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Cronaca

Si ribella al patrigno padrone e lo fa arrestare

SANNICOLA – Per sette lunghi anni ha abusato della figlia della sua convivente, una giovane donna di 23 anni. L'ha minacciata con coltelli e cartucce di fucile da caccia, l'ha picchiata e costretta a non avere relazioni sentimentali con altri ragazzi, le ha sequestrato le sim card per evitare contatti con l'esterno.

SANNICOLA – Per sette lunghi anni ha abusato della figlia della sua convivente, una giovane donna di 23 anni. L'ha minacciata con coltelli e cartucce di fucile da caccia, l'ha picchiata e costretta a non avere relazioni sentimentali con altri ragazzi, le ha sequestrato le sim card per evitare contatti con l'esterno. Oggi, finalmente, è stato arrestato.

Si tratta di un uomo di Sannicola, paesino del Leccese, di 52 anni, T.D.M., già noto alle forze dell'ordine. È accusato di riduzione in schiavitù e violenza sessuale aggravata e continuata. È stata la stessa giovane vittima di questa ennesima violenza che vede sempre più protagoniste ragazze di giovane età, a trovare il coraggio di denunciare il suo aguzzino. Tutto, da quanto hanno accertato gli investigatori, è avvenuto all'oscuro della madre della giovane donna, nonchè compagna dell'arrestato.

Il coraggio la vittima lo ha trovato in seguito a una confessione fatta all'attuale fidanzato, in un momento di esasperazione. Sarebbe stato il giovane a convincerla a rivolgersi ai carabinieri, informando prima la madre. E così è stato. La ragazza ha raccontato particolari raccapriccianti, tutti hanno trovato riscontro durante la perquisizione a carico del suo patrigno e nelle visite mediche cui è stata sottoposta.

La minaccia più ricorrente era perpetrata con l’uso di due cartucce da caccia illecitamente detenute. Per non farla parlare, l’uomo gliele mostrava affermando di tenerle in serbo per lei se avesse rivelato a chiunque delle sue “attenzioni particolari”. Ma non solo: ad intervalli regolari le sequestrava le sim card ed il cellulare per impedirle di poter comunicare con l’esterno. Impazziva di gelosia quando trovava un fidanzatino.

La giovane vittima, impaurita da questi gesti, si era sempre rifiutata di rivelare a chiunque delle violenze subite, compresa la madre. Per placare la gelosia, che si trasformava puntualmente in violenze e aggressioni, è stata costretta, in una circostanza, a fingere di essersi lasciata con l'attuale fidanzato.

Dopo la confessione-denuncia i carabinieri della locale stazione hanno fatto sottoporre la 23enne a visita medica. Le violenze subite sono state accertate dalla presenza di ematomi. I militari, quindi, hanno immediatamente proceduto ad una perquisizione domiciliare e personale trovando sia le due cartucce da caccia illecitamente detenute sia, addosso al soggetto, le sim card della sua vittima nonché un coltello che la ragazza aveva riferito di essere stato utilizzato in diverse occasioni per le minacce.

 

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