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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Sfrattati protestano in municipio

BRINDISI – Le lacrime agli occhi e il cuore a pezzi, una famiglia in frantumi per una casa che non c'è. Rossella Pupino, 47 anni, madre di due figli di 26 e 29, dal primo febbraio scorso è rimasta senza un tetto. Non può più pagare l'affitto, il contributo (di 300 euro mensili) del Comune non è stato rinnovato e la donna improvvisamente si è ritrovata per strada.

BRINDISI – Le lacrime agli occhi e il cuore a pezzi, una famiglia in frantumi per una casa che non c'è. Rossella Pupino, 47 anni, madre di due figli di 26 e 29, dal primo febbraio scorso è rimasta senza un tetto. Non può più pagare l'affitto, il contributo (di 300 euro mensili) del Comune non è stato rinnovato e la donna improvvisamente si è ritrovata per strada.

Alcuni mobili sono stati accatastati in un'abitazione estiva di un conoscente, gli altri sono rimasti nella casa al quartiere Commenda dove Rossella e i suoi due figli hanno vissuto fino a quando i soldi non sono finiti. Ora la donna vive accampata dal fratello Massimo, e i suoi due figli mangiano e si appoggiano da alcuni amici.

Questa è una delle tante situazioni che sono costretti a vivere gli sfrattati di Brindisi. Quelle quasi duecento famiglie che non possono più pagare l'affitto e che gli ufficiali giudiziari hanno mandato per strada, dopo numerose proroghe e segnalazioni.

Il primo febbraio scorso è toccato a Rossella, tra un anno, quando il contributo comunale finirà toccherà a suo fratello Massimo. Antonio Morelli, invece, vive in un hotel (pagato dal Comune) già da diverso tempo. Questa gente in mattinata ha presidiato l'ingresso di palazzo di città. L'intento è di portare sul tavolo degli organi addetti la loro situazione. L'incontro non c'è stato.

“Ci hanno sbattuto la porta in faccia”, spiega Massimo. “Come sempre. La risposta è sempre la stessa: le case non ci sono”. Domani ci riproveranno. “Qualcuno ci deve ascoltare, questo disastro deve finire – si sfoga tra le lacrime Rossella Pupino – sono diventata mamma a 17 anni, ho sempre lavorato, ho tirato avanti la mia famiglia senza l'aiuto di un uomo, di nessuno. Non ho mai chiesto soldi al Comune. I miei figli sono cresciuti bene, mi sono sempre potuta permettere una casa in affitto, facevo le pulizie a casa di altre persone, ma prima il lavoro c'era”.

“Poi improvvisamente la crisi, le tasse e le altre spese hanno portato la gente a non farsi più fare le pulizie. Le richieste sono diminuite sempre più e ora si lavora a mala pena per tirare a campare. Dal primo febbraio non sto più con i miei figli, la mia famiglia si è distrutta”.

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