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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Francavilla Fontana

Il sopralluogo in moto quattro giorni prima dell'omicidio: "Una prova generale"

I due giovani arrestati con l'accusa di aver ucciso il 19enne Paolo Stasi avrebbero sondato il terreno prima di entrare in azione. Per questo e altri motivi è stata contestata anche la premeditazione. Mercoledì gli interrogatori di garanzia

FRANCAVILLA FONTANA – “Una prova generale dell’omicidio”. Il gip definisce così il sopralluogo effettuato quattro giorni prima dell’uccisione di Paolo Stasi dai due indagati principali dell’inchiesta sulla morte del 19enne di Francavilla Fontana, freddato il pomeriggio del 9 novembre 2022 sull’uscio della sua abitazione in via Occhi Bianchi, a Francavilla Fontana. 

Sarebbero stati i presunti responsabili del delitto a sondare il terreno prima di entrare in azione. Si tratta del 18enne (minorenne all’epoca dei fatti) L.B. e del 21enne C.C. Intorno alle ore 17.31 del 9 novembre, i due sarebbero arrivati sul posto a bordo di una Fiat Grande Punto con vetri posteriori e lunotto posteriore oscurati condotta da C.C., che avrebbe parcheggiato l’auto all’altezza dell’incrocio fra via Occhi Bianchi e via Di Vagno e sarebbe rimasto al volante, mentre il 18enne si recava davanti all’abitazione di Stasi e azionava due volte il grilletto di una pistola di piccolo calibro (non ancora ritrovate) per poi tornare a bordo dell’auto. Questa, in estrema sintesi, la ricostruzione dell’omicidio. 

Il gip: "Avevano intenzione di uccidere anche la madre della vittima"

La verifica della presenza di telecamere

Ma i due, da quanto appurato dagli investigatori, il 5 novembre 2022 avevano già “ispezionato” l'area, a bordo di una moto. E’ quanto emerge dai dialoghi fra gli indagati intercettati dai carabinieri e dai riscontri forniti dalle immagini riprese dagli impianti di videosorveglianza. Gli stessi L.B. e C.C. avrebbero infatti commentato il sopralluogo effettuato il 5 novembre, con il “ragionevole scopo – scrive il gip del tribunale di Brindisi, Vittorio Testi, nell’ordinanza di custodia cautelare notificata ieri (lunedì 22 maggio) ai due indagati – di verificare l’eventuale presenza di telecamere di videosorveglianza che avrebbero potuto riprenderli sulla scena del delitto e la loro esatta ubicazione e di stabilire quale fosse il mezzo più adatto per raggiungere l’abitazione della vittima”. 

Gli indagati avrebbero insomma studiato il percorso, il modus operandi e le vie di fuga. “Prove generali” dell’omicidio appunto, se si considera che “C.C. – si legge ancora nell’ordinanza – rimase all’apice del percorso che, alcuni giorni dopo, sarebbe stato utilizzato da L.B. dopo l’uccisione di Paolo Stasi per allontanarsi dall’abitazione della vittima e, dopo aver raggiunto il suo complice, per allontanarsi dal centro abitato di Francavilla Fontana”. I due avrebbero raggiunto la zona intorno alle ore 15.43 del 5 novembre, come dimostrato, secondo gli inquirenti, da alcune frame di un video. Si tratta di una vicenda di estrema importanza, poiché alla base della contestazione della premeditazione. 

La scelta dell'auto

La decisione di usare la Fiat Grande Punto non fu infatti “casuale”, a detta del gip, ma “frutto di una scelta consapevole dei due indagati, maturata dopo aver accuratamente studiato il teatro degli accadimenti e le abitudini della vittima e dopo aver eseguito alcuni giorni prima il sopralluogo”. Il giudice rimarca inoltre come C.C. non avesse alcun rapporto con la vittima e che l’utilizzo dell’auto di sua madre fosse quindi “funzionale” ad impedire un collegamento fra il conducente della vettura e Paolo Stasi. Era invece stretto il legame fra le vittima e L.B., che avrebbe viaggiato sul sedile posteriore proprio per non farsi inquadrare dagli occhi elettronici. Il 18enne calzava inoltre un paio dei guanti, per “impedire che sulle mani restassero tracce di sparo rilevabili con il metodo dello ‘stub’”. 

Le telefonate in modalità "sconosciuto"

A supporto dell’ipotesi della premeditazione anche la telefonata in modalità “sconosciuto” che lo stesso aveva fatto a Paolo Stasi pochi minuti prima di incontrarlo, dopo aver effettuato due "test" sull’utenza di C.C.. “Infine occorre ricordare che alcune ore prima dell’omicidio – rimarca il gip – L.B. si era già recato presso l’abitazione di Paolo Stasi e si era trattenuto al suo interno con lo stesso per alcuni minuti”. Una visita a un orario insolito, che “con ogni probabilità serviva a creare le condizioni per il successivo agguato”. 

Il movente, come noto, è stato individuato in un debito di droga pari a circa 5mila euro che il 19enne avrebbe accumulato nei confronti del 18enne, che avrebbe affidato proprio a Stasi la custodia della sostanza stupefacente. La indagini sono state condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo del comando provinciale di Brindisi, coordinati dalla Procura di Brindisi e da quella presso il tribunale dei minori di Lecce. I due indagati accusati di omicidio sono stati condotti in carcere. Gli interrogatori di garanzia sono stati fissati per mercoledì mattina (24 maggio) davanti al gip. 

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