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Cronaca

Torce petrolchimico, tensioni in consiglio e tra il pubblico. Tutto rinviato

Quattro ore di consiglio comunale per arrivare a decidere di convocare una seduta monotematica sulle torce, dopo continue liti fra l'opposizione che sperava di capire il perché delle ripetute accensioni e le conseguenze sulla salute proponendo una commissione composta tra esperti e la maggioranza di centrosinistra che alla fine ha bocciato ogni proposta, anche quella di estendere la rete di centraline per il monitoraggio

BRINDISI – Quattro ore di consiglio comunale per arrivare a decidere di convocare una seduta monotematica sulle torce, dopo continue liti fra l’opposizione che sperava di capire il perché delle ripetute accensioni e le conseguenze sulla salute proponendo una commissione composta tra esperti e la maggioranza di centrosinistra che alla fine ha bocciato ogni proposta, anche quella di estendere la rete di centraline per il monitoraggio. E dopo uno scontro interno al pubblico dove sedevano ambientalisti e dipendenti del Petrolchimico. Risultato: ancora tensioni a fine lavori e voci di contestazione al sindaco Mimmo Consales che ha lasciato palazzo di città con più di qualcuno che gridava “vergogna”.

lite consiglio comunale 5-2Qualora ce ne fosse stato bisogno, quanto avvenuto dall’inizio della seduta sino a questa sera, è il segno evidente del fatto  che la questione ambientale a Brindisi costituisce una ferita aperta da anni, da quando il petrolchimico è diventato realtà. Ora più che mai, visto che dalle “candele” che svettano dalla zona industriale si vedono fiammate e fumi neri, nonostante l’inchiesta che portò la procura a sequestrare i camini e a dispetto di un investimento del valore di 50 milioni di euro per renderle “a norma”.

Non ci sarà nessuno che spiegherà ai brindisini, compresi gli stessi dipendenti delle società che operano nell’area industriale, cosa accade effettivamente quando avvengono gli “sfiaccolamenti” come chiedeva il consigliere comunale Riccardo Rossi di Brindisi Bene Comune, il quale ha snocciolato i dati delle accensioni rimandando al sito del Ministero dell’Ambiente, dove sono stati pubblicati i numeri delle “accensioni” dalla società Polimeri Europa.

“Non è possibile parlare di eccezioni di fronte a 200 accensioni in tre anni”, ha detto. “I livelli di Ipa, idrocarburi poliaromatici, hanno raggiunto picchi altissimi e il direttore dell’Arpa si è detto indignato. C’è qualcosa che non va, ma cosa? E’ giusto che i brindisini lo sappiano e che vengano accertate le emissioni in atmosfera con le conseguenze per la salute e l’ambiente”.

Lite consiglio comunale 3-2A conferma della necessità di capire ha consegnato anche i dati degli studi condotti da alcuni medici di neonatologia del Perrino assieme ad altri ricercatori sui neonati venuti alla luce con malformazioni cardiache, ha ricordato la necessità di un’indagine epidemiologica chiedendo al Comune di destinare la somma di 76mila euro nonché quella di definire un piano dei rischi di incidenti rilevanti, ai sensi della legge Seveso, nonché la richiesta di riaprire le procedure dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale per le torce e il potenziamento delle centraline per il monitoraggio dell’aria.

“Cosa vogliamo fare, vogliamo alzare la bandierina bianca perdendoci nelle parole? Noi presenteremo un esposto in procura”, ha detto Rossi rivolgendosi ai colleghi che aveva di fronte. Quelli dalla sua parte, la minoranza, benché frastagliata perché unisce tanto espressioni di centrosinistra che di centrodestra, hanno condiviso. “Se tutti questi dati sono veri, chi conduce impianti in questo modo deve essere mandato a casa”.

Dal pubblico sono arrivati gli applausi. La parola è passata a Massimo Pagliara, Centro democratico, dipendente Versalis, e sindacalista Cisal per i chimici: “Non vogliamo che questo diventi uno scontro ideologico, vogliamo che si rispettino le esigenze della salute e quelle produttive”, ha detto in premessa per poi passare a riferire dati.

