavere in concorso. Perrino avrebbe ammazzato a colpi di pistola i due amici, colpendo ognuno di essi con tre proiettili alla schiena, in una villa in campagna in agro di Campi Salentina, Occhineri e Tasco avrebbero fornito il loro aiuto per l'occultamento dei cadaveri, gettati in un pozzo adiacente a un casolare abbandonato, in contrada San Francesco in agro di Salice Salentino (video).

I due corpi sono stati trovati dai carabinieri del nucleo investigativo e del comando provinciale di Lecce, e della compagnia di Campo Salentina, in avanzato stato di decomposizione in una cisterna con due metri di acqua e larga poco meno di un metro. Per il recupero dei cadaveri si è reso necessario l'intervento del Nucleo speleo alpino fluviale dei Vigili del fuoco, con l'ausilio di autorespiratori.

La storia finita poi in tragedia che vede protagonisti i due amici Massimiliano Marino e Luca Greco inizia nel pomeriggio di domenica 10 marzo quando i due si sono recati a casa di Mino Perrino per bere un caffè. Greco aveva riferito alla moglie, Maria Luisa Micelli, che stava andando all'Ipercoop di Surbo per fare shopping insieme al suo amico di San Donaci. Inizialmente si era pensato che i due si fossero allontanati da Campi Salentina, poco dopo le 17,15 a bordo della Lancia Lybra di colore blu di Marino, per andare direttamente all'ipermercato. In seguito è stato accertato che prima di giungere al centro commerciale hanno fatto tappa a casa di Perrino, non sapendo che lì avrebbero incontrato la morte.

Una visita annunciata da una telefonata, “stiamo venendo per bere un caffè”, una mossa, questa, che è servita agli investigatori per dirigere le indagini su Mino Perrino. Da quanto hanno ricostruito i carabinieri di Lecce grazie alla preziosa collaborazione del testimone chiave, da qualche tempo Perrino era venuto a conoscenza che Massimiliano Marino aveva avanzato proposte a sfondo sessuale alla sua compagna. Un corteggiamento che pare fosse diventato insistente e che il 38enne finito in manette aveva deciso di vendicare con l'assassinio di colui che stava corteggiando la sua donna. Un comportamento interpretato come un vero e proprio sgarro dal momento che Marino e Perrino erano anche amici.

Da quanto avrebbe spiegato il testimone chiave agli investigatori, infatti, i due da qualche tempo si frequentavano assiduamente. Uscivano spesso insieme e forse erano stati anche complici di qualche azione delittuosa. Entrambi, infatti, si sono macchiati di reati contro il patrimonio. I carabinieri hanno trovato nei tabulati del traffico delle telefonate fatte da Marino prima della sua scomparsa proprio il numero di Perrino.

I due sarebbero stati ammazzati tra le 18 e le 20 di domenica 10 marzo. I loro corpi sarebbero stati occultati poche ore dopo. Dai controlli sul traffico telefonico di Perrino, infatti, sarebbe emerso che il 38enne aveva interrotto le comunicazioni telefoniche dalle 17,02 di domenica alle 6,59 del lunedì successivo. Non è stato ancora accertato, però, quanto tempo dopo l'omicidio i cadaveri sono stati gettati nel pozzo di contrada San Francesco. Ci sono però telefonate frequenti sul tabulato del testimone con Occhineri e Tasco alle: 18.57, 19.28, 19.35 e 19.36. Si presume che i due siano tornati con Perrino sul luogo del delitto per prelevare i corpi.

Il 13 marzo scorso, intanto, in agro del comune di Campi Salentina, località Giovannella, era stata trovata la carcassa completamente bruciata della Lancia Lybra di Marino, all’interno della quale non c'era alcun elemento utile allo sviluppo delle attività investigative. L’attenzione degli inquirenti, però, si è focalizzata fin da subito su Mino Perrino e su un altro soggetto proprio per via dell’assiduità dei contatti telefonici e dei documentati rapporti di frequentazione con gli scomparsi. La risposta al perché di questi collegamenti, però, è arrivata solo con la testimonianza del collaboratore che ha permesso di dare una svolta alle indagini avvenuta la sera del 4 maggio scorso. Prima di questa data, questo soggetto ha fortemente temuto per la propria incolumità.

Oltre alle dichiarazioni rese dal testimone e ampiamente riscontrate dai tabulati, le responsabilità di Perrino, Occhineri e Tasco sono testimoniate anche dalle condotte adottate nei giorni successivi alla scomparsa. Perrino, inoltre, alcuni giorni dopo l’accaduto, aveva cessato l’utilizzo dell’utenza telefonica e del cellulare a essa abbinato con cui aveva comunicato con Marino e i suoi complici. E quando la moglie di Greco gli aveva chiesto il secondo numero di Marino, lui aveva risposto che aveva perso tutti i numeri perchè entrambi i suoi telefoni gli erano caduti nel water. Agli investigatori è stato subito chiaro che questo comportamento era finalizzato a nascondere i rapporti intercorsi con gli scomparsi, nella consapevolezza della probabile convocazione da parte dei carabinieri.

Dagli elementi probatori acquisiti, inoltre, emerge chiaramente come fin dai momenti immediatamente successivi all’episodio delittuoso, “consumato con freddezza e lucida determinazione”, Mino Perrino ha posto in essere tutta una serie di condotte finalizzate incontrovertibilmente ad inquinare le prove: sopprimendo i cadaveri insieme ai due complici, incendiando e distruggendo completamente la Lancia Libra della vittima rendendola inservibile all’acquisizione di tracce pertinenti al reato, disfacendosi dei telefonini e delle sim card con cui aveva contattato Marino e a lui in uso nelle fasi di consumazione dell’omicidio e concordando un’univoca versione di comodo da lui ideata e da rendere agli inquirenti".

Questa mattina sul luogo del ritrovamento dei cadaveri, oltre alla sezione rilievi del Comando provinciale carabinieri di Lecce e della compagnia di Campi, al comando del capitano Nicola Fasciano, si sono recati il medico legale Alberto Tortorella, il pm di turno e successivamente il Procuratore della Repubblica di Lecce Cataldo Motta, accompagnato dal comandante provinciale dei carabinieri di Lecce, colonnello Maurizio Ferla.

 

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