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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Spaccio porta a porta a Sant'Elia: oggi le condanne per la banda

BRINDISI - Condanne per tredici anni. Giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Licci a carico dei quattro imputati accusati di spaccio a domicilio del quartiere Sant’Elia che avevano chiesto di essere giudicati col rito abbreviato, si tratta del 36enne Gianluca Tanzarella, condannato a cinque anni e al pagamento di 19mila euro di multa; Michele Baglivo, 23 anni, condannato a dieci mesi di reclusione e al pagamento di una multa pari a 2mila euro; del 26enne Francesco Primiceri, condannato a due anni e a mille euro di multa. La pena più severa è stata inflitta al 42enne Maurizio Baglivo (zio di Michele), pena fissata a cinque anni e sei mesi di reclusione e al pagamento di una multa pari a 20.600 euro.

BRINDISI - Condanne per tredici anni. Giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Licci a carico dei quattro imputati accusati di spaccio a domicilio del quartiere Sant’Elia che avevano chiesto di essere giudicati col rito abbreviato, si tratta del 36enne Gianluca Tanzarella, condannato a cinque anni e al pagamento di 19mila euro di multa; Michele Baglivo, 23 anni, condannato a dieci mesi di reclusione e al pagamento di una multa pari a 2mila euro; del 26enne Francesco Primiceri, condannato a due anni e a mille euro di multa. La pena più severa è stata inflitta al 42enne Maurizio Baglivo (zio di Michele), pena fissata a cinque anni e sei mesi di reclusione e al pagamento di una multa pari a 20.600 euro.

Secondo l’accusa che portò all’arresto dei presunti spacciatori, su indagini della Squadra mobile di Brindisi, la fitta rete di utenti poteva contare sul servizio privilegiato offerto dalla rete di pusher, che non si sottraevano alle consegne a domicilio. Come nel caso in cui una signora iscritta nel registro degli indagati, per quanto non raggiunta da provvedimento di custodia cautelare, chiamando Maurizio Baglivo commissiona: “Mi devi portare sei pacchi di sigarette”. Tabagista incallita? Può darsi.

Secondo gli investigatori e il pm Luca Bucchieri, le cose stavano altrimenti: “Sì, sei pacchetti – risponde Baglivo – . E dove te li devo portare?”. “Ehi, vieni di casa allora”, risponde la donna, che sottolinea: “Sono andata a comperare il quaderno a… ma vuole pure sei pacchetti di sigarette”. Le ipotesi sono due: o il destinatario del servizio è uno scolaro col vizio cronico del fumo, oppure il lessico criptato nasconde tutt’altre storie.

Sigarette. Figlio piccolo e/o grande. Amico. Persone. Birretta. Aperitivo. Macchina. Latta d’olio per la macchina. Bottiglie di olio. Cd. I nomi in codice per eroina, cocaina e hascisc erano questi, usati con prudenza dagli indagati per depistare il temuto ascolto di orecchie indiscrete. Potevano essere intercettati e lo sapevano, dando fondo ciascuno alla propria fantasia per mascherare l’oggetto dei commerci, quello vero. Ma la cautela si è rivelata infine tutt’altro che sufficiente. Sono tanti, e tutti clamorosamente coincidenti, gli episodi in cui le conversazioni dall’apparenza innocente culminano in incontri destinati a scambi non di “figli”, “cd” o “birra”. Ma di sostanza stupefacenti puntualmente finite sotto sequestro da parte degli inquirenti.

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