“Scu, ordini dal carcere: no agli omicidi, sì alle estorsioni”
“Forza intimidatrice intatta, più efficace quanto meno viene esibita: colla nella serratura e danneggiamenti per spingere imprenditori e commercianti a chiedere protezione”
BRINDISI – No agli omicidi. Nessuna condanna a morte per punire “sgarri” interni alla Scu. Sì alle estorsioni ai danni di imprenditori, commercianti e liberi professionisti, ma senza minacce esplicite e violenze: stando agli ordini dal carcere, condivisi dagli affiliati in libertà o ai domiciliari, la Sacra Corona Unita preferisce affidare messaggi in chiave soft per indurre i destinatari a chiedere protezione.
Il cambio di strategia della Scu nella relazione del procuratore Maruccia
E’ cambiata la strategia dell’associazione di stampo mafiosa, presente in provincia di Brindisi, dopo l’omicidio di Antonio Presta, avvenuto a San Donaci nel 2012. E’ stato questo l’ultimo fatto di sangue ascrivibile alla Scu, stando all’analisi dell’Antimafia di Lecce, riportata nella relazione che il procuratore capo presso la Corte d’Appello, Antonio Maruccia, ha letto di recente in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
“Va segnalata l’assenza di omicidi o di altri gravi fatti di sangue mentre la stessa attività estorsiva, che le indagini indicano essere una costante dell'associazione, viene posta in essere avendo cura di evitare gesti di violenza eclatanti, potendosi conseguire l'effetto intimidatorio con la semplice spendita della fama criminale derivante dalla storia dell'associazione e comunque con mezzi più sofisticati e meno allarmanti”, è scritto nel testo.
Le nuove estorsioni
Le indagini condotte nel Brindisino hanno dimostrato che “può essere sufficiente danneggiare con la colla le serrature di un esercizio commerciale per fare pervenire al destinatario il medesimo messaggio”. “Da questo punto di vista la forza intimidatrice dell'associazione risulta intatta ed è tanto più grande quanto meno viene esibita, giungendo sino al caso limite in cui è chi intraprende
un'attività commerciale a prendere l'iniziativa, informandosi preventivamente su chi sia l'esponente dell'associazione al quale pagare la protezione, che viene in realtà considerata uno dei tanti costi d'impresa”, è scritto nella relazione.
Il prezzo chiesto agli imprenditori
“Dal punto di vista giuridico una tale fattispecie, nella quale manca qualsiasi minaccia esplicita o implicita, risulta tra l'altro difficilmente sussumibile, almeno sul piano della prova, sotto il paradigma del delitto di estorsione”. Il prezzo dell'estorsione è “raramente rappresentato da somme in contante, spesso difficilmente giustificabili nella contabilità di impresa”. La soluzione è altra e rimanda al “ricorso alle figure della guardiania o alla fornitura di beni che l'estorto sa gli verranno pagati con titoli di credito che rimarranno insoluti”.
Non solo. Le indagini riferiscono anche dell'intervento dell'associazione “volto al recupero di refurtiva di furti subiti da imprenditori, prestazione per così dire ricompresa nel pagamento del "'pizzo", e l'intervento volto al recupero di crediti, svolto evidentemente in forme più efficaci e rapide di quanto non lo sia l'ordinaria azione giudiziale”. Aspetto sul quale Maruccio ha invitato a riflettere.
Il no agli omicidi
L'associazione ha accuratamente evitato, negli ultimi anni, l'uso della violenza anche al proprio interno per risolvere i conflitti tra gli associati”. A differenza che in passato, quando numerosissimi sono stati gli omicidi commessi per affermare il proprio potere, per risolvere controversie tra associati o tra frange dell'associazione, non si segnalano omicidi riconducibili all'associazione mafiosa a far data dal settembre 2012.
“Il clamore provocato da eclatanti fatti di sangue finisce in ultima analisi per danneggiare gli interessi dell'associazione, non solo attirando l'attenzione delle forze di polizia e dell'opinione pubblica, ma provocando altresì l'intensificarsi dei controlli e del contrasto sui territorio che impediscono il normale esercizio delle attività criminali”.
Il rischio pentimento
“Per altro verso eventuali lotte intestine o scontri di potere finiscono in ultima analisi per provocare risentimenti, rancori e vendette che puntualmente, come dimostra la storia recente, inducono la frangia "perdente" all'interno dell'associazione alla collaborazione con la giustizia. Di pentiti la Scu ne ha avuti diversi negli ultimi anni, sia dal versante della frangia mesagnese con Ercole Penna, sia su quello opposto con Sandro Campana. Anche sulla base dei verbali firmati da entrambi sono stati eseguiti diversi arresti. Svelati i nomi degli affiliati, rimasti segreti per anni.