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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Torre Santa Susanna

Sequestrati 350mila euro alla famiglia Bruno: indagati padre e figlio

Blitz dei carabinieri a Torre Santa Susanna. Il 61enne Giuseppe Bruno e il 26enne Antonio Bruno denunciati per trasferimento fraudolento di valori e possesso ingiustificato di valori. Trovati vasi di interesse archeologico

TORRE SANTA SUSANNA – Custodivano 350mila euro in contanti nella loro abitazione. Il 61enne Giuseppe Bruno, appartenente a una famiglia di Torre Santa Susanna che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella Scu fra gli anni ’80 e i primi anni ‘2000, e il figlio Antonio, di 26 anni, hanno ricevuto stamattina (mercoledì 15 maggio) la visita dei carabinieri. 

La casa è stata perquisita dai militari del Nor della compagnia di San Vito dei Normanni al comando del capitano Antonio Corvino e del tenente Alberto Bruno e i colleghi della stazione di Latiano, con il supporto delle unità cinofile. Padre e figlio non hanno saputo giustificare la provenienza di una somma così ingente di denaro. Per questo sono stati denunciati a piede libero presso la Procura della Repubblica di Brindisi, per i reati di trasferimento fraudolento di valori e possesso ingiustificato di valori.

Trovati anche reperti vasi di interesse archeologico

I carabinieri si sono presso la masseria in cui risiede la famiglia. Alla vista degli uomini in divisa, il figlio avrebbe subito allertato il padre. In quel lasso temporale che Bruno Giuseppe, uscito da una stalla con uno scatolone tra le mani, ha tentato velocemente di raggiungere una cisterna nel retro dei fabbricati della masseria con l’intento di occultarlo. Ma i carabinieri lo hanno subito bloccato e nello scatolone che teneva stretto tra le mani hanno rinvenuto il tesoro: 350.000 euro in contanti, formato da tre mazzette sfuse  in tagli da 20, 50 e 100 euro, nonché sette buste confezionate sottovuoto con all’interno banconote da 50 euro. 

Foto denaro sequestrato a Bruno Giuseppe nella masseria Canali (1)-2

Nel corso delle operazioni, in un locale attiguo al luogo dal quale Bruno Giuseppe avrebbe tentato di fuggire per nascondere il denaro, è stata rinvenuta sia la macchina che il materiale per il confezionamento sottovuoto. Nell’ambito della perquisizione domiciliare, nell’abitazione dell’intestataria della masseria, moglie di uno dei fratelli Bruno detenuti, sono stati inoltre trovati sette vasi in ceramica di interesse archeologico, sottoposti a sequestro per gli ulteriori approfondimenti da parte dei militari dell’Arma della Tutela del Patrimonio Culturale. 

Indagini sull'origine del denaro

Ma come ha fatto un coltivatore in pensione a entrare in possesso di 350mila euro? Da dove provengono le banconote? I carabinieri stanno indagando per risalire all'origine del denaro. 

Da quanto appreso, Giuseppe Bruno non aveva pendenze penali. Circa 20 anni fa fu sottoposto a un periodo di custodia cautelare nell’ambito di un’inchiesta scaturita dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Ma il processo si concluse con una sentenza di assoluzione nei confronti del 61enne. Da allora il suo nome non è più comparso in vicende riguardanti la malavita locale. Ben diverse sono invece le storie dei fratelli Ciro, Andrea e Antonio Bruno, ritenuti elementi di spicco della frangia della Sacra Corona Unita che operava a Torre Santa Susanna.

Quello che è stato ribattezzato il clan Bruno fu duramente colpito nel marzo 2008, quando i militari arrestarono 24 persone responsabili di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, contrabbando, armi ed estorsioni. Ciro sta scontando un ergastolo. Andrea è stato condannato a 30 anni con l’accusa di essere stato promotore dell’articolazione torrese della Sacra Corona Unita, nel processo scaturito dall’inchiesta chiamata Canali, dal nome della contrada in cui sorge la masseria in cui vivono i familiari.

Nell’aprile 2014 è scattata la confisca definitiva di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro nella disponibilità dei Bruno, tra cui due aziende agricole situate a Torre Santa Susanna già sottoposte ad amministrazione giudiziaria a seguito di sequestro preventivo. Adesso il giallo dei 350mila euro, su cui i carabinieri sono determinati a far luce. La somma è stata posta sotto sequestro. 

Articolo aggiornato alle ore 8 del 16 maggio

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