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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Scu, omicidio, droga e armi: chiesto il processo per 63 brindisini

In 22 accusati di associazione mafiosa: Carlo Solazzo indicato come killer di Antonio Presta, il complice resta senza nome. Parti civili: Ministero dell’interno e i Comuni di San Pietro, Sandonaci e Torchiarolo, ma non Cellino San Marco. E il maresciallo dei carabinieri Lazzari

BRINDISI – Chiusa l’inchiesta Omega bis sull’omicidio di Antonio Presta, avvenuto a San Donaci cinque anni, nella logica di una vendetta di stampo mafioso a marchio Scu, la Dda di Lecce ha chiesto il processo per 63 brindisini, a cominciare da Carlo Solazzo ritenuto il killer (nella foto in basso). In 50, 22 dei quali accusati di associazione mafiosa,  furono arrestati per la seconda volta il 20 settembre scorso, in 13 rimasero indagati a piede libero.

L’udienza preliminare

Carlo Solazzo-2Il sostituto procuratore Alberto Santacatterina, titolare del fascicolo, ha confermato le accuse mosse nella seconda ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri dopo che il Tribunale del Riesame annullò la prima del mese di dicembre per mancanza di motivazione autonoma da parte del giudice per le indagini preliminari. E ha chiesto al gup del Tribunale di Lecce, Carlo Cazzella, l’emissione del decreto che dispone il giudizio. L’udienza preliminare è stata fissata alla fine del mese.

Gli imputati

Gli imputati sono:  Salvatore Arseni, 43 anni, di San Pietro Vernotico; Claudio Bagordo, 44 anni, di San Pietro Vernotico; Vito Braccio, 35 anni, di Mesagne; Cristian Cagnazzo, 39 anni, di Copertino (Lecce); Gianni Caputo, 24 anni, di San Pietro Vernotico; Giuseppe Chiriatti, 28 anni, di Mesagne; Oronzo Chiriatti, 30 anni, di San Pietro Vernotico;  Floriano Chirivì, 36 anni, di Mesagne, Benito Clemente, 38 anni, di San Pietro Vernotico;  Vito Conversano, 46 anni, di San Donaci; Antonio Corbascio, 44 anni, di San Donaci;  Onofrio Corbascio, 49 anni, di San Donaci; Giuseppe Cortese, 28 anni, di San Pietro Vernotico; Cucci Gabriele, 27 anni, di San Pietro Vernotico, allo stato ancora irreperibile; Daniele D’Amato detto “Cacanachi”, 39 anni, di San Donaci;  Giuseppe D’Errico, 35 anni, di Mesagne; Sergio Dell’Anna, 40 anni, di San Pietro Vernotico.

Richiesta di processo anche per:  Antonio Francesco De Luca, detto "ticitone", 26 anni, di San Pietro Vernotico;  Saverio Elia, 39 anni, di San Pietro Vernotico;  Marco Ferulli, 44 anni, originario di Catania ma residente a San Pietro;  Francesco Francavilla, 37 anni, di San Pietro Vernotico;  Cosimo Fullone, 40 anni, di Mesagne;  Cristian Gennari, 30 anni, di Mesagne; Francesco Giannotti, 30 anni, di Mesagne;  Giuseppe Giordano, 46 anni, di San Pietro Vernotico. E ancora per:  Davide Goffredo, 36 anni, di San Pietro Vernotico;  Luca Goffredo, 38 anni, di San Pietro Vernotico;  Paolo Golia, 34 anni, di San Pietro Vernotico; Hajdari Gennaro, 34 anni, di Palermo; Stefano Immorlano, 36 anni, di Campi Salentina;  Gabriele Ingusci, 37 anni, di Nardò;  Fausto Lamberti, 38 anni, di Campi Salentina;  Gabriele Leuzzi, 38 anni, di Campi Salentina;  Antonio Brando Lutrino, 39 anni, di Ostuni; Vincenzo Maiorano, 42 anni, di San Pietro Vernotico; Gionatan Manchisi, 36 anni, residente in Germania;  Cosimo Mazzotta, 54 anni, di Cellino San Marco;  Matteo Moriero, 24 anni, di San Pietro Vernotico.

