Spaccio nella movida, estorsioni e spari: gli indagati in carcere davanti al gip
Il 14 luglio il blitz all'alba dei poliziotti della Squadra mobile di Brindisi, che hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare contro il clan Romano-Coffa. Indagini coordinate dalla Dda di Lecce
Dopo il blitz del 14 luglio, che ha inferto un duro colpo al clan Romano-Coffa di Brindisi (considerato una frangia della Sacra Corona), oggi - lunedì 18 luglio - si sono tenuti gli interrogatori di garanzia per sei indagati, quelli ristretti in carcere, davanti al gip del Tribunale di Lecce, Laura Liguori. Gianluca Volpe (25 anni, di Brindisi), difeso dall'avvocato Cinzia Cavallo, non ha risposto alle domande, ma ha preferito affidarsi a una dichiarazione spontanea. Vito Carbone (52 anni, di Brindisi), difeso dall'avvocato Daniela D'Amuri, ha invece risposto. Ha chiarito, inoltre, la propria posizione, in merito alla morte di un giovane allontanatosi da una comunità e in merito ai presunti episodi di spaccio, negando gli addebiti.
Anche Morris Cervellera (45 anni, di Brindisi), difeso dall'avvocato Gianvito Lillo, ha risposto alle domande del gip, specificando che non esiste un vincolo di conoscenza così stretto tra lui e gli altri indagati. Alessio Romano (37 anni, di Brindisi), difeso dall'avvocato Cinzia Cavallo, ha risposto alle domande del gip. Sono comparsi davanti al gip, in videoconferenza come quasi tutti gli indagati, anche Sergio Guarnaccia (45 anni, di Brindisi) e Nicolò Iaia (24 anni, di Brindisi). Domani sarà il turno degli indagati ai domiciliari: Salvatore Antonio Del Monte (29 anni, di Brindisi); Pietro Parisi (48 anni, di Brindisi); Giovanni Quinto (23 anni, di Brindisi); Quintino Trane (64 anni, di Brindisi); Luca Trane (40 anni, di Brindisi); Nyuma Clarissa Lazzaro (22 anni, di Brindisi).
Lo spaccio e la morte di un giovane da poco allontanatosi da una comunità
L'attività di indagine portata avanti dai poliziotti della Squadra mobile, diretta dal vice questore Rita Sverdigliozzi, ha svelato una presunta e capillare rete di spaccio nella città di Brindisi, rete che sarebbe stata gestita proprio da esponenti del clan Romano-Coffa. Le piazze di spaccio individuate dagli agenti - quelle più attive - sono quella del rione Sant'Elia. Questa sarebbe la base operativa del presunto sodalizio. Poi c'è il Paradiso e i luoghi della movida brindisina dove "avrebbero stazionato referenti del clan che si sarebbero avvalsi, per la consegna delle dosi di stupefacente, di pusher che, nell'ottica di una pronta e facile mobilità, oltre che per evitare i controlli, spesso si sarebbero mossi con performanti e-bike", si legge in un comunicato della questura.
Tre sparatorie in quattro giorni al rione Paradiso: svelati i retroscena
Non solo droga, altra attività del presunto sodalizio, per gli investigatori, è il ramo estorsioni e vessazioni, nei confronti di commercianti locali. La somma di denaro da estorcere veniva definita "il punto". Vari, presunti, episodi di estorsione ai danni dei titolari di bar e pizzerie sarebbero avvenuti fra il 2018 e il 2020. E' quanto emerge dalle 352 pagine di ordinanza di custodia cautelare a firma del gip del tribunale di Lecce, Laura Liguori. L'ordinanza è alla base del blitz del 14 luglio. Si legge sempre nel comunicato diramato dalla questura: "I soprusi avrebbero spaziato tra l'omesso pagamento di quanto acquistato o prelevato negli esercizi commerciali e vere e proprie richieste estorsive, a volte di poche decine di euro, cui i commercianti erano costretti a soccombere pena la minaccia di gravi ritorsioni o con l'esercizio di veri e propri atti di violenza".