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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Scu Brindisi: "Per la droga affari con cosche calabresi e dell'Albania”

L'ultima relazione della Dia si riferisce al secondo semestre 2015: "Pace apparente tra gruppi mesagnesi e tuturanesi. Giovani emergenti spregiudicati". Su Carovigno e Ceglie: "Attentati di matrice estorsiva"

BRINDISI – “In provincia di Brindisi potrebbero consolidarsi ulteriormente i rapporti tra i sodalizi locali e le organizzazioni albanesi per l’importazione di notevoli quantitativi di droga. La vicinanza con la Calabria potrebbe favorire l’utilizzo di canali di approvvigionamento offerti dalle cosche”.

dia-3I profili evolutivi della Sacra Corona Unita emergono nell’ultima relazione sull’attività svolta dalla Dia che il ministro dell’Interno Angelino Alfano, nelle scorse settimane, ha illustrato al Parlamento con riferimento al secondo semestre del 2015: è l’ultima fotografia scattata dalla Direzione Investigativa Antimafia sulle associazioni di stampo mafioso esistenti in Italia.

Nel Brindisino, la Scu resiste dimostrando capacità di sopravvivenza garantita da un ricambio generazionale che ha portato sulla scena “giovani spregiudicati” così come è avvenuto nelle altre province pugliesi, dove le nuove leve entrate come “affiliati nelle consorterie criminali” hanno dimostrato di essere “poco inclini alle gerarchie del passato e sempre più orientati a dirimere le controversie ricorrendo allo scontro armato”. A Brindisi, “si tratta di bande composte da ragazzi che sembrano tendere verso un ampliamento della propria autonomia operativa, a detrimento dei sodalizi dominanti”. Con disponibilità di armi “come confermato dai sequestri operati”.

Fattore comune in Puglia, inoltre, è “la duplice strategia, sino ad ora perseguita, di apertura verso l’esterno, in primo luogo verso l’area balcanica per l’approvvigionamento degli stupefacenti e di soffocamento delle aree in cui insistono i clan, con manovre estorsive sempre più spinte”.

Nel Brindisino i tentacoli della Scu controllano il mercato della droga, rispolverando i vecchi canali del traffico di sigarette dall’altra parte dell’Adriatico, con contatti riesumati e nuovamente imbastiti con il Paese delle Aquile, accanto ai quali sono rimasti quelli rinvenienti dai legami con le ‘Ndrine, evidentemente mai finiti nel dimenticatoio, tenuto conto della stessa genesi della Sacra Corona Unita come costola della mala calabrese. Aspetti sui quali sono arrivate anche le confessioni dei recenti pentiti come Ercole Penna, del clan dei mesagnesi, e Sandro Campana (nella foto in basso), del gruppo opposto dei tuturanesi.

Sandro Campana dopo la catturaI due tronconi della Scu restano attivi, nonostante le decapitazioni conseguenti agli arresti, spesso sull’onda delle collaborazioni: “Lo scenario criminale brindisino appare saldamente strutturato attorno a due macro-entità geograficamente ben individuabili nella componente mesagnese dei Vitale-Pasimeni-Vicientino e in quella tuturanese dei Campana-Rogoli-Buccarella”, si legge a pagina 156 della relazione. “Ulteriori sodalizi, quali quello facente capo ai Bruno di Torre Santa Susanna o ai Brandi di Brindisi, seppur tuttora operativi, risultano notevolmente fiaccati dalle pesanti condanne che sono state inflitte ai rispettivi esponenti di vertice”.

“Allo stato, le consorterie che insistono sembrerebbero aver raggiunto una sorta di compromesso nella gestione dei traffici illeciti, in primo luogo quello connesso agli stupefacenti”, è scritto sempre nella relazione. Nel secondo semestre del 2015, nel mese di novembre, “è stata conclusa l’operazione Coca-family che ha portato all’arresto di 15 persone per traffico di cocaina e hashish”.

“Altra fonte di finanziamento dei gruppi criminali locali è rappresentata dalle estorsioni, praticate ricorrendo ad atti intimidatori, incendiari e dinamitardi, in danno di beni di proprietà di artigiani, commercianti e imprenditori”. Il capitolo del racket è oggetto di indagini ancora in corso con particolare riferimento a quanto è accaduto a “Ceglie Messapica il 5 luglio 2015, quando un incendio ha danneggiato il capannone di un’azienda agricola”, a “San Vito dei Normanni, in località Apani, il 25 luglio dello scorso anno, giorno in cui fiamme di origine dolosa hanno avvolto il “ristorante di uno stabilimento balneare” e ancora a Carovigno, “il 29 agosto” altro rogo ai danni di un ristorante”. I tre episodi sono stati solo accennati nella relazione, in attesa della conclusione delle inchieste. Non è escluso che negli stessi fascicoli siano state inserite le notizie di reato relative agli ultimi attentati incendiari nel Brindisino.

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