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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Sigarette e traversate in diretta Facebook

BRINDISI - Che il numero uno del gruppo della premiata ditta di affezionati al contrabbando di bionde sia il fasanese Paolo Ferrara, per altro proprietario dell’imbarcazione sequestrata, non sembra esserci alcun dubbio. Il gip esclude che in regia vi fosse Francesco Prudentino.

BRINDISI - Che il numero uno del gruppo della premiata ditta di affezionati al contrabbando di bionde sia il fasanese Paolo Ferrara, per altro proprietario dell’imbarcazione sequestrata, non sembra esserci alcun dubbio (video). Vacilla la tesi - e lo dice il gip nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita stamattina a carico di 40 persone –in base alla quale con ruolo di capo e promotore, in cabina di regia, vi fosse anche una vecchia gloria del traffico di Tle, l’ostunese Francesco Prudentino, alias “Ciccio la busta”.

Stando alle risultanze delle indagini eseguite dalla Guardia di Finanza di Brindisi, Bari e dello Scico era attraverso il figlio Antonio che Ciccio Prudentino continuava a comandare. I “sodali” erano a conoscenza delle sue vicissitudini giudiziarie, del fatto che si fosse costituito a Teramo per scontare la sua pena e non a Ostuni, scelta questa ritenuta dagli investigatori una sorta di presa di distanza formale dall’universo in cui aveva sempre gravitato.

Ma il giudice per le indagini preliminari di Lecce, Cinzia Vergine, non ha condiviso l’impostazione dell’accusa riguardo i due Prudentino che sono rimasti quindi a piede libero: non v’è certezza alcuna riguardo la loro identificazione nelle intercettazioni telefoniche, non è detto che l’apporto fornito nel dotare gli scafi di strumentazione tecnica sia garanzia di partecipazione al progetto di rimettere in sesto una vecchia attività non più redditizia come una volta ma pur sempre utile a far soldi.

Il fatto, poi, che gli altri del gruppo sapessero nel dettaglio dove e quando Prudentino senior si fosse consegnato alla giustizia, non sta a indicare che vi fossero interessi comuni e rapporti diretti. I due ostunesi restano indagati a piede libero, altre 33 persone sono invece finite in carcere e 5 ai domiciliari. Nell’elenco due donne che tra una chiacchierata sulle “lenticchie da mettere a bagno” e l’altra sul “film da guardare in tv” si tenevano in contatto con i mariti, protagonisti delle traversate dal Brindisino per il Montenegro (andata e ritorno) attraverso Facebook, ché tra le dotazioni di bordo c’erano anche il computer, oltre che i sistemi Gps.

L’indagine “lampo” che ha dato contezza di una recrudescenza, seppur germinale, del fenomeno contrabbandiero ha sbalordito gli stessi investigatori e inquirenti. E’ stato proprio il procuratore capo della Dda, Cataldo Motta che ha richiesto le misure insieme al suo sostituto, Alessio Coccioli, a dire a chiare lettere, oggi: “Ci siamo sbagliati, pensavamo di aver debellato il fenomeno con le due ‘primavere’” e invece eccolo lì, che risorge dalle sue ceneri. Nuove rotte, vecchi metodi e frontiere ancora non sondate. Nuovi marchi di sigarette, diversi quantitativi: è stata sequestrata complessivamente una tonnellata di tle, negli anni Novanta si ragionava a cinque tonnellate per scafo.

Non c’è più, e chissà se ci sarebbe stato, l’interesse delle mafie che cercano business di ben altre proporzioni. Ma resta la grande soddisfazione d’aver stroncato sul nascere un focolaio che avrebbe potuto tornare ad avere dimensioni importanti. Una piccola ma strutturata ditta che avrebbe potuto tornare ad essere una holding. Le basi c’erano tutte: i fasanesi in pole position, gli ostunesi al loro fianco, in quanto i porti di Savelletri, Torre Canne e Villanova, dove non vi sono controlli doganali, hanno sempre fatto gola agli scafisti per il trasporti illeciti di ogni genere: armi, droga, sigarette.

Ci sono i napoletani che non sono legati alla Camorra ma sono ottimi acquirenti e scaltri fornitori in alcuni casi tenuti in debita considerazione, perché il mercato partenopeo è parecchio ricettivo. Lì i pacchetti senza il timbro dei Monopoli di Stato vanno a ruba, un po’ come a Brindisi quando qualcuno si azzarda timidamente ad allestire un punto vendita improvvisato.

E’ proprio dalla ex Marlboro City che sono partite le indagini. Da Filippo Dario, 47 anni, arrestato di recente più di una volta perché trovato in possesso di qualche stecca di troppo. Finito nelle maglie di un’inchiesta di Giorgio Lino Bruno (sempre per la Dda di Lecce) anni fa, che si occupò dei contrabbandieri che andavano a prelevare le sigarette dai duty free delle navi al largo di Brindisi. Osservato dalla Finanza mentre incontrava clienti vicino al punto Snai, al mercato del rione Commenda di Brindisi, davanti all’ufficio postale del Paradiso.  Il mezzo di locomozione? Una bicicletta. Il tariffario fisso: 2,50 tutti i pacchetti all’infuori delle Marlboro, prezzate 3,50 euro.

