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Cronaca

Sigarette ai minori con le macchinette: denunciati 30 gestori

BRINDISI – La legge vieta la vendita di sigarette ai minori, ma con le macchinette automatiche la norma veniva aggirata in maniera molto semplice. Finiscono nei guai 30 gestori di distributori automatici nel territorio di Brindisi e provincia, a seguito di un’operazione condotta dalla guardia di finanza.

BRINDISI – La legge vieta la vendita di sigarette ai minori, ma con le macchinette automatiche la norma veniva aggirata in maniera molto semplice. Finiscono nei guai 30 gestori di distributori automatici nel territorio di Brindisi e provincia, a seguito di un’operazione condotta dalla guardia di finanza.

Proprio le “fiamme gialle”, infatti, avevano ricevuto negli ultimi tempi numerose segnalazioni a proposito dell’acquisto di sigarette da parte dei minori. Il che – se da un lato è praticamente impossibile con il servizio all’interno della tabaccheria, visto che al rivenditore è rigorosamente vietato consegnare i pacchetti a persone dall’età inferiore ai 18 anni -, diventava possibile grazie alle macchinette attive nel primo pomeriggio e soprattutto di notte.

Se, infatti, il distributore automatico prevede l’inserimento della carta d’identità o del codice fiscale per appurare la data di nascita degli acquirenti di passaggio, in alcuni casi l’escamotage consisteva nel far sì che la macchinetta potesse funzionare con qualsiasi scheda magnetica. Bastava anche una tessera della benzina o una qualsiasi card magnetica, come tante se ne vedono oggi in circolazione, per violare la normativa e far sì che anche un minorenne potesse rifornirsi di un pacchetto di sigarette.

I controlli delle “fiamme gialle” hanno riguardato i distributori di tutta la provincia: 8 ne sono stati individuati a Brindisi, 6 a Francavilla, 3 a Mesagne, 2 a Latiano, 3 Oria, uno a San Pietro Vernotico, 2 a San Donaci, 2 a Torre Santa Susanna e infine 3 a San Pancrazio. Trenta persone sono state segnalate all’Autorità dei Monopoli di Stato. Per tutti è scattata anche la multa da 250 euro, ma a rendere pericolosa l’applicazione del reato è il rischio che, stando sempre a quanto previsto dalla legge, il rivenditore possa anche vedersi revocare la licenza commerciale.

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