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Cronaca

Scuole e paure dei genitori. Ma per la sicurezza si è fatto davvero poco

Basta un clochard che, seguendo una sua lettura del mondo aliena per il resto della società civile, decide di rifugiarsi una scuola, per fare scattare l'allarme, la paura, la decisione di riportarsi a casa i propri figli. Sono le paure dei nostri anni

BRINDISI – Basta un clochard che, seguendo una sua lettura del mondo aliena per il resto della società civile, decide di rifugiarsi una scuola, per fare scattare l’allarme, la paura, la decisione di riportarsi a casa i propri figli. Sono le psicosi dei nostri anni, legati a fatti reali – e non all’immaginario collettivo – che nel caso della scuola ne hanno minato l’archetipo di luogo sicuro, il più sicuro dopo la famiglia. Incidenti, solai che cadono a pezzi, mense al centro delle critiche, bullismo, abusi che coinvolgono insegnanti, stupefacenti, e anche le immagini che magari arrivano dall’altro capo del mondo di sparatorie e morti. E’ una miscela su cui nelle famiglie si discute, si riflette e si decide che è meglio non mettere più la mano sul fuoco sulla sicurezza assoluta del luogo dove i propri figli trascorrono quattro, cinque ore o più sei giorni per settimana.

Questo il discorso generale. Nel particolare, a Brindisi, la prima domanda, forse anche l’unica e più importante è: cos’altro ci vuole, cos’altro deve accadere per rendere più sicure le scuole comunali, e in generale l’area dove si trovano le scuole? A cosa serve il servizio di video sorveglianza stradale costato fiori di quattrini alla comunità brindisina, se non si tengono sotto controllo queste aree critiche? Perché non si investe sulle misure di autoprotezione degli edifici scolastici, e si chiude ogni discussione sul fattaccio del giorno con vaghe promesse? Nelle scuole di Brindisi entra chi vuole, di notte, ma può accadere anche di giorno. La storia non si scrive con i “se fosse accaduto” e i “se fosse stato”, ma il ragionamento invece è applicabile ai problemi che si deve porre chi ha le responsabilità di evitare, per quanto possibile che certe cose accadano.

E allora: se fosse stato uno squilibrato, magari armato, ad entrare stamani nella scuola Virgilio di corso Roma? Che rischi avrebbero corso intanto gli operatori e le operatrici scolastiche incaricate dell’apertura? Non bisogna mai partire dal “però non è accaduto niente”. I vandali continuano a devastare e a rubare anche nelle scuole dell’infanzia, i costi del ripristino alla fine equivalgono a quelli di un buon sistema di allarme. Ma ben poco è cambiato in questi anni. Ricordiamo, anni fa, di aver visitato quella che allora era la scuola elementare del quartiere Perrino: sembrava un carcere, con i cancelli metallici nei corridoi e le grate alle finestre e agli ingressi degli uffici amministrativi. E ricordiamo le bombe a mano importate dalle zone di guerra della ex Iugoslavia sotterrate in un’aiuola della scuola materna del Paradiso. Non siamo più in quegli anni, per fortuna, ma le questioni di sicurezza delle scuole, pur mutate, permangono.

Le scuole sono vulnerabili. In questa città si è consumato il più grave atto criminale degli ultimi anni contro una scuola italiana. Si sarebbe potuti partire da quel giorno per avviare un progetto-pilota, una svolta, una politica esemplare di security per i luoghi dove studiano i figli dei brindisini. Di questo, purtroppo, non c’è traccia e il dovere dell’informazione è ricordarlo.

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