Lite consiglio comunale 2-2-2Altri rispetto a quelli di Rossi: “Sono dati dell’Arpa e testimoniano come siamo nei limiti, lo stesso sfiaccola mento è garanzia di sicurezza”. Dal pubblico dove erano presenti soprattutto aderenti all’associazione No al Carbone, sono partite le contestazioni. Giampiero Pennetta, si è lasciato scappare un’espressione tipicamente brindisina e il presidente del consiglio comunale, Luciano Loiacono, è stato costretto a battere i pugni sul banco per riportare la calma.

Pagliara ha continuato: “Chi parla, vive il petrolchimico da 30 anni, sulla proposta dell’ordinanza di chiusura, dico che Mario Merola gli fa un baffo”. A quel punto qualcuno tra i presenti nel pubblico ha urlato: “Quanti colleghi tuoi sono morti?”. Mentre Pennetta chiedeva tempo per intervenire, nella parte destinata ai cittadini, sono volati parole grosse tra attivisti delle associazioni di categorie e dipendenti del petrolchimico, al punto che la seduta è stata sospesa ed è stato chiesto l’intervento dei vigili. C’era anche il comandante Teodoro Nigro.

Alla ripresa dei lavori, Loiacono ha preso la parola: “Vista la complessità del tema, sarebbe stato meglio un monotematico”. Subito dopo l’intervento di Roberto Fusco: “Cosa deve accadere a Brindisi affinché questa maggioranza faccia qualcosa? Se avessimo chiesto un festival della birra, ci avrebbero risposto”. Il pubblico ha applaudito.

lite consiglio comunale 4-2La parola è passata ad Antonio Elefante, anche segretario cittadino del Pd, dipendente della Sanofi: “La chiusura di un’azienda è la sconfitta della politica e della sinistra, io non voterò mai una cosa del genere”, ha detto dopo aver ammesso che le emissioni entro i limiti di legge sono una “truffa per i cittadini”. “Io non voto neanche se me lo chiedono Emiliano o Renzi”.

Luigi Sergi, ex Scelta civica, ora opposizione: “Questa città è avvelenata da anni, ma la maggioranza decide di non decidere”. La parola è passata a Giampiero Pennetta: “Il Comune purtroppo ha una tradizione da scena muta sull’Aia”.

Il sindaco ha dapprima ricordato quel che l’amministrazione ha fatto in materia di tutela dell’ambiente, con la richiesta di abbassamento delle emissioni di ossido di azoto per Enipower (da 30 a 40, come invece sostenuto dal ministero), il no ad Edipower. “In questo caso ci siamo sentiti dire che lasciavamo 180 famiglie in mezzo alla strada e che non ci dobbiamo lamentare se la gente fa le rapine”, ha detto per poi passare a redarguire Fusco.

“Non abbiamo bisogno di favori dalla Regione, non c’è bisogno che lei gliene chieda ad Emiliano tra un selfie e un altro, il nostro è un diritto alla salute ma fare un’ordinanza di chiusura quando non vengono superati i limiti di legge non è possibile appunto perché mancano i presupposti: sul piano romantico va bene, su quello pratico e legale no visto che verrebbe impugnata”. A Rossi si è rivolto dicendo: “Tanti anni fa i sindaci andavano a battere i pugni nelle stanze romane, io invece propongono di raccogliere tutta la documentazione sulle torce tramite la commissione consiliare all’Ambiente e di discuterne in un monotematico”.

Così sarà perché l’ordine del giorno di Rossi, nonostante sia stato rivisto, emendato e discusso a più riprese anche su suggerimento di Mauro D’Attis, di Fi, in modo tale da ottenere condivisione dalla maggioranza è stato bocciato: 17 voti contrari, sette i favorevoli. Nulla di fatto, con la sola eccezione di un monotematico. La domanda è: servirà davvero a qualcosa?

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