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Cronaca

"Si garantiscano soluzioni abitative decorose ai migranti ben integrati"

Intervento di Rino Piscopiello e Cristiano D’Errico di Articolo 1 sulla questione riguardante l'integrazione dei migranti che vivono a Brindisi

BRINDISI - I fatti che stanno avvenendo in città intorno al fenomeno migratorio dimostrano che anche a Brindisi, città che potremmo definire, senza troppa enfasi, capitale dell’accoglienza (basti ricordare la nostra generosità quando sbarcavano migliaia di albanesi) si sta delineando un’emergenza che non è semplicemente relativa all’accoglienza ed alla sua organizzazione.

I migranti rappresentano un’emergenza umanitaria in Europa ed in Italia così come a Brindisi. Che siano disperati che fuggono da guerre devastanti o dalla disperazione della fame poco importa. Scappano da paesi che noi, con la nostra civiltà industriale, abbiamo contribuito ad impoverire. Paesi che contribuiscono al nostro benessere con le loro preziose materie prime (petrolio per far camminare le nostre autovetture, terre rare per costruire i nostri cellulari, ecc. ecc.).

Ma che sottolineano, con la loro povertà, la contraddizione del nostro modello di sviluppo. Un esempio tra tutti quello della Nigeria che pur essendo la prima economia del continente africano continua a registrare un tasso di mortalità infantile 84 volte superiore a quello europeo.

La migrazione è principalmente una questione etica e culturale e se l’Europa riuscisse ad adottare politiche comuni riuscirebbe con facilità a gestire numeri e percentuali che oggi sono agevolmente assorbibili da tutti gli stati membri.

Anzi in alcuni casi il fenomeno migratorio potrebbe essere riparatore. In Germania il declino demografico potrebbe nei prossimi cinquanta anni far scomparire una quota di abitanti equivalente a quella della vecchia Germania dell’Est; al contrario la Francia, che invece ha gestito i flussi migratori con politiche di accoglienza e dell’integrazione migliori di tutti gli altri paesi europei, potrebbe superare il PIL tedesco, così gravato dallo sbilanciamento morti-nascite. Solo una politica dell’integrazione può ringiovanire paesi dove tra qualche anno non ci saranno lavoratori attivi per pagare le pensioni. Non a caso Tito Boeri, Presidente Inps, ci ha ricordato che gli immigrati versano nelle casse dell’Inos contributi per 8 miliardi di euro.

Le nostre reazioni sono per lo più dettate dalla paura e dalla povertà generate dalla crisi economica e che hanno aumentato in modo importante nei nostri paesi la disuguaglianza e con essa l’angoscia. Uno stato mentale che spalanca la porta a reazioni difensive, scomposte e semplicistiche come l’innalzamento di muri e barriere, oppure il rimpatrio in Libia dove, grazie ad un’autorità statale inesistente, ad attendere i migranti ci sono centri di raccolta unanimemente definiti da tutti gli organismi umanitari luoghi di torture e soprusi di ogni genere.

Ed anche Brindisi registra reazioni che potrebbero essere scollegate dal comune sentire; prima a Santa Chiara, dove alcuni residenti si sono opposti all’insediamento di uno centro Sprar per l’accoglienza di appena 50 migranti; e poi al Paradiso dove, sulla base di una notizia falsa (la realizzazione di una tendopoli per migranti) è stata messa in scena una protesta dal triste sapore xenofobo. Sono poche persone che s’indignano per l’apertura di un centro Sprar o per una fantomatica tendopoli.

C’è da chiedersi perché non scendano in piazza a manifestare quando alle tre del pomeriggio nel centro di Bozzano due delinquenti si sparano o altri due si accoltellano nella notte. Perché non manifestano contro la desertificazione della zona industriale di Brindisi e la disoccupazione. Perché non manifestano contro l’inquinamento fonte di tumori e morte o contro la riorganizzazione della sanità che a Brindisi sta creando e creerà ancor più disservizi.

