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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Flash/ Sequestrato il castello di Oria

ORIA – Irregolarità nell’esecuzione dei lavori di ristrutturazione la causa che ha provocato il sequestro del castello di Oria da parte del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Brindisi, su ordine della magistratura brindisina. Otto persone, tra imprenditori, professionisti e pubblici ufficiali, gli indagati nell’operazione “Castle”, per abusivismo edilizio, abuso d’ufficio e truffa aggravata ai danni dello Stato.

ORIA Irregolarità nell’esecuzione dei lavori di ristrutturazione la causa che ha provocato il sequestro del castello di Oria da parte del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Brindisi, su ordine della magistratura brindisina. Otto persone, tra imprenditori, professionisti e pubblici ufficiali, gli indagati nell’operazione “Castle”, per abusivismo edilizio, abuso d’ufficio e truffa aggravata ai danni dello Stato.

Gli specialisti della Guardia di Finanza, hanno anche eseguito, contestualmente, numerose perquisizioni domiciliari nelle province di Lecce e Brindisi, nei confronti di quattro dipendenti dell’ufficio tecnico del Comune di Oria, quattro funzionari della Sovrintendenza competente e due della società proprietaria del Castello Svevo. L’indagine è diretta dal sostituto procuratore Antonio Costantini.

Dall’attività investigativa dei militari, su delega della locale Autorità Giudiziaria, è emerso che, nell’esecuzione delle opere di manutenzione ordinarie, straordinarie, di restauro, consolidamento statico e riqualificazione turistico – culturale del famoso castello la cui realizzazione viene attribuita a una disposizione di Federico II di Svevia tra il 1227 e il 1233, sono stati realizzati lavori in maniera del tutto difforme rispetto a quelli regolarmente autorizzati, nonostante tutti i vincoli esistenti, ciò in funzione della successiva variazione della destinazione del castello svevo.

Il castello di Oria è stato acquistato nel giugno del 2007 dalla famiglia di imprenditori brindisini Romanin-Caliandro, per una cifra versata agli eredi conti Martini-Carissimo di circa 7,8 milioni di euro e con pochi contrasti iniziali con l’amministrazione comunale pro tempore. La nuova proprietà ha intrattenuto anche un contenzioso riguardante i servizi per l’attività ricettiva del maniero federiciano che – era stato assicurato all’atto dell’inaugurazione – avrebbe mantenuto comunque ferme le sue caratteristiche di bene culturale aperto alla fruizione culturale e turistica.

La guerra vera e propria però è scoppiata nel giugno scorso con un ritardo però sospetto, visto che al momento della notifica di un’ordinanza dell’ufficio tecnico a Emanuela Romanin, alla testa della società di gestione, i lavori contestati pare fossero già stati ultimati. Cosa contestava l’ordinanza? Una lunga serie di presunte irregolarità (17 i punti contestati per cinque distinte aree): dal piazzale interno, al nucleo abitato, dal parco al cortile tra il castello e il monastero di San Benedetto. Incluse modifiche di prospetto, tra cui due finestre non previste dai permessi rilasciati nel 2008 e nel 2009.

L'atto, che ravvisava gli estremi di violazione alle norme urbanistiche, edilizie e di tutela dei beni culturali, ordinava alla Borgo Ducale di sospendere immediatamente i lavori descritti, presupponendo lavori “in assenza di permesso a costruire e con variazioni essenziali dal permesso di costruire”. Da qui, probabilmente, l’avvio delle indagini della procura di Brindisi, delegate alla Guardia di Finanza.

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