Dall’altro capo della provincia, i finanzieri della compagnia di Fasano, avevano invece avuto notizia di un ritorno sulla piazza di Paolo Ferrara e di un tale Mario Nitti. Potevano contare su un insospettabile, un amico “illustre”, l’imprenditore Luigi Ciccimarra di Cisternino, che nel deposito di famiglia (ha una ditta di trasporti) aveva alloggiato uno scafo, adeguatamente “denudato” per non destare sospetti.

E aveva chiesto informazioni sulle indagini, non sapendo d’essere ascoltato, a un finanziere in servizio a Bari: “Ma state lavorando? A cosa alle sigarette?”. Il militare lo aveva tranquillizzato: “No, droga”. Erano notizie frammentarie quelle in possesso degli investigatori nel 2012. Ci fu però un episodio, una tragedia sfiorata, che consentì loro di mettere insieme i tasselli per poter asserire che non di fatti isolati si trattava ma di un nuovo sistema, organizzato quasi come negli anni Ottanta, prima di ogni degenerazione.

Due degli arrestati oggi, Ugo Ugolini e Antonio Lomartire, di Brindisi il primo, di Locorotondo l’altro, lanciarono l’Sos alla Capitaneria di porto il 15 aprile del 2012. Erano a bordo di una zattera di salvataggio a 40 chilometri dalla costa di Monopoli. Dissero d’essere naufragati dopo che la propria imbarcazione aveva impattato con un altro natante. Erano fuori “per una battuta di pesca”.

Quindici giorni dopo nei pressi dell’isola di Sant’Andrea, in Croazia, le autorità del posto ritrovarono il Jeanneau Capcammarat 755 Wa con a bordo la carta di abilitazione alla conduzione dei natanti intestata a Ugolini, fasulla. C’erano anche 1590 stecche di sigarette marca Fm e Lm, e un computer ormai andato in tilt perché sommerso dall’acqua.

Era chiaro quindi che l’Adriatico era tornato ad essere una via privilegiata per prelevare tabacchi in particolare dall’isola di Sveti Nikola, in Montenegro, da portare in Italia. Altri sbarchi ad Apani, Villanova, Ostuni, Torre Canne. Nell’inverno del 2012 ve ne fu uno, dei più scenografici, che fu intercettato da mezzi navali e aerei della Finanza.

Furono eseguiti 3 arresti in flagranza: finirono in manette Paolo Ferrara, Crescenzo Pistoia e Ladi Mondi, sequestrati 440 chili di sigarette. Le mogli, Mariana Legrottaglie e Giuseppina Mancini (mogli di Paolo Ferrara e Mario Nitti) informavano gli altri prima di prendere in mano la situazione e continuare a foraggiare gli scafisti esperti, a tenere i contatti con gli avvocati a diffondere il credo dei mariti.

Questo l’organigramma. Ferrara a capo, Nitti e Pistoia alle sue dirette dipendenze; il brindisino Rocco Conserva come riferimento del sottogruppo brindisino; Francesco Alfarano, Angelo Cavallo, Antimo Cesaria (il fido Antimino), Nicola De Candis, Paolo De Candis, Lazzaro Di Lauro, Cosimo Filomeno, Massimiliano Errico, Lorenzo Legrottaglie, Luigi Legrottaglie, Leonardo Martellotta, Maurizio Muscogiuri e Rocco Pecere con mansione di scafisti.

Rocco Conserva e Leonardo Martellotta inoltre con contatti con la piazza campana (una curiosità, gli incontri avvenivano in un comune in provincia di Napoli, in via delle Puglie), Antonio e Andrea Lonoce come addetti ai ponti radio e infine gli incaricati di “gestire” i carichi una volta sbarcati, Francesco Cofano, Mondi Ladi, Luca Schena, Rocco Pecere, Eligio Cascione. Infine anche due cegliesi, direttamente riferibili a Rocco Conserva: Geronimo Suma e Graziano Semeraro, e infine i campani Luigi Canfora, Vincenzo Zambrano e Vincenzo Balzamo che cedevano in quelle zone le sigarette.

Filippo Dario e Angelo Roccamo incaricati della vendita al dettaglio. Le sigarette? Le più smerciate erano le Yesmoke, prodotte in Italia e vendute per lo più all’estero, prelevate dall’Est e ricondotte in terra patria illegalmente per un totale di accise “evase” pari a circa 250mila euro. Cala il sipario sulla combriccola, operativa nel 2012 e nel 2013. Il contrabbando, la Scu lo sa bene, è un business troppo rischioso. E anche stavolta le vie del mare, sono finite.

 

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