Spaccio nella movida, estorsioni e spari: gli indagati ai domiciliari si difendono
Il 14 luglio il blitz all'alba dei poliziotti della Squadra mobile di Brindisi. Oggi, 19 luglio, gli interrogatori di garanzia davanti al gip di Lecce: un indagato torna libero
Ieri, lunedì 18 luglio, si sono tenuti gli interrogatori di garanzia degli indagati ristretti in carcere dopo il blitz del 14 luglio, che ha inferto un duro colpo al clan Romano-Coffa di Brindisi (considerato una frangia della Sacra Corona). Oggi, martedì 19 luglio, davanti al gip del Tribunale di Lecce, Laura Liguori, sono comparsi gli indagati ai domiciliari. Hanno provato a chiarire la propria posizione. Nyuma Clarissa Lazzaro (22 anni, di Brindisi), difesa dall'avvocato Daniela D'Amuri, ha risposto, ha chiarito le vicende in cui è coinvolta e ha negato gli addebiti. Per il giudice la giovane può uscire al mattino e al pomeriggio, in quanto madre di famiglia. Salvatore Antonio Del Monte (29 anni, di Brindisi), difeso da Laura Beltrami, ha risposto anche lui alle domande, chiarendo la propria posizione.
Anche Giovanni Quinto (23 anni, di Brindisi), difeso dall'avvocato Giacomo Serio, ha chiarito la propria posizione. Il giudice, su istanza del legale, gli ha revocato i domiciliari e così l'indagato è tornato libero. Quintino Trane (64 anni, di Brindisi) e Luca Trane (40 anni, di Brindisi) sono difesi dall'avvocato Cinzia Cavallo. Hanno risposto alle domande del gip e hanno negato gli addebiti. E' comparso davanti al gip anche Pietro Parisi (48 anni, di Brindisi). Sono ristretti invece in carcere: Gianluca Volpe (25 anni, di Brindisi); Vito Carbone (52 anni, di Brindisi); Morris Cervellera (45 anni, di Brindisi); Sergio Guarnaccia (45 anni, di Brindisi); Nicolò Iaia (24 anni, di Brindisi); Alessio Romano (37 anni, di Brindisi). I sei sono stati ascoltati ieri sempre dal gip Laura Liguori.
L'attività di indagine portata avanti dai poliziotti della Squadra mobile, diretta dal vice questore Rita Sverdigliozzi, ha svelato una presunta e capillare rete di spaccio nella città di Brindisi, rete che sarebbe stata gestita proprio da esponenti del clan Romano-Coffa. Ma sotto la lente degli investigatori non c'è stata solo la droga: altra attività del presunto sodalizio, per gli inquirenti, è il ramo estorsioni e vessazioni, nei confronti di commercianti locali. Ci sarebbero altri episodi delittuosi, come si evince da un comunicato diramato dalla Questura: "L'inclinazione alla violenza dei componenti il gruppo criminale sarebbe stata altresì riscontrata in più episodi durante i quali sarebbero stati anche esplosi colpi di arma da fuoco, verificatisi al quartiere Paradiso e finalizzati ad affermare il controllo del territorio".