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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Settant'anni fa una pioggia di bombe

BRINDISI - L’8 novembre di settant’anni fa’, siamo nel 1941, quando la monarchia italiana insieme al fascismo erano già al collasso, per le infauste decisioni adottate, era di prassi che i comandi militari vivessero nell’assurda situazione di ricevere ordini che venivano annullati da successivi contrordini, gettando panico, confusione e sbandamento tra i militari in genere; stante tale situazione, avvenne che Brindisi, durante l’infausta nottata di quel fatidico 8 novembre 1941, fosse pesantemente bombardata dalle forze aeree britanniche.

BRINDISI - L’8 novembre di settant’anni fa’, siamo nel 1941, quando la monarchia  italiana insieme al fascismo erano già al collasso, per le infauste decisioni adottate, era di prassi che i comandi militari vivessero nell’assurda situazione di ricevere ordini che venivano annullati da successivi contrordini, gettando panico, confusione e sbandamento tra i militari in genere; stante tale situazione, avvenne che Brindisi, durante l’infausta nottata di quel fatidico 8 novembre 1941, fosse pesantemente bombardata dalle forze aeree britanniche.

Il suono sinistro delle sirene e con esso il sibilo della caduta delle bombe seminarono panico, desolazione, distruzione e morte sulla nostra città. Le bombe caddero in via Cittadella, al Largo della Volta, in via Castello, in via Porta Lecce, in Piazza Duomo, in Piazza Crispi, tra corso Umberto e via Cristoforo Colombo ed in via Lauro. Alle prime luci dell’alba, Brindisi apparve avvolta in un grigiore mortale, non solo per le numerose, incolpevoli e innocenti vittime, ma anche per gli edifici abbattuti  o seriamente danneggiati.

Le distruzioni che fecero più senso, rimanendo indelebilmente legate nella mente dei brindisini, come pure nelle pagine della storia, furono quelle riguardanti Piazza Duomo, dove fu colpito il Campanile della Cattedrale che, cadendo, rovinò sull’adiacente ospedale, mettendolo praticamente fuori uso; via Cittadella, rasa completamente al suolo con le sue case; via Porta Lecce dove, proprio al centro della strada, una bomba si abbatté sul forno di Martinelli; alla stazione ferroviaria, dove fu colpita la Gil, ma ciò che turbò profondamente i brindisini fu la bomba che colpì la casa di don Pasquale Camassa, in via Lauro 37.

Pasquale Camassa, al quale per certi versi può essere collegata la diffusione e la presa di coscienza culturale della città di Brindisi attraverso la sua ineguagliabile storia, quella notte del 7 novembre ebbe la sventura di essere in casa durante il bombardamento aereo. Il vecchio sacerdote riuscì a salvarsi a stento, ma sia per l’età avanzata, sia per lo shock subito non si rimise più in sesto. I familiari pensarono di portarlo a Mesagne, lontano dal frastuono della guerra e dei bombardamenti, ma, purtroppo, il 10 dicembre 1941 mori, contando 83 anni di età.

Il ricordo dei bombardamenti, dei luoghi, dei danni e di don Pasquale Camassa, come delle tante altre morti avvenute in città, accomunano  Brindisi nel complesso globale della storia italiana che, a causa della guerra, ha sofferto, ha avuto lutti, ma è stata anche capace di risorgere.

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In memoria di quella tragica notte tra il 7 e l'8 novembre 1941, l'83enne poeta dialettale brindisino Giuseppe Natali, attento indagatore della vita della città che ama riportare in versi, ci ha inviato questo lavoro che pubblichiamo volentieri.

Brindisi bombardata

Ottu novembri ti lu quarantunu,
ci si ricorda chiui ti quedda data?
Forsi no li pensa chiui nisciunu
li fatti ti ‘dda traggica nuttata.
Comu na mamma stanca, llìcrinuta,
Brindisi ripusava quedda sera
e chianu chianu s’era ddurmisciùta
sobbr’a strati ti chianchi pi littéra.
Lu mantu ti la notti pi cuperta,
nu saccu ti paura pi cuscinu,
cannùni pi uardiani sempri all’erta,
na stella piccinòdda pi lampìnu.
Ma mentru si ndi stava sota sota
mbrazzata a cientu, a milli criaturi,
ti ‘n cielu si sintìu totta na vota
nu rombu prioccupanti ti muturi.
Mancu nu minutu e rrivvau lu nfiernu:
ùcculi e sireni, critàti tispirati,
simbrava l’ira ti lu Patreternu,
spari ti cannùni e genti pi li strati.
Calàra comu falchi l’apparecchi:
piloti inglisi feroci e assassini
cintravunu palazzi e catapecchi,
šquartavunu li carni brindisini.
Brindisi a ogni vanda ca brusciàva,
parìa na tragedia ti tiatru crecu,
lu cielu ndi simbrava ca mpicciava,
an capu a tutti na cupula ti fuecu.
Bombi comu cràndini, comu curtiddàti,
e pi ogni bomba era na pugnalata.
Muerti, firìti e casi spriculàti
ti Porta Lecci finu alla via Lata.
Via Cittadella finu alla Stazioni,
via Ottavianu finu all’Annuziata. Macerii,
fumu, fuecu e distruzioni.
Povira Brindisi, menza scuffulàta!
Passata ‘dda terribbili nuttata,
insanguinata e cu li piachi apierti,
comu na mamma an terra nginucchiata
Brindisi si changìa li filii muerti.
Moi, cinquant’anni dopu quedda data
tanti ricuèrdi tornunu alla menti.
Ricuèrdi ti na storia ormai passata.
Puru la ràggia ritorna priputenti
ci pensu a tanta genti massacrata
e a Brindisi nostra totta bombardata.

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