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Scu, estorsioni e videopoker: restano in carcere i "capizona" che aveva fatto ricorso al riesame

BRINDISI – Restano in carcere sia Gennaro Solito sia Nicola Nigro, i due cegliesi coinvolti nell’operazione Calipso che ha portato allo smantellamento, secondo quanto emerge dalle carte della Procura distrettuale antimafia di Lecce, di una importante cellula della Sacra corona unita che aveva allungato le mani sui Comuni di Ceglie Messapica, Ostuni, Oria e Mesagne. I difensori di Solito (avvocati Danilo Cito e Aldo Gianfreda) e di Nigro (Ladislao Massari) avevano chiesto al Riesame di Lecce la revoca del provvedimento di custodia cautelare in quanto i loro assistiti nulla avevano a che fare con la Sacra corona. Ma il Riesame ha ritenuto che le accuse siano fondate su prove concrete ed ha rigettato confermando in tutto l’impalcatura accusatoria del sostituto procuratore antimafia Alberto Santacatterina.

BRINDISI – Restano in carcere sia Gennaro Solito sia Nicola Nigro, i due cegliesi coinvolti nell’operazione Calipso che ha portato allo smantellamento, secondo quanto emerge dalle carte della Procura distrettuale antimafia di Lecce, di una importante cellula della Sacra corona unita che aveva allungato le mani sui Comuni di Ceglie Messapica, Ostuni, Oria e Mesagne. I difensori di Solito (avvocati Danilo Cito e Aldo Gianfreda) e di Nigro (Ladislao Massari) avevano chiesto al Riesame di Lecce la revoca del provvedimento di custodia cautelare in quanto i loro assistiti nulla avevano a che fare con la Sacra corona. Ma il Riesame ha ritenuto che le accuse siano fondate su prove concrete ed ha rigettato confermando in tutto l’impalcatura accusatoria del sostituto procuratore antimafia Alberto Santacatterina.

“Faremo ricorso in Cassazione”, ha commentato l’avv.  Gianfreda. Solito, cegliese, ex poliziotto, e Nigro, pure lui cegliese, entrambi più volte arrestati e condannati, sono stati gli unici due delle undici persone indagate nell’operazione Calipso che hanno presentato ricorso al Riesame. I difensori degli altri hanno preferito attendere l’esito di questi due ricorsi prima di muoversi. E dato l’esito probabilmente non faranno alcunché.

I coindagati di Solito e Nigro sono l’ostunese Albino Prudentino, arrestato in Albania dove si apprestava a inaugurare un casinò;  Ercole Penna, mesagnese, difeso dall’avvocato Marcello Falcone;  Bruno Bembi di  Oria, difeso dall’avv. Pasquale Annicchiarico;  Maurizio e Giovanni Vicientino (cugini del presunto capo Daniele Vicientino), Angelo Cavallo e Tiziano Maggio, mesagnesi, difesi dall’avv. Raffaele Misseri, tutti arrestati nell’ambito di questa operazione. Sono sempre irreperibili Daniele Vicientino e Tobia Parisi, mesagnesi.

Il pezzo pregiato di questa inchiesta è sicuramente Albino Prudentino. Un passato di mobiliere, poi contrabbandiere, quindi imprenditore in Albania con amicizie importanti. Amicizie che sono state messe notevolmente in imbarazzo di fronte al provvedimento di cattura internazionale emesso dalla giudice Ercole Aprile del Tribunale di Lecce per associazione mafiosa ed altro. Prudentino si trova rinchiuso in carcere in Albania in attesa di estradizione, sempreché il Paese delle Aquile la conceda.

Ma non ci dovrebbero essere problemi: sulla questione estradizione lo scorso febbraio il ministero degli Esteri italiano ha stilato un accordo bilaterale con il ministero degli Esteri albanese per semplificare e accelerare la procedura di estradizione di nostri concittadini domiciliati in Albania sottoposti a indagini o condannati in Italia.  Nel frattempo il giudice ha disposto il sequestro preventivo dei beni intestati a Prudentino.

A Ostuni, sostiene il magistrato inquirente, il punto di riferimento era Albino Prudentino. A Mesagne Daniele Vicientino, a Oria Bruno Bembi e a Ceglie Gennaro Solito. Prudentino aveva fatto sapere attraverso il suo difensore che lui con questa vicenda non ha nulla a che fare. Lo stesso aveva fatto Solito, arrestato qualche ora dopo gli altri presunti complici. Si trovava in Thailandia. Fu ammanettato a Malpensa subito dopo essere sbarcato dall’aereo che lo aveva portato in Italia e si trova rinchiuso nel carcere di Busto Arsizio. “Ho conosciuto Vicientino – si è difeso Solito – perché doveva farmi dei lavori al bagno”.

Anche Nigro sostenne di non avere a che fare con la Sacra corona. “Sono in cura al Cim – disse al giudice in sede di interrogatorio di garanzia -. Figuriamoci se la Sacra corona accetta uno come me”.

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