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Solito al gip: "Ma quale Scu. A Vicientino dovevo vendere solo un bagno"

BRINDISI - Rapporti di natura esclusivamente commerciale: uno vendeva bagni, l’altro li comprava. Ecco quale era la relazione fra il cegliese Gennaro Solito, e il presunto capoclan Daniele Vicientino. E’ quel che il 54enne, ex poliziotto di stanza a Ceglie Messapica, ha chiarito ieri mattina nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto nel carcere di Busto Arsizio, alla presenza dei legali Danilo Cito e Aldo Gianfreda.

BRINDISI - Rapporti di natura esclusivamente commerciale: uno vendeva bagni, l’altro li comprava. Ecco quale era la relazione fra il cegliese Gennaro Solito, e il presunto capoclan Daniele Vicientino. E’ quel che il 54enne, ex poliziotto di stanza a Ceglie Messapica, ha chiarito ieri mattina nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto nel carcere di Busto Arsizio, alla presenza dei legali Danilo Cito e Aldo Gianfreda.

“I rapporti con Daniele Vicientino? Io vendevo bagni, lui voleva comprarli. Tutto qui, altro che mafia”. Solito, così come hanno fatto tutti gli altri, ha risolutamente negato ogni addebito. Nessuna associazione a delinquere di stampo mafioso, nessun tentativo di estorsione, nessun coinvolgimento nel traffico di stupefacenti.

Solito è stato l’ultimo ad essere arrestato. Desaparecido per ventiquattro ore, o poco più, a causa di un viaggio in Thailandia. Sfuggito alla cattura involontariamente, dunque. Quando il blitz antimafia dei carabinieri, lungo le direttrici Italia - Albania, è scattato, lui era semplicemente fuori dall’Italia, ma non aveva certo nessuna intenzione di lasciare in sospeso i conti con la legge.

Prova ne sia l’immediata reperibilità, al rientro in Italia, dice la difesa. I carabinieri di Malpensa lo hanno atteso all’aeroporto milanese, dove l’altro ieri Gennaro Solito è tornato a offrire i polsi alle manette.   Secondo le accuse formulate dalla Direzione distrettuale antimafia Solito ricopriva il ruolo di referente del clan, deputato al controllo dello spaccio e delle attività estorsive proprio a Ceglie Messapica. Nella ordinanza, un pentito parla anche di una torta, comprata in carcere dal cegliese per festeggiare l’affiliazione al clan.

Tutto falso, secondo Solito, che non ha negato di aver avuto rapporti con il presunto capo, il mesagnese Vicientino: “Ma erano rapporti di natura commerciale”, ha chiarito al gip. Compravendita di sanitari per una casa che Vicientino voleva ristrutturare. Punto. Niente a che fare con associazioni mafiose vere o presunte. E il pentito? La torta? I festeggiamenti per l’acquisizione del grado di “tre quartini”? “Tutto falso”, ha replicato.

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