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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Scu e fotovoltaico: pm, 12 anni per Buccarella

BRINDISI - Il “boss” che è in cella da una vita va condannato a 12 anni di reclusione perché anche in tempi recenti continuava a dare ordini dal carcere: Salvatore Buccarella, 54 anni, recluso a Secondigliano, aveva investito in un affare di famiglia griffato Scu, la richiesta sistematica di pizzo agli imprenditori del fotovoltaico che avevano investito a Tuturano.

BRINDISI - Il “boss” che è in cella da una vita va condannato  a 12 anni di reclusione -secondo l'accusa - perché anche in tempi recenti continuava a dare ordini dal carcere: Salvatore Buccarella, 54 anni, recluso a Secondigliano, aveva investito in un affare di famiglia griffato Scu, la richiesta sistematica di pizzo agli imprenditori del fotovoltaico che avevano investito a Tuturano. Stamani, dinanzi al gup di Lecce Vincenzo Brancato, la requisitoria del pm Alberto Santacatterina nel processo con rito abbreviato che si sta svolgendo a carico di 10 persone imputate di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni, ai furti e al danneggiamento di impianti per la produzione di energia alternativa.

Il pm ha invocato la condanna a una pena di 12 anni di reclusione per Salvatore Buccarella, 54 anni, di Tuturano, difeso dagli avvocati Vito Epifani e Ladislao Massari); 12 anni per Francesco Campana, 40 anni, di Mesagne, difeso da Cosimo Lodeserto e Francesca Conte; 14 anni per Cosimo Giardino Fai, 53 anni di Tuturano, difeso dall’avvocato Gianvito Lillo, 6 anni di reclusione per Angelo Buccarella, il figlio 35enne di Salvatore, difeso da Ladislao Massari; 8 anni per Antonia Caliandro, 57 anni, di Tuturano, la moglie di Salvatore Buccarella, difesa dall’avvocato Giuseppe Lanzalone; 4 anni per Angelo Dimitri, 39 anni di San Pietro Vernotico, 6 anni per Gabriele Giannone, 39 anni di Tuturano, difeso da Daniela D’Amuri, 12 anni per Raffaele Renna (detto Puffo) di San Pietro Vernotico, difeso dall’avvocato Francesco Cascione; otto anni per Ronzino De Nitto, 38 anni di Mesagne, difeso dall’avvocato Pasquale Annicchiarico, 8 anni e sei mesi per Vincenza Trenta, 58 anni di Brindisi, difesa dall’avvocato Domenico Valetta, compagna di “Nino Balla”, al secolo Giovanni Buccarella, 86enne di Tuturano, padre di Salvatore, che non è più capace di stare a processo e la cui posizione è stata quindi stralciata.

Il giudizio che si sta celebrando dinanzi al gup Vincenzo Brancato è stato aggiornato al 31 gennaio ed è nato da un’inchiesta che portò il 19 settembre del 2012 all’esecuzione di sedici ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri. A rafforzare l’accusa anche le dichiarazioni di sei pentiti (Ercole Penna, Simone Caforio, Fabio Fornaro, Davide Tafuri e Giuseppe Passaseo) che confermarono che il gruppo facente capo a Buccarella aveva imposto il pizzo a tutti coloro che avevano deciso di investire nella realizzazione di parchi fotovoltaici. Secondo l’accusa, l’organizzazione criminale facente capo alla famiglia Buccarella, la nuova Sacra corona unita, si arricchiva essendo quindi in grado di mantenere i detenuti e le rispettive famiglie, oltre che di garantire il lavoro alle imprese di fiducia e occupazione ai giovani “vicini” al sodalizio.

Sono tredici i capi di imputazione dell’ordinanza di custodia cautelare. Si tratta in gran parte di estorsioni ai danni di imprenditori, due dei quali, i titolari della “Eds Infrastrutture”, denunciarono tutto ai carabinieri raccontando di essere stati raggiunti da un uomo, poi identificato in Cosimo Giardino Fai, già giudicato e condannato con rito abbreviato per un episodio estorsivo, che aveva presentato l’anziano “Nino Balla” come il padre di Salvatore Buccarella. Il primo capo è l’associazione per delinquere di stampo mafioso, ed era stata contestata a Salvatore Buccarella, Francesco Campana, Giovanni Buccarella, Cosimo Giardino Fai, Antonia Caliandro, Domenico D’Agnano, Cosimo Nigro (nipote di Buccarella), Raffaele Renna, Cosimo Talò e Vincenza Trenta, compagna di Nino Balla. Capi e promotori Salvatore Buccarella e Francesco Campana, in ottimi rapporti stando a quel che riferiscono i collaboratori di giustizia. Ma posizione di rilievo ce l’avrebbero avuta anche Fai e Buccarella senior, oltre alle rispettive consorti.

I presunti taglieggiatori avevano paragonato il proprio ruolo – stando a quanto riportato nel provvedimento – a quello svolto in Sicilia da Cosa Nostra. Ma non è soltanto di soldi che necessitava l’organizzazione, ma anche di posti di lavoro e di incarichi per le proprie aziende di fiducia. Le opere nei parchi eolici e fotovoltaici andavano svolti “da altre persone che pagano la protezione”. La guardiania veniva assicurata, in cambio di soldi. “Due, tre, quattro, cinque mila euro” al mese. Pagamenti dilazionati. I furti e i danneggiamenti venivano effettuati prima della richiesta in denaro, per convincere gli imprenditori della necessità di affidarsi a qualcuno per la sorveglianza.

 

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