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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Scu, Operazione Mediana: la Cassazione conferma 32 condanne per 260 anni

BRINDISI - Oltre due secoli e mezzo di condanne. A tanto ammontano le pene inflitte ai 34 imputati del processo alla Sacra corona unita che ha celebrato le ultime battute di fronte alla Corte di Cassazione. Confermato in toto, per tutti tranne due, le condanne inflitte nel processo di secondo grado. Le ultime battute della storia processuale nata con la operazione Mediana, messa a segno il 31 ottobre del 2001, che portò all’arresto di 164 persone, sono state pronunciate dal collegio presieduto da Antonio De Robertis, che ha emesso il verdetto nel tardo pomeriggio, dopo due giorni di interventi, la requisitoria del procuratore generale prima, le parole dei difensori in trasferta poi. Ricorsi rigettati o, peggio, inammissibili. Si chiude così la partita, nove anni dopo: 260 anni in tutto. Conto da rifare per due soli imputati, per i quali la Cassazione ha cassato in parte le sentenze di secondo grado, rimandando all’appello per la ridefinizione della pena.

BRINDISI - Oltre due secoli e mezzo di condanne. A tanto ammontano le pene inflitte ai 34 imputati del processo alla Sacra corona unita che ha celebrato le ultime battute di fronte alla Corte di Cassazione. Confermato in toto, per tutti tranne due, le condanne inflitte nel processo di secondo grado. Le ultime battute della storia processuale nata con la operazione Mediana, messa a segno il 31 ottobre del 2001, che portò all’arresto di 164 persone, sono state pronunciate dal collegio presieduto da Antonio De Robertis, che ha emesso il verdetto nel tardo pomeriggio, dopo due giorni di interventi, la requisitoria del procuratore generale prima, le parole dei difensori in trasferta poi. Ricorsi rigettati o, peggio, inammissibili. Si chiude così la partita, nove anni dopo: 260 anni in tutto. Conto da rifare per due soli imputati, per i quali la Cassazione ha cassato in parte le sentenze di secondo grado, rimandando all’appello per la ridefinizione della pena.

Tutto cominciò con l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce, Ercole Aprile, che firmò il mandato di cattura dando il via alla storica operazione, una delle azioni più energiche nel contrasto alla quarta mafia salentina messa a segno dalla unione delle forze di polizia, carabinieri e naturalmente magistratura. Il maxi-blitz scompaginò i nuovi assetti sorti in seno alla criminalità organizzata, riuniti sotto le insegne della Sacra corona libera che, dopo l’arresto dei capi storici, soppiantarono la prima compagine criminale di marca salentina, la Sacra corona unita. Clan di nuova fattura e vecchie logiche, le stesse del controllo del territorio per mezzo della intimidazione e, alla bisogna, del sangue.

Le nuove leve che presero il posto di Pino Rogoli, secondo l’accusa portavano i nomi dei mesagnesi Massimo Pasimeni “piccolo dente”, Antonio Vitale detto “il marocchino”, Massimo D’Amico alias “uomo tigre” e Massimo Cinieri, l’unico originario di Francavilla Fontana. Sarebbe stato il capoclan con l’alias più aggressivo, il primo a convertirsi alla collaborazione con la giustizia, confermando l’esistenza (tutt’altro che a sorpresa per gli inquirenti), dell’esistenza di un sodalizio di stampo mafioso in terra di Brindisi. Stesso percorso calcato da Massimo Cinieri da lì a poco.

Dopo aver incassato le sentenze di condanne emesse nel primo e secondo grado di giudizio, avevano proposto ricorso alla Suprema corte Francesco Sisto (21 anni), Massimo Buccolieri (20 anni), Cosimo Vincenzo Distante (18 anni), Francesco Argentieri (18 anni), Carlo Leo (14 anni) Ercole Penna (13 anni), Mario Musardo di San Donaci (4 anni più 9, per un totale di 13 anni), Giuseppe Leo (6 mesi in continuazione con altra pena a 13 anni, per un totale di 13 anni e 6 mesi), Massimo Pasimeni (12 anni in appello), Cosimo Mazzotta (11 anni), Massimo D’Amico (10 anni), Carlo Gagliardi confermata (9 anni), Mario Crastolla (8 anni e 8 mesi), Antonio Corbascio (7 anni e 30mila), Antonio Epicoco (7 anni e 30mila), l’albanese Kostandin Bokaj (5 anni e 30mila).

Poi  i fratelli Massimo Gravina (4 anni) e Raffaele Gravina (4 anni), Amilcare D’Errico (4 anni in continuazione), Salvatore Conserva (4 anni) , Pierino Carriero (4 anni) , Tobia Parisi (4 anni), Alessandro Nacci (4 anni) e Marcello Stranieri (4 anni), Paolo Palmisano (4 anni), Vito Valente (4 anni) , Gianluca Zito (4 anni), Giuseppe Panico (4 anni) , Rocco Conserva (4 anni), Pasquale Orlando (4 anni), Antonio Franciosa (2 anni e 400 euro).  Per Daniele Vicientino (14 anni), difeso dall’avvocato Daniela D’Amuri e Oronzo Santoro (8 anni e 35mila euro di multa), difeso dall’avvocato Massimo Murra, condannati in secondo grado per 416 bis e spaccio di stupefacenti, la Corte di Cassazione ha annullato la condanna per droga. Si ritorna adesso in appello per la ridefinizione della pena a fronte dell’azzeramento dell’ipotesi accusatoria relativa allo spaccio.

E’ questo l’epilogo capitolino della due giorni dedicata alla requisitoria finale del procuratore generale e agli interventi del collegio difensivo composto dai legali Marcello Falcone, Raffaele Missere, Giancarlo Camassa, Massimo Murra, Giuseppe Lanzalone, Daniela D’Amuri, Orazio Vesco, Ladislao Massari e Cinzia Cavallo.

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