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Cronaca

“Scu? Con Martena solo amici d’infanzia. Quei pizzini cestinati”

Respingono le accuse Enzo Sicilia e Andrea Polito, in sei si avvalgono della facoltà di non rispondere”

BRINDISI – In sei hanno preferito opporre il silenzio davanti all’accusa mossa dalla Dda di Lecce sull’esistenza di un nuovo gruppo di stampo mafioso riconducibile al duo Raffaele Martena-Antonio Campana. In sue, invece, hanno respinto le accuse: “Con Martena siamo amici d’infanzia e quelle lettere che lui scrive ogni tanto dal carcere le abbiamo cestinate”.

Oltre le mura-3-2-3

Gli interrogatori

Il giorno dopo il blitz della Mobile nell’inchiesta chiamata Oltre le Mura della Procura Antimafia di Lecce, è iniziato il giro di interrogatori per i 12 indagati finiti in carcere, davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale salentino, Carlo Cazzella. Sono tutti accusati di aver fatto parte dell’associazione di stampo mafioso, la Sacra Corona Unita, ricostituita nei territori di Brindisi, Tuturano, Mesagne e San Pietro Vernotico negli ultimi mesi. Più esattamente, stando all’accusa, dal mese di luglio 2017 e sino a dicembre scorso.

Tutti agli ordini della coppia Martena-Campana, i quali avrebbero posto in essere una “vera e propria chiamata a raccolta” nel periodo in cui erano “detenuti nel carcere di Terni”, dove sarebbero persino riusciti ad avere la “disponibilità di un telefono cellulare, oggetto di accertamenti ancora in corsa, per comunicare all’esterno, in aggiunta ai pizzini di vecchia memoria. Quelle sfoglie lasciate in eredità dai vecchi che il gruppo “voleva fare fuori per avere il monopolio di tutte le attività illecite”, dalla droga alle estorsioni”. Riprendendo anche il controllo delle richieste di denaro, sotto forma di guardiania, ai cantieri edili, ai pescherecci e alle aziende della zona industriale, senza tralasciare la gestione dei parcheggi.

La professione di innocenza

Si sono detti estrani alle accuse gli indagati Enzo Sicilia, 33 anni, di Brindisi, difeso dall’avvocato Luca Leoci, e Andrea Polito, 29 anni, originario di San Pietro Vernotico, difeso dall’avvocato Giacomo Serio. Entrambi sono ristretti nel carcere di Borgo San Nicola, alle porte di Lecce, e qui hanno spiegato al gip le ragioni dei contatti con Martena. Andrea Polito, dal canto suo, ha spiegato di essere stato vicino di casa di Martena: “Lo conosco da quando era piccolo, ma con la Sacra Corona non c’entro niente”. 

Sicilia avrebbe fatto riferimento a una conoscenza datata nel tempo perché avrebbe conosciuto Martena quando andavano a scuola insieme. “Abbiamo fatto le elementari assieme, con la Scu non ho mai avuto niente a che vedere”, avrebbe riferito al giudice nel corso dell’interrogatorio. Quanto al pizzino che gli agenti hanno trovato nella sua abitazione, la spiegazione dell’indagato, sarebbe la seguente: “Una lettera come quelle che Martena scrive dal carcere, ma io non ho mai portato a termine quello che scriveva. Quel fogli li ho cestinati”. Sono stati trovati nel corso della perquisizione domiciliare l’8 novembre 2017 e risultano essere stati scritti il 16 e il 15 ottobre precedenti da Martena il quale rivolgendosi a Sicilia, lo chiamava “caro nocciolo”. Nomignolo che lo stesso indagato ha negato sia mai stato riferito alla sua persona.

Facoltà di non rispondere

Ha maturato la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere il fratello di Andrea, Vincenzo Polito, 33 anni, difeso dallo stesso avvocato, Giacomo Serio. In silenzio davanti al giudice per le indagini preliminari sono stati anche: Ronzino De Nitto, difeso dall’avvocato Pasquale Annicchiarico; Igino Campana, lo zio di Antonio Campana, assistito dall’avvocato Gianfrancesco Castrignanò; Mario Epifani, difeso dall’avvocato Fabio Di Bello; Jury Rosafio, assistito dall’avvocato Danilo Di Serio e Fabio Arigliano, difeso dall’avvocato Giacinto Epifani. Tutti i penalisti hanno già anticipato la volontà di ricorrere al Tribunale del Riesame per avere la possibilità di leggere i documenti dell’inchiesta ed essere, quindi, in condizioni di difendersi.

Pistola sequestrata a Fabio Arigliano, Oltre le mura-2-2-2

La droga e la pistola

Nella giornata odierna si sono anche svolte le udienze di convalida degli arresti in flagranza di reato avvenuti di fronte alla scoperta di droga nelle abitazioni di due indagati, al momento della notifica dell’ordinanza di custodia cautelare. Per Fabio Arigliano e Mario Epifani, il gip del Tribunale di Brindisi, competente per territorio, ha convalidato e ha emesso ordinanza di custodia in carcere per entrambi. Gli indagati hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere anche dinanzi all’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

In casa di Arigliano gli agenti hanno sequestrato poco meno di 75 grammi di cocaina, un bilancino di precisione e 800 euro in contanti ritenuti provento di attività illecita. I poliziotti della Squadra mobile hanno trovato una pistola Berretta simile a quella in uso alle forze dell’ordine, priva di numeri di matricola, con cinque cartucce calibro 7,65 inserite nel caricatore. A casa di Epifani i poliziotti hanno trovato 4,90 grammi di cocaina, alcune decine di grammi di hascisc, della mannite (sostanza solitamente utilizzata per il “taglio” della cocaina) e un bilancino di precisione. 

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