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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Scu, sfoglie e telefonate confermano i verbali dei pentiti: Martena & co restano in carcere

Il Riesame nega anche gli arresti domiciliari ad Andrea Martena, cugino di Raffaele, ritenuto a capo del gruppo di stampo mafioso assieme all’ergastolano Antonio Campana

BRINDISI – Più che gravi indizi, secondo il Tribunale del Riesame, le sfoglie scritte dal carcere e le telefonate fatte e ricevute in cella sarebbero prove evidenti dell’esistenza di un gruppo di stampo mafioso attivo soprattutto nel traffico di droga, “Oltre le mura”. Le mura del carcere dove erano e restano ristretti Raffaele Martena e l’ergastolano Antonio Campana, entrambi considerati al vertice della Sacra Corona Unita contemporanea, con affiliati a Brindisi, Mesagne e San Pietro Vernotico. Il Tribunale in funzione della libertà ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare.

Il carcere

Andrea Martena(1)-2I giudici del collegio salentino, nei giorni scorsi, hanno respinto le richieste anche di attenuazione della misura con il riconoscimento dei domiciliari per: Andrea Martena (nella foto accanto), 32 anni, nato a Brindisi, cugino di Raffaele; Ronzino De Nitto, 43, nato a Mesagne; Enzo Sicilia, 33, nato a Mesagne ma residente a Brindisi; così come per Fabio Arigliano, nato a Brindisi, 37 anni, e per i fratelli Andrea e Vincenzo Polito, di San Pietro Vernotico, 33 e 29 anni. Gli indagati sono ristretti in carcere dallo scorso 15 maggio, giorno in cui gli agenti della Mobile hanno eseguito le ordinanze firmate dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Carlo Cazzella, su richiesta del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Alberto Santacatterina.

L’inchiesta

Gli scritti e le intercettazioni sono stati, evidentemente, ritenuti elementi di conferma rispetto all’organigramma della Scu svelato, nel corso degli anni, da undici pentiti brindisini, sino ad arrivare all’ultima ricostruzione firmata da Sandro Campana, fratello di Antonino. E fratello di Francesco Campana, al vertice del gruppo qualificato storico, perché riferibile a Rogoli-Buccarella. I difensori Daniela d’Amuri, Dario Budano, Giacinto Epifani, Giacomo Serio, Pasquale Annicchiarico e Luca Leoci attendono il deposito delle motivazioni per presentare ricorso in Cassazione.

Ad oggi, quindi, resta confermata l’ordinanza di custodia cautelare con la quale il gip ha riconosciuto l’esistenza del gruppo di stampo mafioso tra Brindisi e i comuni della provincia “sino al mese di dicembre 2017”. La Scu dei nostri giorni, nonostante gli arresti con condanne pesanti, inflitte tanto a Martena quanto a Campana. Entrambi non hai mai mostrato un segno di cedimento, stando al contenuto delle conversazioni telefoniche intercettate quanto erano nel carcere di Terni. Come abbiano fatto ad avere la disponibilità di un cellulare, è oggetto di un procedimento penale parallelo. Antonio Campana, 39 anni, è stato condannato al carcere a vita per l’omicidio di Massimo Delle Grottaglie, in concorso con Carlo Gagliardi (estraneo all’inchiesta della Dda), avvenuto il 16 ottobre 2001. Martena, a fronte dei suoi 32 anni, ne ha collezionati già 14 di reclusione per appartenenza alla Scu sino al mese di maggio 2016.

Il ruolo di vertice è stato contestato a entrambi, partendo dal contenuto delle sfoglie sequestrate nei mesi di indagini, per aggiungere i verbali dei collaboratori di giustizia. Dal primo, in ordine di tempo, Ercole Penna, sino ad arrivare all’ultimo, Sandro Campana, fratello di Antonio e Francesco Campana.

I verbali dei pentiti

CAMPANA SANDRO (1)Nell’ordinanza firmata dal gip di Lecce Carlo Cazzella, sono riportati anche i nomi dei pentiti a conferma della descrizione della “pericolosità sociale degli indagati”, evidenziata nella richiesta di arresto dei pm del pool di Antimafia, guidato da Leonardo Leone de Castris. Fra tutti, si fa riferimento a quanto dichiarato da Sandro Campana (foto al lato) proprio in considerazione del grado parentale: dopo aver incastrato il fratello Francesco, condannato all’ergastolo, avrebbe riferito dell’”assiduo impegno dal carcere di Raffaele Martena, già affiliato a Vincenzo De Giorgi, nella gestione del traffico di sostanza stupefacenti”. Oltre a Sandro Campana, sono riportate le dichiarazioni di nove collaboratori di giustizia: Fabio Fornaro, Giuseppe Passaseo, Adolfo Saponaro, Francesco Gravina detto il Gabibbo, Cosimo Giovanni Guarini, Davide Tafuro, Ercole Penna e i leccesi Alessandro Verardi e Gioele Greco.


 


 

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