Non serve manifestare contro i migranti e contro le azioni di accoglienza; c’è bisogno di soluzioni condivise piuttosto che di risvegliare paure e fomentare conflitti. Tecnica politica subdola che non risolve problemi ma inasprisce il confronto sterile, incitando i cittadini alla paura del diverso.

Non è possibile (anche per una elementare questione di ordine pubblico) non trovare una soluzione abitativa decorosa per i migranti e per la comunità brindisina. Ed a proposito del dormitorio di via Provinciale San Vito, contro il quale ora si punta il dito, è bene ricordare che fu lo stesso Mevoli, Assessore della giunta di centro-destra, guidata dal Sindaco Mennitti e dal Vicesindaco D’Attis, (tutti politici di destra), ad individuare il dormitorio come soluzione.

Dopodiché la sistemazione dei migranti non è stata mai discussa in consiglio quando, a guidare la città, c’era la sindaca Carluccio. Il che fa pensare ad una strumentalizzazione in brodo salviniano. E la frase “padroni a casa nostra” è quanto mai fuori luogo perché Brindisi non ha recinti, non ha confini con gendarmi che ne sorvegliano gli ingressi, anzi, è città aperta ed accogliente e lo rimarrà nonostante si lasci intendere che i cittadini dei quartieri non gradiscano la presenza di gente di altra nazionalità. Il dormitorio ha svolto la sua funzione sinora ed adesso è giusto chiuderlo, destinarlo ad altro, magari ad un centro fiere di produzioni artigianali o agricoli dove potrebbero trovare anche un lavoro nella gestione.

Tra i migranti ci sono già persone come noi, ben accolte, in molti casi ben inseriti in contesti familiari; ragazzi come i nostri, sono qui, molti temporaneamente, per costruirsi in Italia, un futuro migliore nella loro terra, senza toglierci assolutamente nulla. Collaborano nelle aziende agricole ed edili del territorio, imparano a parlare la nostra lingua, frequentano con profitto i corsi di formazione professionale, sono normali cittadini, generalmente impegnati a darci una mano, anche quando noi non li ripaghiamo nei modi previsti dalle nostre stesse leggi.

A quelle persone dovremmo garantire, sin da subito, soluzioni abitative decorose, magari affittando le nostre seconde case, se il Comune venisse incontro con piccole agevolazioni come l’esonero dal pagamento dell’Imu; essi si integrerebbero capillarmente in tutti i quartieri e si supererebbero le assurde quanto incivili soluzioni “tampone” dei dormitori superaffollati, oppure, l’ultima che abbiamo letto sulla stampa, inaccettabile, la tendopoli nella ex base Usaf.

Anche le associazioni di volontariato che si occupano di migranti abituate ad agire nella discrezione del silenzio e che aiutano poveri di tutte le nazionalità, senza vedere la divisione tra “destre” e “sinistre”, potrebbero immaginare soluzioni abitative meno radicali dimostrando che siamo ancora capaci di generosità ed accoglienza. Si potrebbero anche recuperare le abitazioni delle palazzine dell’ex Montecatini con gli annessi spazi del dopolavoro ed i campetti di tennis e calcetto, dando alle aziende chimiche proprietarie di quegli immobili la possibilità di ridare a Brindisi, almeno simbolicamente, quanto gli è stato tolto in termini ambientali e di salute pubblica.  Dare case e servizi così come le daremmo a nostri concittadini. Non dormitori o tendopoli.  

Siamo stati un popolo di migranti anche noi, bisnonni e nonni sono stati emigranti in Belgio, Svizzera, Francia, Germania, Inghilterra e tanti in America; anche a noi o ai nostri ragazzi potrebbe toccare di emigrare; molti hanno già le valigie pronte alla disperata ricerca di un lavoro, Una memoria meno labile servirebbe a tutti per capire quello che accade fuori dal nostro felice orticello al netto di una informazione a volte troppo sensazionalistica ed incline ad amplificare i misfatti e molto meno le buone pratiche.

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