“Signor giudice o pagavo l’Iva o gli stipendi dei miei 50 dipendenti”
La storia di un imprenditore di Tuturano, imputato per 53mila euro non versati. Processo rinviato in attesa della nuova soglia di non punibilità decisa dal Governo: l’evasione sotto i 250mila euro non sarà reato
BRINDISI – “Signor giudice il nodo di questa storia è uno solo: o pagavo l’Iva oppure gli stipendi dei miei dipendenti, sono 50 e hanno famiglia. In un periodo di crisi ho fatto una scelta e ho deciso di garantire a tutti gli impiegati l’assegno mensile. Ecco perché mi ritrovo qui come imputato”.
La storia è stata consegnata al Tribunale di Brindisi da un imprenditore agricolo di Tuturano, finito sotto processo con l’accusa di aver omesso il versamento dell’Imposta sul valore aggiunto, l’Iva, per 53mila euro nel 2012, stando a quanto accertato in seguito a una verifica fiscale a campione disposta all’Agenzia delle Entrate.
Il titolare dell’azienda, peraltro nota anche al di là dei confini provinciali, per la trasformazione dei prodotti della terra, l’altra mattina si è sottoposto all’esame e ha risposto, di conseguenza, alle domande del pubblico ministero, del giudice e del suo difensore di fiducia, Rosario Almiento, raccontando dapprima la storia della sua impresa, quindi il periodo di notevole difficoltà in cui è scivolato per via della situazione del mercato agricolo, anche questo finito nel vortice della crisi.
“E’ successo che nonostante tutti gli sforzi, mi sia trovato a dover affrontare un periodo impossibile: da un lato la scadenza per il pagamento dell’Iva e dall’altro quella per gli stipendi del personale. Ci ho provato a onorare entrambi gli impegni che non potevano essere rimandati, ma non ce l’ho fatta: se avessi versato quella somma allo Stato, non averi potuto garantire gli assegni ai miei dipendenti. E sarebbe stato peggio, perché avrei avuto sulla coscienza le sorti di altrettante famiglie, per cui ora mi rimetto alle sue conclusioni, signor giudice”.
Sulle conclusioni, il Tribunale di Brindisi potrebbe già tenere conto della novità introdotta dal governo sulla soglia di punibilità nei casi di omesso versamento dell’Iva: 250mila euro è il tetto indicato per separare quel che è reato, ossia mancato versamento superiore rispetto a quell’importo, e la condotta che non lo è, vale a dire omissione inferiore alla somma.
L’invito a considerare la novità è stato presentato dall’avvocato Almiento, in relazione all’imminente pubblicazione dei decreti attuativi della riforma fiscale che, essendo una legge penale sostanziale, con una previsione più favorevole al reo, ha effetto retroattivo. In altri termini è destinata ad abbracciare anche le condotte avvenute e contestate nel passato, dunque la storia dell’imprenditore di Tuturano sembra destinata a rappresentare in provincia di Brindisi il primo caso di applicazione della soglia di punibilità rivista.
Per conoscere l’esito del processo, quindi, bisognerà attendere la prossima udienza e la pubblicazione dei decreti. L’imprenditore, intanto, la sua verità l’ha riferita.