 Raffaele RennaSono imputati, inoltre: Umberto Nicoletti, 40 anni, di Lecce;  Massimiliano Pagliara, 40 anni, di San Pietro Vernotico;  Marco Pecoraro, 37 anni, residente in Germania;  Cosimo Perrone, 34 anni, di San Pietro Vernotico;  Giuseppe Perrone detto “Barabba”, 45 anni, di San Pietro Vernotico;  Daniela Presta, 40 anni, di Mesagne;  Gianluca Re, 38 anni, nato in Germania; Raffaele Renna, 48 anni, nato a Mesagne (foto accanto);  Daniele Rizzo, 40 anni, di San Pietro Vernotico;  Saverio Rizzo, 51 anni, di Cellino San Marco;  Giuseppe Saponaro, 35 anni, di Mennigen (Germania);  Antonio Saracino, 41 anni, di Mesagne;  Valtere Scalinci, 42 anni, di Albstad-Ebingen (Gernamia); Carlo Solazzo, 41 anni, di San Pietro Vernotico;  Pietro Solazzo, 38 anni, San Pietro;  Pietro Soleti, 52 anni, di San Pietro Vernotico;  Nicola Taurino, 25 anni, di San Pietro Vernotico;  Andrea Vacca, 42 anni, di San Pietro Vernotico; Annunziato Cristian Vedruccio, 39 anni, di Mesagne;   Cosimo Vitale, 28 anni di Campi Salentina; Pantaleo Giuseppe Filieri, 47 anni, di Nardò; Leonarda Greco, 40 anni, di San Pietro Vernotico; Roberto Longo, 50 anni, di Nardò; Giuseppe Luigi Screti, 30 anni, di Mesagne; Francesco Trinchera, 44 anni, di Nardò.

L’omicidio Presta e il movente

Le indagini dei carabinieri partirono all’indomani  dell’omicidio di Antonio Presta, avvenuto a San Donaci il 5 settembre 2012, figlio di Gianfranco Presta, già collaboratore di giustizia, esponente, negli anni ’90, di spicco della “Sacra Corona Unita”. Quell’esecuzione, per la Dda, è da ricondurre alla gestione della droga fra San Donaci e Cellino San Marco.

Nella ricostruzione dell’Antimafia, Antonio Presta, unitamente alla sorella Daniela, e con l’avallo dell’allora convivente di quest’ultima, Pietro Solazzo, in quel periodo detenuto, stavano assumendo il controllo del traffico di sostanze stupefacenti a Cellino San Marco tentando di scalzare Carlo Solazzo, fratello di Pietro, all’epoca a capo di una compagine criminale dedita allo spaccio di stupefacenti in quel comune.

Il 15 agosto 2012, sempre secondo l’accusa, Antonio Presta, unitamente alla sorella Daniela, incendiarono un’abitazione di Carlo Solazzo, approfittando di un periodo di assenza. Per vendicare il rogo Carlo Solazzo, il 5 settembre successivo, avrebbe ucciso Antonio Presta assieme a un complice che resta allo stato senza nome.

Due gruppi mafiosi 

Pietro SolazzoLe successive indagini hanno consentito di individuare gli esponenti di due gruppi criminali inseriti in contesti mafiosi, operanti nei comuni di San Donaci e Cellino San Marco, facenti capo rispettivamente a Piero Soleti ed ai fratelli Carlo e Pietro Solazzo (nella foto). Quest’ultimo, dopo la scarcerazione nel febbraio 2013, entrò inizialmente in contrasto con il fratello Carlo per poi riappacificarsi e rientrare a pieno titolo nella compagine criminale. I gruppi sandonacese e cellinese, attraverso i rispettivi capi, i luogotenenti ed i gregari operavano in simbiosi e nel pieno rispetto territoriale, evitando pericolose sovrapposizioni e sconvenienti disaccordi. Si era creato, anzi, una sorta di mutuo soccorso nella gestione delle illecite attività.

L’attentato alla villa del maresciallo dei carabinieri

Tra gli episodi contestati c’è anche l’attentato con ordigno esplosivo che il 19 dicembre 2012 danneggiò la villa del comandante della stazione dei carabinieri di San Donaci, Francesco Lazzari. Venne usato del tritolo.

Parti offese

Sono stati riconosciuti come parti offese e in quanto tale potranno costituirsi ai fini della richiesta di risarcimento danni, oltre al maresciallo Lazzari, il Ministero dell’Interno, i Comuni di San Pietro Vernotico, Sandonaci, Torchiarolo. Non c’è invece quello di Cellino San Marco.


 

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