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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Sequestrate 6 tonnellate di formaggi

BRINDISI – Sei tonnellate di formaggi conservati in vaschette in alluminio e a temperature superiori rispetto a quelle previste per la corretta conservazione, e privi di etichettatura in lingua italiana destinati alle tavole del nostro Paese.

BRINDISI – Sei tonnellate di formaggi conservati in vaschette in alluminio e a temperature superiori rispetto a quelle previste per la corretta conservazione, e privi di etichettatura in lingua italiana destinati alle tavole del nostro Paese (salvo successive triangolazioni) sono stati trovati e sequestrati dai militari della compagnia della Guardia di Finanza di Brindisi. Denunciati tre cittadini bulgari, uno dei quali residente a Napoli.

La scoperta è stata fatta ieri mattina, al varco doganale di Costa Morena ovest. I prodotti caseari viaggiavano su un autoarticolato con targa bulgara imbarcato sulla motonave Sorrento proveniente dalla Grecia. Il carico trasportato dal Tir è stato ispezionato, oltre che dalle fiamme gialle della compagnia di Brindisi, dirette dal capitano Giovanni Andriani, anche dai funzionari della Dogana e dal personale del Dipartimento di prevenzione Sian (Servizio igiene alimenti e nutrizione) della Asl.

In tutto c'erano dieci bancali: due contenevano il tipico formaggio greco, la feta, per un totale di oltre 1100 chilogrammi, e nei restanti otto c'erano altre 5 tonnellate di formaggi molli sottovuoto che non riportavano nell'etichetta le indicazioni in lingua italiana.

Per quanto riguarda la feta si è proceduto con il sequestro penale, il formaggio era in cattivo stato di conservazione, quindi alterato, in violazione della legge 283/62 che disciplina le norme che tutelano la salute pubblica. Per i restanti prodotti caseari, invece, i finanzieri hanno proceduto con un sequestro di tipo amministrativo, in questo caso è stato violato il decreto legislativo 109/92, riguardante le etichettature degli alimenti.

Il carico viaggiava insieme a tre cittadini bulgari che sono stati deferiti a piede libero alla procura della Repubblica. Uno di essi risiede a Napoli e per questo si ritiene che i prodotti sequestrati fossero diretti nel capoluogo campano, non si esclude, però, che sarebbero stato immessi successivamente nel circuito dei mercati italiani attraverso altri canali.

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